Piemonte mai cosi in difficoltà «Soluzioni? Sono ferme a Roma»

Piemonte mai cosi in difficoltà «Soluzioni? Sono ferme a Roma» ELEZIONI 1983 Molte speranze legate alle urne Piemonte mai cosi in difficoltà «Soluzioni? Sono ferme a Roma» La popolazione è diminuita (persi un senatore e due deputati), l'industria è in crisi, lo scandalo delle tangenti ha paralizzato Regione e Comune - Non mancano sintomi di vitalità e di ottimismo, ma la regione non sembra più in grado di risollevarsi da sola TORINO — I pessimisti vedono il Piemonte come 11 carro di un accelerato che arranca dopo aver perduto il ruolo di motrice del convoglio Italia. Gli ottimisti sostengono che dietro le quinte ci sono energie sufficienti per far decollare la regione: a patto che il potere politico centrale metta a punto gli strumenti necessari. Malato immaginario che sia o paziente dalla salute fragile, il Piemonte è comunque un «caso» per la prima volta di difficile interpretazione, attraversato com'è dal groviglio di crisi che si sono sovrapposte in poco tempo. Crisi demografica, per cominciare, che ha abbassato il quorum con cui si calcola il numero dei parlamentari da eleggere: risultato, due ono revoli in meno e un senatore perduto. Dall'ultima consultazione elettorale (ossia in quattro anni) la popolazione è passata da 4.538.020 unità a 4,447.362: quasi centomila persone se ne sono andate, metà da Torino e metà dalle province. Il Piemonte dunque come stazione di partenza, anziché d'arrivo. Dal '79 altre cose sono cambiate. Allora la grande industria assumeva, ora espelle migliaia di occupati; il sindacato, allora forte e compatto, è rimasto spiazzato dalla lunga vertenza Fiat e dalla marcia dei capi; si va alle urne senza governo alla Regione e con una giunta monocolore a Torino, segno evidente della crisi che attanaglia i partiti della sinistra nonostante l'irresistibile ascesa al potere locale nel '75 ribadita con le amministrative dell'80. Molte industrie dell'indotto legato all'automobile sono crollate, altre hanno chiuso o stanno chiudendo: anche là felice oafi 'cuneese cò'mtricìà'à.'.1scricchiolare sotto il peso, della, ri-, strutturazione, ja\;ylata_ .'gfsUla Michelin. E per ' finire, lo scandalo delle tangenti che ha ferito l'opinione pubblica e intaccato la credibilità dei tre maggiori partiti (de, psi, pel). Tuttavia dal complesso sce nario vien fuori una vena di ottimismo che attraversa, pur tra mille cautele, politici e imprenditori, sindacati e operatori economici. E' diffusa la convinzione che si sta voltan do pagina e che dietro l'angolo non c'è la notte. Dice Athos Guasso segreta- rcldzpnc r a - rio regionale del pei: "Preoccupazioni? Certo, parecchie: lo svuotamento industriale del Novarese, la cassa integrazione massiccia della Fiat, tanto per fare qualcìie esempio. Però guardare indietro non serve a nulla. Sappiamo che la Fiat pur restando un importante punto di riferimento non sarà come prima: allora prendiamo atto della realtà e vediamo cosa c'è di nuovo. C'è un'industria che punta sulle tecnologie avanzate, ci sono le premesse per lo sviluppo del terziario, ci sono settori agroindustriali da potenziare. Conta trovare gli strumenti per coordinare le energie, strumenti politici beninteso. Bisogna intanto clic i governi locali tornino a fun zionare e che la Regione possa disporre di deleghe ampie. Cosa manca? Una struttura che renda agile il commercio con l'estero, una politica industriale seria, un discorso altrettanto serio sulla formazio ne professionale». Giorgio Frignani presidente degli industriali piemontesi: «Non.esiste,Mn caso Pie-. monte, semmai un caso Italia Lo sviluppo detia Regione è, strettamente legato alla capar cita di un governo in grado di governare, di una classe politica che abbia il coraggio di bloccare l'inflazione magari con misure impopolari. Il Piemonte? Non dimentichiamo che nonostante tutto è la regione più industrializzata d'Italia. La disoccupazione? Sa rebbe più contenuta se le at tuall leggi del mercato del la voro non avessero frenato le assunzioni, se fosse stato possibile attuare una mobilità meno ingabbiata. Bisognerà pzspnr puntare presto sulla formazione professionale: l'industria apre strade nuove a chi possiede professionalità nuova». Corrado Ferro, segretario regionale della UH: "La crisi 'è e sconcerta constatare coinè i nostri guai lasciano quasi indifferente il governo centrale e i partiti locali che per diatribe interne non riescono a ricostituire le giunte. A Roma si continua a pensare che Torino non essendo Napoli ha risorse sufficienti per autogestirsi. Diciamo la verità: il Piemonte non è più in grado di affrontare da solo i suoi problemi. Da qui la necessità di essere rappresentato non da parlamentari "importati né da funzionari di segreterie ma da persone che sanno farsi ascoltare dando le indicazioni giuste per risolvere i problemi urgenti. Errori ne sono stati fatti troppi. Un esempio di cui un po' tutti siamo responsabi e — l n o o li: si è affrontato il caso Indesit con la cassa integrazione che è costata 15 miliardi quando ne bastavano 16 per raddrizzare il settore». Giuliano Amato, commissario del psi, è convinto della centralità del Piemonte: «E' sempre il laboratorio dal quale partono i segnali delle grandi svolte nazionali. Un dato positivo? Quattro anni fa si andava alle urne con l'incubo del terrorismo, oggi proprio a Torino capi e gregari delle Br e di PI sono sotto processo. Ci sono obiettive difficoltà economicfie e timori die il tessuto sociale possa disgregarsi ma è altrettanto vero che non mancano sintomi di vitalità. Occorre puntare sulle realtà nuove con spirito e idee diverse. Dobbiamo ancora difendere l'inamovibilità dal posto di lavoro? Siamo sicuri che le attività oggi definite precarie lo siano domani? Non stanno forse nascendo, magari in modo confuso, professionalità mai immaginate prima? C'è in Piemonte una cultura dell'organizzazione che cambia le caratteristiclie dello sviluppo. Certo, ci si dovrà prima o poi convincere che mercato e imprenditorialità non vogliono dire soltanto padronato. La gente infine cresce a dispetto dei cattivi politici, sa die questo non è un Paese di straccioni, ma un Paese che ha bisogno di buone leggi, di un sistema efficiente. La società è più avanti dei politici: non è casuale che tra tanti argomenti trattati in una campagna po litica il tema della riforma istituzionale riscuote il maggior consenso». ' Il segretario regionale della de, Giuseppe Giordana: «SI, queste elezioni devono esprimere parlamentari disponibili dotati di fantasia. Jn Piemonte è entrata in crisi l'economia parassitaria, iwr. quella produttiva. Oggi è necessario agganciare l'economia che produce alle aree europee. La nostra regione ha le carte in regola per fare da ponte tra economia nazionale e Paesi avanzati. L'effetto tangenti? In periferia non avrà conseguenze perché l'elettorato sa distinguere tra persone e partiti. Del resto la de ha dimostrato, a parte qualche difficoltà a Cuneo e a Novara, che non le manca il coraggio di rinnovarsi». Pier Paolo Benedetto nsqdz Camera PIEMONTE REG.'80 POLtTlCHE '79 POLITICHE 76 % VOTI % SEGGI VOTI % SEGGI DC 32,4 1.045.017 33,9 19 1.126.181 35.5 19 PCI 31,6 942.211 30,6 17 1.117.421 35,3 18 PSI 14,2 318.122 10,4 5 316.198 9,9 4 PSDI 5,9 155.978 5,0 3 148.426 4,6 1 PRI 3.3 128.283 4,2 3 123.990 3.9 1 PLI 5,9 140.299 4,5 3 94.484 2,9 1 PR — 141.814 4,6 2 59.346 1,8 — DP 1,0 29.114") 0,9 - _ PDUP 1,0 51.265 1.7 1 MSI 4,0 110.770 3,6 1 117.767 3,7 1 Allrl 0,7 20.927 0,6 — 1979 0,6 — (1)NSU

Persone citate: Athos Guasso, Camera Piemonte, Corrado Ferro, Giorgio Frignani, Giuliano Amato, Giuseppe Giordana, Pier Paolo Benedetto