Cavalcata per 8 millenni

Cavalcata per 8 millenni «LE CIVILTÀ' ANATOLICHE», SPETTACOLARE MOSTRA A ISTANBUL Cavalcata per 8 millenni L'immensa esposizione, organizzata dal Consiglio d'Europa, va ctei «mosaici» murali di Cayonii (7200 a.C.) alla tenda del sultano Mahmud II (primo '800) - G sono le scritture degli Ittiti e dei Frigi, le prime spade del mondo, i sigilli della caldea Ur, la prima città-Stato • Ma Bisanzio è lasciata in secondo piano - La nuova Turchia e l'Islam tra Oriente e Occidente ISTANBUL — Al suono dei timballi e dei cimball, delle trombe e dei corni lignei della banda storica-dei Giannizzeri si è inaugurata la 18" Mostra del Consiglio d'Europa «Le civiltà anatollche» (aperta fino al 30 ottobre). Sulla spianata alta del Palazzo di Topkapi, proprio a mezzo fra le due sedi principali della mostra, la giustinianea S. Irene e le scuderie del palazzo fondato da Maometto II M Conquistatore», sembrava di vivere in una festa imperiale ottomana, fuori del tempo e della storta. Le mostre del Consiglio d'Europa hanno sempre illustrato, con risultati di vario livello, civiltà o grandi momenti di cultura dei paesi membri, dallo stupendo Rococò europeo a Monaco nel 1958 alla Toscana del Medici di tre anni fa. Ma non hanno mai presentato una simile stratificazione di tempi di culture, di svariate manifestazioni creative: 8000 anni, dai «mosaici» murali di Cavanti, (fra 7200 e 6700 a.C, 4000 anni prima dei Sumeri mesopotamici e dell'Antico Regno d'Egitto), alla tenda sultanale di Mahmud II, dei primi decenni dell'800. Un simile spettacolo di uomini, di storte, di forme poteva darsi solo in questa terra anatolica, sempre sospesa e oscillante come un'isola subcontinentale fra Oriente e Occidente, fra Eufrate ed Egeo, e a Costantinopoll-BisanzioIstanbul. E' luogo comune che solo la prima Roma può rivaleggiare con la seconda per densità di memorie storiche. Ma vi è una profonda differenza. Dall'autostrada che congiunge l'aeroporto di Istanbul al grande ponte contemporaneo sul Bosforo fra Europa e Asia, scavalcando il Corno d'Oro all'altezza della facciata superstite del Palazzo di Costantino Porfirogenito, l'occhio corre lungo le mura bizantine dtrute, con qualche porta restaùrata-rifatta negli ultimi decenni: dietro di esse, sale verso le bolline, coronate dai monumenti bizantini e ottomani, l'ammasso a gradini delle casette di legno ad altane e sporti. Esso costituisce ancora oggi il fondamentale tessuto dell'Istanbul «storica», fra la porta di Edirne e Topkapi. Questo tessuto, e vissuto, <povero», cadente o rappezzato, che ignora ogni convenzione di passato e di presente, si intreccia inestricabile con ogni sorta di storiche pietre monumentali, da Roma ai Sultani; chiese minori bizantine cadenti e abbandonate, o ospitanti bagni turchi, grandi moschee del '500 e '600 con la decorazione interna ad affreschi e ceramiche 'restaurati» ossia rifatti ex novo negli ultimi decenni. Ne risulta una sorta di appiattimento, di sospensione della storia, una compresenza fantastica dell'oggi e di un lunghissimo passato. Topkapi La medesima impressione è suscitata in fondo anche dall'enorme mostra, con l'aggiunta' di ulteriori sezioni adidattiche», fra cui, straordinariamente affascinante, quella delle scritture, dal cuneiforme dei sigilli delle colonie assire intorno al 1900 a.C. alla calligrafia islamica, in un salone presso la Biblioteca di Topkapi. Nell'ottimo allestimento dell'arch. Llban Oz, il possente atrio a quadriportico di S. Irene ospita in fitta sequenza i reperti neolitici, calcolitici, dell'età del bronzo, le opere degli Batti e degli Ittiti, degli Urart e dei Frigi, i primi documenti delle civiltà egee della Lidia, della n l e i e a Carta, della Ionia arcaica: una compresenza, una cavalcata di millenni, di popoli, di linguaggi e tecniche, culti e forme. Già all'esordio, i ritrovamenti di James Mellaart nei centri neolitici di Hacilar e Catal Hóytik presso Konya del settimo-sesto millennio a.C, fra i primissimi esempi di stabilizzazione sociale e culturale, agricola e venatoria, risalgono all'ultimo trentennio: rilievi graffiti e dipinti, statuette in terracotta. Poco oltre, ma già tre millenni dopo, i risultati degli scavi ad Arslantepe, nell'Anatolia orientale, dell'Istituto di Antropologia dell'Università di Roma: intorno al 3200 a.C, le intatte primespade del mondo, prototipiche, in rame legato con arsenico e ageminate d'argento, i sigilli mercantili autoctoni e importati da Ur dei Caldei documentano la nascita della città-stato, della prima organizzazione amministrativa e militare. Nel terzo millennio, ecco i primi strati di Troia e, a Sud-Est, il dominio protostorico degli Hatti, con i tesori d'oro, d'argento e di bronzo delle tombe di Alaca Hòyùk: le raffinatissime statuette di cervo e di toro, gli •stendardi» di culto a disco traforato poggianti su corna di toro, orgoglio del Museo di Antichità di Ankara. Alaca Hóytik, nell'Anatolia centrale, non è lontana da Bogazkóy, la capitale Hattusa del biblico impero Ittita del secondo millennio, conquistatore dell'assira Babilonia, combattente ad armi pari con Ramsete II. Pur avendo la Turchia »moderna» di Atattirk e dei suoi eredi vantato una sorta di mitica ascendenza da quell'impero indo-europeo, la sezione ittita appare un poco sacrificata, pur con le sue splendide ceramiclie figurate e zooformi e i suoi grandi bronzi, priva qual è della grande statuaria. Alessandro Un'idea parziale è offerta dalle tarde stele in granito e basalto, già del primo millennio a.C, fra cui quella da Maras del Louvre (VIII-VII sec. a.C), con l'immagine ittito-assira dello scriba Tarhunplyas in grembo alla madre. Ma già si affaccia il mondo arcaico egeo, con gli stupendi vasi a decorazione geometrica e orientaleggiante: dal fondo di Bayrakli al Museo di Smirne, del VII-VIsec., sono esposti a fianco a fianco un Kantharos etrusco ed esemplari corinzi', di Alabastrini ; dalle civiltà subcontinentali alle civiltà del mare. Nella.navata destra e nella vasta centrate di S. Irene l'onda dei tempi e dei popoli si placa nel sontuoso, ma meno coinvolgente, spettacolo /ielle grandi statue greche, ellenistiche, romane. E' posto quasi snobistteamente in un angolo l'unico presumibile ritratto scultoreo in vita di Alessandro il Grande, del Museo di /stanimi. Un'accettabile trovata 'ideologica» schiera i ritratti e le statue delle famiglie imperiali romane davanti alla gradinata patriarcale e presbiteriale paleocristiana dell'abside. Meno accettabile, e certo' altrettanto ideologica, la limitatezza della presenza bizantina nella navata sinistra, anche se di alta qualità: spiccano il tesoro di argenti liturgici del VI sec. d.C del Museo di Antalya, ritrovato nel 1963 a Korydalla, la S. Eudossia ad intarsio di marmo del X sec. dalla chiesa *Théotokos» (moschea Peneri Isa) di Istanbul. Le scuderie imperiali di, Topkapi ospitano la seconda sezione, dalla penetrazione del Turchi Selgtucidl di Anatolia nel XII sec. all'Impero Ottomano. Qui le cose mutano profondamente, anche per llntrecdo un poco confuso con una contemporanea serie di mostre dedicate alle 'Arti Islamiche» In occasione del quindicesimo centenario dell'Egira (20 aprile - 20 settembre); alcune ospitate nello stesso Palazzo di Topkapi, altre presso le moschee di Solimano e di Sultanahmet. SI infittiscono Inoltre le sezioni 'didattiche»: quella della vita quotidiana e delle arti applicate, con straordinari tappeti, nel Palazzo di Ibrahtm Pascià davanti all'Ippodromo, restaurato per l'occasione, cioè come al solito sostanzialmente ricostruito; quella degli strumenti musicali nel MevletHhane. l'ex convento dei Dervisci a Galata. La prima arte dei turchi selgtucidi, nel XII-XIII sec. è ancora di estremo fascino, con le mattonelle in ceramica e gli stucchi figurati da Konya e da Beyeh.tr. Ma già paragonando le stupende porte bronzee della moschea Ulu di Cizie, con il loro battente a draghi affrontati, ripetuto in quello quasi uguale del Museo d'Arte Islamica di Berlino, con le porte a intarsio ligneo, ottomane del '400, o ancor più con t mobili cinquecenteschi In legno prezioso e madreperla, si coglie il passaggio dalla possente creatività nomade all'immobilità di un fasto sovraccarico, già pencolante verso la turcheria kitsch. All'occhio occidentale si salvano le stupende miniature cinquecentesche, l portolani, come quello di Piti Reis del 1513 con l'Atlantico e le Americhe, l libri storici miniati come il Suleymaname con l'assalto a Nizza del 1543 da parte di Hayreddln .Barbarossa» alleato di Francesco I, i ritratti del grande miniatore Nlgàri, fra cui quello dello stesso Barbarossa. Marco Rosei 11 sultano Mehmet il Conquistatore in un ritratto attribuito a Sinan Bey (1475 circa)