Craxi nella tana del pci di Ezio Mauro

Crcqd nella tana del pei ELEZIONI 1983 In viaggio con i leader fra la gente Crcqd nella tana del pei Il segretario socialista alia conquista delle piazze di Ferrara e di Ravenna - «Perché continuiamo a restare sotto la media nazionale in Emilia?» - Gli risponde un «fedelissimo»: «Caro Bettino, noi qui siamo come in terra straniera, il pei ti segue dalla culla alla tomba, ecco perché non li smuovi col voto» - «In Romagna c'è poi un pri fortissimo che arriva al 2l%» DAL NOSTRO INVIATO RAVENNA — .Dov'è Pedro?». E dove volete che sia: pronto e puntuale, come sempre quando Bettino Craxi mette piede in EmUia, lui è 11 che aspetta, e adesso fa un passo avanti. Pedrazzoli Paolo, ma tutti lo chiamano «Pedro» da sempre, .qui hanno il vizio di giocare con i nomi, a me è andata bene, pensi che un deputato comunista lo chiamano Bokassa*. Dunque ecco Pedro davanti a Bettino, come ai tempi dell'«Unuri», della politica universitaria, delle vecchie battaglie autonomiste di minoranza. Si guardano un attimo, poi Craxi lo tira in disparte, e fa: .Dal Pedro, dimmi la verità: questa volta, come andiamo?". .Meglio, lo vedrai anche tu girando un po! Recuperiamo e rosicchiamo. Ma ricordati che qui cambiare le cose è difficile, noi slamo come in terra straniera. Questa è sempre l'Emilia, e l'Emilia è testarda». Andiamo un po' a scoprirla da vicino, questa Emilia elettorale, osservata dietro le lenti da miope di Bettino Craxi. E' appena sceso dall'aereo, un «HSI25» a sette posti, che lo sposta di qua e di la per l'Italia, e prima di salire in macchina per correre a Ferrara, guarda l'orologio. Sono le cinque: Craxi ha due comìzi l'uno dietro l'altro, una telefonata da fare all'«Avanti!», la federazione di Ravenna piena di gente che'aspetta, un maresciallo e un brigadiere del sindacato di polizia che oggi si sono messi in borghese e vogliono parlargli ad ogni costo, una cena con i compagni già programmata, dieci domande in tasca per un'intervista cui deve rispondere per scritto, e alla fine di tutto anche un mezzo appuntamento con un fanatico garibaldino come lui. che ha la casa piena di cimeli del generale, vuole farglieli vedere, ha già detto che lo aspetterà anche fino alle due di notte. Cosi si parte. «Pedro» davanti a fare il pesce pilota, o dietro a funzionare da scorta, o comunque da qualche parte, perché ogni volta che Craxi lo chiamerà, oggi, lui salterà fuori indaffarato. E in macchina, c'è Roberto Masellani, presidente dell'azienda Gas e Acqua, che guida, e il segreta rio del psi di Ferrara, Marino Campi, seduto proprio dietro Bettino, pronto a spiegargli cosa succederà in Emilia il 26 giugno. Craxi non lo dice, ma questa Emilia che si vede dal finestrini lo incuriosisce e lo tormenta un po'. •Devi spiegarmi una cosa — dice al segretario di Ferrara —: qui la gente è politicizzata, segue, legge, s'Informa. Com'è allora che il voto non cambia mal? E noi, perché continuiamo a restare sotto la media nazionale, in Emilia?.. .Molto semplice — risponde Campi —. Qui i comunisti ti seguono dalla culla alla tomba, fanno parte della famiglia, non ti mollano, se vuol qualsiasi cosa devi passare attraverso loro. Ecco perché poi con il voto non li smuovi. Ci vogliono le bombe, o le cannonate». Bettino sta zitto per qualche chilometro, poi si volta: .E la de?». .La de si tiene i voti dei contadini, e in più adesso cerca quelli dei padroni — dice Masellani. Poi indica col dito una fabbrica sulla sinistra della strada —: guarda II, è l'azienda di Mario Possati, un industriale dell'elettronica, che si è battuto su De Mita, come Marino Gollnellt, come altri. Erano dorotel, sono diventati tutti demiUani. E Andreatta gongola, va In giro a battere la grancassa antisocialista, dice che noi siamo un,elemento di destabilizzazione». Craxi registra in silenzio Più che discutere, durante i viaggi tra un comizio e l'altro Indaga, cerca, interroga, ascolta, e soprattutto annusa l'aria per capire come sta il partito. A Ferrara parla a una piazza piena, a braccio, attaccando Longo, criticando De Mita, rispondendo no a Berlinguer, mentre sotto il palco' c'è la banda del jazz pronta a ricominciare, con l clarini e i sax in mano. Poi si riparte, verso Ravenna, dove si vota anche per le amministrative. Questa volta, In macchina con Bettino c'è 11 giovane segretario provinciale, Beppe Rossi, e c'è anche l'avvocato Renzo Santini, vestito di blu, come si addice a un capolista. Craxi non perde tempo: «Com'è possibile che a Ferrara slamo fermi al 7per cento? C'è qualcosa che non funziona: cos'è?». .Andremo avanti, vedrai — promette Rossi —, il partito è in recupero. Ma qui, è più dura che nelle altre province emiliane. Non c'è soltanto un pel al 48 per cento, c'è anche un pri fortissimo, anomalo, al 21 per cento. Hanno In mano tutto loro: il sin- dacato o è Cgll-pci o è Uil-pri, la cooperazione o è comunista o è repubblicana, il tempo libero o è organizzato dall'Arci o dall'Endas. Noi siamo ospiti dappertutto. Insomma viviamo in trincea». .E qualche anno fa, non c'era nemmeno la trincea — aggiunge Santini —. La scissione del pstup ci aveva portato via tutto, eravamp rimasti senza quadri nel sindacato, senza funzionari nelle cooperative, sema dirigenti nel partito, persino senza dattilografe: si è dovuto ricostruire ogni cosa da zero. Insomma, quella dove vai a parlare stasera, Bettino, non è una piazza facile». E alla piazza del Popolo di Ravenna, Craxi non. dedica una replica del discorso di Ferrara, ma lo smonta e lo rimonta seguendo un percorso diverso. I pezzi ci sono sempre tutti, dalla mafia alla droga, ai missili, all'occupazione giovanile, all'astensionismo, a Longo, De Mita, Berlinguer, ai vescovi e al terrorismo. Ma l'Impianto è cambiato, la critica al pei si fa più dura, c'è la rinuncia alle battute, sostituite dal tentativo di smuovere la piazza piena di gente, con vecchi e giovani appoggiati alle biciclette per tutto il tempo del comizio; pronti poi a correre dietro il palco, alla fine, per vedere da vicino un segretario di partito fuori dal palazzo, sudato e rinchiuso dentro uno strano giubbotto -camicione, per una sera dal vivo, dopo mesi e anni di Im¬ magini tivù e fotografie sui giornali. Adesso è mezzanotte e si va a cena, In un ristorante fuori città, ormai aperto solo per questo lungo tavolo con Craxi 11 gruppo dirigente di Ravenna, tutto o quasi sotto 1 quarantanni. E' tardi, e bisogna tagliare 11 programma. Salta il pellegrinaggio garibaldino, sarà per un'altra volta. Nella macchina che va verso l'albergo, di notte, l'autista per guadagnare tempo fa sentire a Craxi un nastro che hanno spedito su da Eboli, con la registrazione di un •Inno al garofano». Cosa bisogna farne? .Mandatelo al festival dell' "Avanti" — dice Bettino —. Prima dei comizi, io voglio "Viva l'Italia" di De Gregari, oppure il "Nabucco", ntent'altro». E Pedrazzoli? E' qui In macchina, e aspettava il momento giusto: tira fuori da una cartella 22 vecchie lettere di Craxi all'epoca dell'«Unurl», e cosi un'altra mezz'ora se ne va a ricordare 1 nomi, 1 posti, le tappe della «cospirazione» autonomista. Uno chiede: rimpianti? .Ma no, c'è ancora troppo da fare — dice "Pedro" —. Per andare avanti, i voti in più non dobbiamo mica prenderli a Milano, dove siamo già al top, ma qui in Emilia, terra depressa del socialismo. Però ogni tanto è giusto ricordare da dove siamo partiti. Ci pensi mai, Bettino? Dio mio, che rincorsa lunga...». Ezio Mauro