Potere e volere

Potere e volere Nella crisi italiana Potere e volere Si dice solitamente che gli uomini della finanza, dell'industria, in generale dell'economia, siano degli e oggetti vis ti >>, con la mente legata ai fatti concreti, alle cifre, ai dati quantitativi, quasi ostili per mentalità intrìnseca al «soggettivismo», al «volontarismo». Si pensa, in particolare, che essi chiedano alla politica in ogni caso di essere lasciati in pace, a lavorare. Ebbene, se mai ve ne fosse stato bisogno, il governatore della Banca d'Italia, Ciampi, verso la fine della sua relazione sullo stato dell'economia italiana, in un passo di accorata preoccupazione ha messo per contro in piena luce come in un Paese industriale moderno non vi sia solido avvenire possibile per l'economia se la politica abdica di fronte ai propri compiti decisionali. Ecco il passo, che merita di essere riportato: «La società italiana deve scegliere: ristabilire il dominio della ragione nel ^processo di riequilibrio dell'economia, facendosi artefice del proprio risanamento, o continuare a subire i costi crescenti di un aggiustamento operato nei \fatti attraverso distribuzioni inique di ricchezza e sprechi di risórse. Non si danno vie intermedie. Occorrono atti di volontà». «Atti di volontà». Ecco qui svelata d'un colpo l'essenza della crisi politica italiana nel suo insieme: mentre occorrono atti di volontà, tutto il nostro sistema ha retto ormai da tempo e regge attualmente su regole e comportamenti il cui invariabile risultato e l'impossibilità organica di produrre decisioni e sforzi coordinati e coerenti Naturalmente, il governatore Ciampi non indica chi debba essere chiamato ad esprimere atti di volontà, poiché ciò non rientra nelle sue funzioni. Ma egli dice chiaramente e giustamente che la non volontà è di per sé il peggio. Tutti i maggiori Paesi dell'Occidente si trovano in una condizione di crisi economica, ma nessuno di essi assomma alla crisi economica l'inefficacia politica, come invece da noi. Tutu' hanno prodotto governi in grado di operare delle scelte, di prendere delle decisioni, di attuarle secondo certe linee. E' dal confronto con gli altri Paesi che emerge il cattivo e persino pessimo funzionamento della nostra democrazia. Il sistema politico moltìplica i poteri particolari dei partiti e delle loro estese, multiformi appendici, ma soffoca l'emergere di un autorevole potere centrale; sicché i nostri governi sono di per sé incapaci di «atti di volontà» Massimo L. Salvador! (Continua a pagina 2 In sesta colonna)

Persone citate: Ciampi, L. Salvador