Cavalli di Messina a Parigi

Cavalli di Messina a Parisi L'UNESCO OSPITA 50 ANNI DI SCULTURA Cavalli di Messina a Parisi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Francesco Messina è approdato con una grande mostra a Parigi nella sede dell'Une sco, dove è esposta una vasta antologia della sua opera: mezzo secolo di scultura dal 1929 al 1982 dalle prime «teste* della fine degli Anni Venti fino ai bronzi più recenti, alle piccole e leggiadre figurette femminili, Medea, Irina. Ma l'esposizione è suggellata dalla sua ultima scultura, la splendida Beatrice, che a ottantatré anni l'artista siciliano ha appena.creato nel suo atelier milanese, installato nell'ex chiesa di S. Sisto, da lui stesso risistemata. Come in anni ormai lontani scrisse un suo ammiratore di genio, Jfan Cocteau, sarebbe «un insulto» ripercorrere oggi nei dettagli biografici la vita di questo scultore le cui opere sono apprezzate, accolte e ricercate in tutto il mondo da musei e collezionisti privati. Basterà ricordare sommariamente per gli ultimi anni la duplice esposizione che gli,' hanno riservato nel 78 il museo Puskin di Mosca e l'Ermitage di Leningrado, la mostra dell'anno successivo alla pinacoteca di Monaco di Baviera, e ancora la sala che gli è riservata dall'anno scorso alla galleria d'arte moderna di Monaco, senza contare tutte le altre esposizioni nei musei d'America e d'Europa che costellano ormai mezzo secolo di ininterrotta attività dt questo siciliano modesto e arguto trapiantato a Milano da cinquantanni. A Parigi, dunque, nella prestigiosa cornice : dell'Unesco, Messina è arrivato seguito dal drappello dei suol splendidi «cavalli» (criniera al vento, narici frementi, garretti scattanti nel salto), accompagnato dalla schiera delle sue ballerine, aeree nel movimenti, dai suoi celebri nudi femminir li, piccoli bronzi pieni di grazia e bellezza. In questo ampio campionario della sua opera non poteva poi mancare la serie dei grandi ritratti, del ■bronzi in grandezza naturale che ritraggono personaggi a lui vicini, come Quasimodo, Marussig, Massimo Lei) e Lucio Fontana. Peccato che non sia felice l'illuminazione della saletta'che accoglie «teste* e «cavalli*, sprecandone così alcuni del loro tratti essenziali, non più percepibili. Anche Messina sen'è accorto, esen'è rammaricato, pudicamente come sempre. Infine, si può ricordare, in questa 'schematica panoramica, anche qualche esemplare ielle statue acefale, di quei torsi femminili o di ragazzo che irresistibilmente richiamano alla memoria-le opere del classicismo. I critici d'arte rilevano infatti, a proposito delle sculture di Messina, «le allusioni al ritratto romano», colgono riferimenti all'arte egiziana e ellenistica, identificano la sua congiunzione al primo Rinasciménto. Lo collegano in certi casi al Verrocchio, in altri a Donatello (come nel rigore verista della testa di Quasimodo), e poi a Rodin e finanche a Maillol. Ma questo cammino artisti¬ co così sinuoso finisce per non identificarsi totalmente con nessuno dt questi stilt, l'opera di Messina rimane autonoma, «non un compromesso ma un vigoroso e luminoso mélange di possibilità della scultura, una sintési perfettamente dominata da alternative tecniche differenti», spiegano i critici: E la suggestione di questo «realismo irreale» come scriveva Cocteau, la bellezza naturale e irradiante delle sue sculture le coglie agevolmente anche il comune visitatore. p. pat.