Alboreto aspetta Ferrari

Alboreto aspetta Ferrari FORMULA 1 Intervista con il pilota italiano «re» di Detroit Alboreto aspetta Ferrari Milanese, 26 anni, non commette errori nei momenti decisivi - «Ho solo saputo cogliere un'occasione» - «Molti team mi vogliono, io penso che il turbo di Mannello sia il più potente e affidabile» - Una vittoria colta ricordando il povero Paletti • DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE DETROIT — Dopo Alberto Ascari e Nino Farina, l'unico pilota italiano che sia riuscito a vincere più di una volta in' Formula 1 è adesso Michele Alboreto. Ma, rispetto ai grandi campioni del passato, questo milanese dall'aspetto riservato ha (orse un inerito in più: si è aggiudicato due corse con una macchina, la Tyrrell, che non è fra le più competitive. Ascari passava di successo in successo (ne ottenne in totale 13) con una Ferrari che dominava all'inizio degli Anni Cinquanta, Farina conquistò cinque vittorie, quattro con l'Alfa Romeo, e poi, in una occasione, con un bolide di Maranello. Domenica Alboreto, come alla fine della scorsa stagione a Las Vegas, ha ribaltato i pronostici e ha dimostrato, oltre all'abilità di guida, al coraggio, al temperamento, di essere un corridore freddo e determinato, capace di non commettere errori nei momenti decisivi. Questa è forse la sua dote migliore, la componente che distingue i veri fuoriclasse dai vincitori occasionali. In albergo, dopo la corsa, con l'inseparabile dolce compagna Nadia, circondato dai trofei guadagnati nel G.P. di Detroit (uno sgargiante anello d'oro con brillante, una orribile coppa di metallo e una corona di fiori contenente anche alcuni crisantemi), Alboreto ha parlato a lungo delle sue prospettive in F.l. «Questo successo, come il prece dente, non cambia nulla per me. E' soltanto un invito a continuare, a perseverare. Sono i soliti discorsi: nel nostro mestiere contano anche i soldi, ma tutti corriamo con un unico obiettivo, quello di arrivare un giorno al titolo mondiale.. Della gara Alboreto non dice molto. Si limita ad ammettere che, se le gomme deteriorate non avessero tradito Piquet non sarebbe riuscito ad acciuffare il brasiliano. «Speravo in un quarto-quinto pcP sto. Le circostanze mi hanno permesso di fare un bel passo avanti, inatteso. Mio unico merito è stato quello di aver saputo cogliere l'occasione. In questi casi se si sbaglia si può dare la colpa solo a se stessi. Quando commetto un errore sono io il primo ad ammetterlo dentro di me. E' importante». La seconda vittoria riporta Alboreto nella lista dei piloti più richiesti dalle squadre per il prossimo anno. «Ho diversi contatti — afferma il milanese — ma nulla di deciso. Potrei andare in sei o sette team diversi ed anche rimanere alla Tyrrell. Ad Hockenheim, in agosto, avremo una macchina nuova. Su questa stessa vettura, subito dopo l'ultima gara dmp dell'anno, a Ky alami, proveremo un motore turbo. Tyrrell non mi ha detto quale sarà il propulsore sovralimentato ma è chiaro che potrebbe essere solo un BMW o un'Alfa Romeo. Vedremo: nei contatti che ho avuto mi hanno chiesto di avvertire quando sarò pronto a prendere ima decisione'. . E le dichiarazioni di Enzo Ferrari? Il costruttore di Maranello aveva affermato qualche tempo fa che se Alboreto gli avesse chiesto una macchina sarebbe stato pronto a dargliela. «Queste sono solti- glieeee. Quando si desidera fare un accordo, si trova la maniera giusta. Io ho parlato con il direttore sportivo Piccinini nell'82 dopo la gara di Monaco. Ferrari l'ho Visto una volta sola nell'80 a Fiorano quando ho provato la Minardi. Da allora non l'ho mai più sentito.. n pilota aspetta quindi una chiamata. Ma non si fa problemi. Anche se l'idea di andare alla Ferrari lo affascina, più che altro sapendo che cosi avrebbe la possibilità, teorica di puntare al titolo mondiale. Ed infatti ammette: «Se dovessi scegliere personalmente un motore turbo prenderei il Ferrari. E' il più potente, affidabile e resistente. Ma chissà se avrò mai questa opportunità.... Cosa ha pensato Michele Alboreto quando ha tagliato vittoriosamente il traguardo? Ad un futuro color rosso Ferrari? «No. E' stata una cosa strana: mi è venuta in mente l'immagine del povero Riccardo Paletti. Era un caro ragazzo, giovane, pieno di sperarne. Non riuscì a correre su questa pista e morì una settimana dopo a Montreal. Questa è la Formulai.. Certi valori resistono anche nello spietato circo del Grandi Premi. Questo è un modo molto umano per dedicare una vittoria ad un amico scomparso senza dichiararlo ai quattro venti. Cristiano Chiavegato Detroit. Michele Alboreto sul podio dopo la vittoria (Telefoto)

Luoghi citati: Detroit, Ferrari, Las Vegas, Maranello, Monaco, Montreal