L'altra Italia di Aldo Rizzo

L'altra Italia DUE SAGGI STORICI DI SPADOLINI L'altra Italia 2 marzo 1979. Ugo La Malfa rinuncia all'incarico di formare il governo. Ha tentato una riedizione su basi più solide della formula di solidarietà nazionale, nel segno dell'emergenza che continua. Ma i comunisti, che ormai guardano alle elezioni, non lo hanno sostenuto, anche se era la prima volta, dopo Parri, che un leader laico poteva diventare presidente del Consiglio. La Malfa ha esplorato, non senza prospettive, la possibilità di una maggioranza parlamentare meno ampia, con ì socialisti, oltre il muro ' di molte recenti incomprensioni reciproche. Ma c'è stato un in' contro tra democristiani e comunisti, al termine del quale Gian Carlo Pajetta ha detto: «Due grandi partiti non hanno bisogno della mediazione dì nessuno quando hanno cose da dirsi» (la teoria del compromesso storico non è stata ancora se polta, bisognerà aspettare il terremoto nel Sud). Giovanni Spadolini, che realizzerà lui, due anni dopo, l'alternanza laica alla guida del governo, ricorda una battuta famosa di Palmiro Togliatti sulle forze intermedie della democrazia italiana: ^Piccoli partiti, piccole idee». E, sempre su Togliatti, cita una testimonianza di Sergio Fenoaltea. In una riunione del CLN di Roma, il segretario del pei sussurrò: «Qui c'è anche chi non avrebbe titolo per esserci. Dovrebbero esserci solo comunisti, socialisti e cattolici». Chissà che non gli sembrassero di troppo anche i socialisti. Si possono aggiungere a quest'aneddotica sul "bipartitismo imperfetto» le affermazioni del segretario democristiano Ciriaco De Mita circa la •inesistenza» sociale culturale del «polo laico». Eppure la storia stessa dei due maggiori partiti italiani, nei suoi sviluppi anche recenti, e a maggior ragione in essi, è impensabile senza il contri buto critico, di stimolo razionale e ragionato, dei «piccoli partiti». Tutta l'evoluzióne del pei, il suo lungo viaggio dalle terre leniniste e soviet! che verso gli approdi della democrazia pluralista, sono segnati, oltre che dalle lezioni della realtà, dal dibattito tenace, costante, rigoroso, con l'area laica, liberaldemocratica socialista. Si pensi al ruolo di personaggi come appunto La Malfa, e come Bobbio. Quanto alla democrazia cri stiana, essa cercò con De Gasperi un decisivo sostegno nei laici contro le tentazioni del l'integralismo cattolico; e la stessa *modifìcazione» della de di De Mita, secondo lo schema di un moderno «partito conservatore di massa», se è au tentica e destinata a durare, una novità che la politologia laica aveva previsto o auspicato, in un disegno di razionalizzazione del sistema italiano, subendo aspre contestazioni «da sinistra» fra i democri stiani. Un ruolo, certo, di minoranza, quello dell'area laica.' L'«altra Italia», e persino l'Italia dei vinti, come diceva un altro comunista, Giorgio Amendola, tuttavia riconoscendo che «anche i vinti recano il loro contributo importante alla cultura e alla storia». Ma vinti da chi, e in che senso, fino a che punto? E' il tema di due raccolte, intrecciate complementari, di saggi scritti di Spadolini: // partito della democrazia (Passigli Edi tòri) e La stagione del Mondo 1949-1966 (ed. Longanesi). Il primo reca come sottotitolo «Per una storia della "terza forza" da Giovanni Amendola ad oggi»; il secondo è la storia della terza forza vista dall'angolo specifico, ma di grande rilievo culturale e politico, del settimanale di Mario Pannunzio. Giovanni Amendola, cioè padre di Giorgio, il fondatore di quell'Unione Democratica; Nazionale, che nel 1923, mentre moriva la democrazia, col definitivo assalto, fascista alle istituzioni, si proponeva come nucleo, dice Spadolini, di un futuro «grande partito laico di democrazia riformatrice, che non avesse più nulla ih comune col retaggio compromissorio e trasformista del vecchio liberalismo e che non sconfinasse nell'ambito delle utopie collettiviste». «li partito' della demòcrazia»: il titolo è di Luigi Salvatorelli, da un articolo di fondo sul settimanale La nuova Bufi rapa, da lui stesso fondato dopo la liberazione di Roma. Come condirettore della Stampa Fossati, Salvatorelli (al quale il libro di Spadolini è «idealmente dedicato»') aveva combattuto le battaglie deiopposizione al fascismo tra il delitto Matteotti e il 3 gennaio. Aveva poi partecipato al primo e unico congresso del' «Unione», còme relatore su Stato e Chiesa. E, con La Malfa, aveva «versato» nel Partito l'Azione la tradizione democratico-riformatrice del gruppo amendoliano, a fianco di quella tendenzialmente socialista, ma piena di venature liberali, di Giustizia e Libertà. ** In quell'articolo, Salvatoreli lanciava un appello ai liberai non conservatori, ai socialisti non matxisti né classisti, ai cattolici non confessionali e, quanto alle categorie sociali, alla piccola e media borghesia «ai gruppi più qualificati del proletariato», perché si ritrovassero in un partito di «democrazia pura e semplice, interclassista 0 super classista, ed extraconfessionale», capace di essere «una spina dorsale» e «un elemento di equilibrio» nel sistema complessivo delle forze politiche. Cera già il Partito d'Azione, con la sua ambizione di rappresentare il «partito pilota»; ma Salvatorelli presentiva la dicotomia crescente tra le sue due «anime», che lo avrebbe portato a una -fine premarura e clamorosa. Le due «anime» sarebbero defluite l'una verso il partito repubblicano e la sinistra liberal-radicalc del Mondo di Pannunzio, l'altra, essenzialmente, verso il parti to socialista, mentre si deli neava, con la maggioranza assoluta della de e il monopolio l'egemonia comunista dell'opposizione, il particolare bi partitismo della democrazia al" italiana. - La storia della «terza forza» ricomincia' da_ lì, passa per nuove delusioni e vecchie divisioni,' senza tuttavia mai esaurirsi, perché non si esaurisce, anzi si accentua, l'influenza politico-culturale dei partiti «minori», i più direttamente collegati con le correnti essenziali dell'Occidente (si pensi alla lunga predicazione di La Malfa sui problemi oggettivi delle democrazie industriali). Infine trae nuovi argomenti dalla spinta «autonomistica» del rinnovato partito socialista. La questione si ripropone allora in questi termini: terza forza laica o laico-socialista? Spadolini propende per la versione laica, i socialisti sembrandogli impegnati, dal loro stesso rinnovamento, in un re. cupero di egemonia a sinistra, mediante un confronto dialettico con i comunisti, che potrebbe aprire nuovi sbocchi alla stessa struttura del sistema italiano. Insieme protagonista e storico dell'Italia delle minoranze critiche (nel volume sul Mondo riappaiono i suoi articoli del 1949-'50, d'ispirazione neogobettiana, prologo dell'intensa produzione accademica), Spadolini affianca alle analisi e ai ritratti storici le ipotesi e i giudizi politici: secondo un intreccio tra impegno culturale e impegno civile che ha sempre sentito vitale e invincibile, nella scia appunto di personaggi come Amendola, Salvemini, Pannunzio. Aldo Rizzo

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