Il mondo povero confessa miseria di Mimmo Candito

Il mondo povero confessa miseria Alla conferenza Unctad di Belgrado un disperato appello ai Paesi industrializzati Il mondo povero confessa miseria L'intervento del presidente argentino Big-none, nel cui Paese è stata elaborata la piattaforma - «Ciò che importa è riconoscere la gravità della crisi e agire di conseguenza» - Servono fra 130 mila e 220 mila miliardi per 125 Paesi - Per l'Occidente ha risposto il tedesco Lambsdorff: concessioni formali, ma rigidità di fondo DAL NOSTRO INVIATO BELGRADO — Con la mano tesa di chi chiede, il mondo del poveri ieri ha parlato dei potenti della Terra. Gli anni del terzomondismo orgoglioso e aggressivo sono apparsi subito lontani, cancellati dalla gravità, della crisi che stringe i sistemi economici. Quella di ieri, seconda giornata dell'Unctad, era una. voce senza più rabbia, la voce di chi ha perso le illusioni dello scontro tra l popoli nuovi e la forza delie vecchie società. La conferenza dell'Onu ne ha salutato la drammatica confessione con uh lunghissimo applauso, che nella sua insistenza sapeva anche di chiudere un'epoca. n messaggio è stato letto da Blgnone, presidente argentino, venuto quaggiù su delega dei 125 Paesi del Terzo Mondo che, tre mesi la. si erano riuniti a Buenos Aires per concordare la loro richiesta di aluto. Che debba essere stata proprio la voce di Bignone a parlare in nome dei popoli che più soffrono è solo uno dei paradossi della storia, costretta a inscatolare nel Sud della geografia politica governi, regimi e Paesi senz'altro dato comune che la loro appartenenza a un mondo nel quale lo sviluppo è un futuro difficile. L'Argentina non ha molto - da spartire con la fame noma¬ de del Sahel o le pance gonfie dei bimbi di Calcutta; la stessa guerra delle Malvinas ha mostrato quanto stretta e imbarazzante appaia ogni ricerca di Identità tra il Sud e il Terzo Mondo, Ma anche nella, genericità ambigua di questa catalogazione, l'assemblea dell'Unctad ieri non ha avuto incertezze a cogliere il senso di quel messaggio e la natura, i bisogni, la disperazione dei miliardi di persone alle sue spalle. A nome del mondo dei po- veri. Bignone lancia un appello per il dialogo e la consultazione: «L'economia mondiale è malata, ciò che ora importa è riconoscere la gravità della crisi e agire di conseguenza. Dobbiamo avere la capacità di concordare un modo nuovo di stare tutti insieme per prevenire il fallimento di questa impresa comune al sistema delle relazioni e degli scambi internazionali-. Bignone parlava a quelli dì Willlamsburg. :onsapevole — diceva — delle profonde differenze che nonostante tutto restano é pesano sulle scelte strategiche cui 11 chiamava: «E' una sfida all'immaginazione e alla volontà politica: rinviare è impossibile, il tempo per decidere è qui e ora-. Bignone è un generale che si porta dietro la retorica delle caserme e la sua genealogia di immigrato. Ma le cose che andava dicendo avevano concretezza di analisi e di ricerca, perché la cosiddetta «Piattaforma di Buenos Aires» è un serio documento di economia politica che individua nella situazione attuale «qualcosa di simile a un nonsistema», e domanda «un nuovo multllateralismo, atto a superare le regole concordate per un'era ormai superata-. Sulla base di «un approccio fondato su una concertazione sistematica delle politiche del vari Paesi», la Piattaforma Ìndica misure specifiche in tre campi: le materie prime, il commerciò, i' rapporti economici e finanziari. E' difficile sapere se sia 11 caso a decidere l'agenda degli Interventi, o se piuttosto la controlli una regia sapiente; ma alle domande poste dai Paesi del Terzo Mondo, ieri la tribuna dell'Unctad ha dato subito una risposta, con l'intervento del ministro dell'Economia tedesco, Otto Lambsdorff, portavoce qui a Belgrado della Comunità Europea. E' stato un colpo di teatro magnifico, che ha rivelato un copione dove non pare vi sia gran spazio per eccessive speranze. Lambsdorff ha svolto il suo compito con quello che ormai si può definire lo spirito di Willlamsburg, fatto di un'apparenza di concessioni e di una sostanza di rigidità. «Ripresa economica e sviluppo vanno di pari passo, sono interdipendenti-. ha esordito; e l'affermazione ripeteva di fatto il tema al quale l'Unctad sta legando la sua nuova storia. Ma dopo ha ricordato come la volontà di risultati comuni non possa nascondere che differenze anche profonde dividono 1 Paesi della Piattaforma di Buenos Aires dal resto dei Paesi industrializzati. E ne ha esposto 1 caratteri, punto per punte. Materie prime: impegno per attivare 11 Pondo comune, ma rifiuto di accordi provvisori sulla stabilità dei prezzi. Commercio: condanna del protezionismo che limita la circolazione dei beni, però 11 Gatt si è mostrato uno strumento ideale e non lo si cambia. Problemi monetari e finanziari: un flusso maggiore di capitali va diretto verso i Paesi Indebitati, ma 1 loro problemi non nascono solo da una mancanza di fondi e non si può perciò accettare di trasformare le Istituzioni Internazionali che guidano oggi il mercato della moneta. Mutato lo scenario che dominava le conferenze dell'Unctad, anche 1 contrasti e le diversità si fanno ora più sfumati. Tutti parlano di cooperazlone, 11 mese preventivato di lavori lascia anche pensare che un ammorbidimento alla fine sarà trovato; ma, come diceva l'altro ieri il delegato americano Streeb, «dietro le parole c'è comunque una realtà che rèsta e non si può cambiare.. Ed è la realtà della politica reaganiana, che trascina li mondo Industrializzato a credere prima nella ripresa e poi nel dialogo con il Terzo Mondo. Il dialogo non c'è ancora, 1 due mondi in realtà parlano senza ascoltarsi. Il tempo per non disperare c'è, ma intanto 11 segretario dell'Unctad ha dato anche una concretezza di cifre all'aiuto che 1 Paesi poveri chiedono al mondo ricco: sono da 85 a 140 miliardi di dollari, fra 130 mila e 210 mila miliardi di lire da far. arrivare in due anni per evitare che l'Intero sistema si distrugga. «Una nuova fiducia e una nuova fede nella capacità della comunità internazionale di risolvere i problemi sono alla base di questa conferenza» ha detto 11 segretario generale Gamanl Corea. L'applauso dell'assemblea è stato generale, ma era solo un applauso. Mimmo Candito

Persone citate: Bignone, Gamanl Corea, Gatt

Luoghi citati: Argentina, Belgrado, Buenos Aires, Calcutta, Sahel