Mubarak propone a Belgrado una conferenza di capi di Stato di Mimmo Candito

Mubarak propone a Belgrado una conferenza di capi di Stato Un leader dei «non allineati» alla riunione delFUnctad Mubarak propone a Belgrado una conferenza di capi di Stato Attenta la regia per dare al vertice una pubblicità che regga il confronto con «quello ; di WUliamsburg» - Si lavora alla dichiarazione finale - D buonsenso di Indirà DAL NOSTRO INVIATO BELGRADO — Un vertice periodico tra f copi di Stato di tutto il mondo, un incontro tra quanti hanno in mano le sorti dell'umanità, ricchi e poveri, bianchi, neri e gialli: è quanto ieri ha chiesto dalla tribuna dellVnctoA, riprendendo e rafforzando il vertice di Nuova Delhi, un altro dei grandi leader del movimento dei non allineati, l'egiziano Mubarak, erede del ruolo che Nasser ebbe all'inizio degli Anni Sessanta. A Belgrado il Terzo- Mondo appare impegnato al massimo a ottenere il risultato che 'risponda in qualche modo atta drammaticità della sua crisi, con i 500 milioni di disoccupati, i 500 milioni di sema-tetto, i redditi della miseria, la fame endemica, la siccità senea stagioni, i bimbi senza speranza di vita. E' un impegno che vuole profittare di questa conferenza per servirsi dei mass media come pressione verso «quelli di Williamsburg», e dosa le apparizioni alla ribalta con una calcolata strategia dello spettacolo: prima Perez de Cuéllar, che è segretario dell'Onu ma anzitutto è un peruviano, poi Bignone a nome di 125 Paesi sottosviluppati, quindi la Gandhi con il fascino straordinario della sua leadership storica,, ora Mubarak e il fantasma protettore di Nasser. Quésta è ormai l'altra Williamsburg, quella dei Paesi poveri. Ma quale risposta le da il mondo del potenti? Leggiamo il lungo elenco di nomi dove sono 'raccolte le liste dei due o tremila delegati, è una rivelazione imbarazzante. Prendiamo alla lettera «17» la lista degli Usa e dell'Urss, poi la Cee, poi la Gran Bretagna, poi il Canada, l'Italia, e via •via tutti i Paesi che contano dove si decidono le sortì del mondo: il confronto è terrìbile. LA c'è la Gandhi, Mubarak, il mandato planetario di Bignone, qui c'è il signor Streeb, lì c'è il ministro americano, il signor Mamhulo, viceministro russo, il signor Williams, viceministro inglese, il signor Lambsdorff, un ministro dell'Economia, per l'intera Comunità europea. Il primo mondo ha già dato una risposta, dunque. E basta poi chiacchierare con i delegati dei grandi Paesi, nei lunghi corridoi del Sava Centar, invasi da ragazze sorridenti, per sentire subito gli umori un po' scettici, la diffidenza scarsamente mascherata, il distacco, la cautela, con cui si analizza il problema di fondo. Non crediamo di rivelare un segreto troppo riservato se anticipiamo che si sta lavorando a preparare una «Dichiarazione di Belgrado», un documento nel quale tentare di far convivere in qualche modo le resistenze e . le perplessità del mondo industrializzato con le correzioni e i cambiamenti per cui si battono i Paesi poveri. In realtà il primo mondo, che qui ha voluto mandare figure politiche di poco rilievo internazionale, si mostra poi impegnato al massimo livello nella rappresentanza dei propri interessi materiali, le istituzioni cioè dove si decidono le politiche economiche che reggono il corso del sistema della "produzione e degli scambi. Ecco cosi che accanto agli illustri sconosciuti mandati a parlare in nome dei governi si trovano poi il direttore del Fondo Monetario De La rasiere, il presidente della Banca Mondiale Clausen, il direttore generale del Gatt, Dunkel. Ci sarebbe da chiedersi se il diverso livello di sviluppo comporta che, mentre per gli uni la politica appare ancora come una categoria universale, per gli altri (cioè per il nostro mondo industrializzato), l'articolazione sofisticata dei sistemi consente rappresentatività plii delegate, con competenze tecniche esclusive. A una domanda che le abbiamo posto ieri sera proprio su questa dualità, la signora Gandhi ci ha risposto sorridendo: «Quella che conta é la volontà politica. Il problema reale è di decidere se i nostri due mondi hanno interessi contraddittori, oppure se viviamo in un pianeta troppo piccolo per permetterci di dimenticare che 11 bene comune è un Interesse indivisibile e Interdipendente». XI buonsenso della signora Gandhi non ignora che le differenze politiche e l contrasti di interesse ci sono, e sono molto forti: non solo tra i due mondi, ma anche all'interno delle società industrializzate. L'apparente unanimità di Williamsburg ha lasciato aperte divergenze che qui si ritrovano subito (per esempio, le valutazioni diverse tra il Fondo Monetario, il Gatt e la Banca Mondiale); come subito si ritrova nei vecchi formulari la polemica anticapitalista del viceministro Mamhulo. L'Unctad è un teatro dove tutti recitano ruoli assegnati altrove, ci sono guitti e primi attori e c'è il pubblico. Che ha ancora la fame antica del sottosviluppo, ma forse ha perso nell'attesa il sogno dì fare la storia. Mimmo Candito

Luoghi citati: Belgrado, Canada, Gran Bretagna, Italia, Nuova Delhi, Urss, Usa