Un Khomeini per il dopo-Khomeini

Un Khomeini per il dopo-Khomeini La morte dell'imam non comprometterebbe il regime, ormai sufficientemente solido per sopravvivere alla scomparsa del fondatore Un Khomeini per il dopo-Khomeini Negli ultimi due anni la situazione in Iran è completamente cambiata - E' ormai un ricordo 0 periodo torbido e incerto che seguì gli assassini del presidente Rajai e del premier Bahonar - L'opposizione è stata quasi completamente annientata, anche grazie al «recupero» delle forze di sicurezza dello Scià - li governo ha saputo neutralizzare politicamente l'esercito, tenendolo impegnato nella guerra con l'Iraq La Repubblica islamica sopravvivere, alla scomparsa dell'imam Khomelnl? Questa domanda ha preoccupato a lungo gli ambienti dell'opposizione Iraniana all'estero. Un anno fa, alcuni dei suoi dirigenti vivevano nella speranza che 1 giorni dell'Imam fossero contati. La più debole voce sulla salute del vecchio di Djamaran era amplificata e drammatizzata dalla stampa e dagli oppositori, convinti che alla morte della «guida» sarebbe seguito 11 crollo del regime di Teheran. Oli «lmamologi» di Parigi, Londra e Washington esaminavano al microscopio le foto di Khomelnl pubblicate dal giornali di Teheran e ascoltavano con la massima attenzione 1 discorsi dell'Imam trasmessi dalla radio Iraniana, alla ricerca del più piccolo Indizio in grado di accreditare la tesi di una imminente fine dell'Imam. All'Inizio del 1982,1 quotidiani britannici più seri avevano fatto capire che Khomelnl era morto riproducendo una fotografia che, secondo gli «esperti» dell'opposizione, era stata »grossoìanamente truccata» dalla stampa iraniana per provare che la «guida» era in buona salute. Questi osservatori troppo frettolosi hanno presto perduto le loro illusioni e, rinunciando a seppellire l'imam prima della sua morte, si sono rassegnati all'Idea che, malgrado i problemi di salute, Khomelnl può vivere ancora a lungo. Poco dopo essere stato ricoverato in ospedale a Teheran, nel gennaio 1980, in seguito a un attacco di cuore, l'Imam ha cominciato a guidare 11 Paese dalla sua mode' sta residenza di Djamaran (a Nord della capitale) trasformata in una vera e propria piazzaforte. Certo, dietro consiglio dei medici, ha ridottole sue attività ed è costretto a periodi di riposo forzato più o meno lunghi. Ma in apparenza non ha perso la sua combattività e il suo mordente ed 6 sempre In grado di pronunciare, con una voce monocorde ma sicura, lunghi discorsi radio e teletrasmessi. Certo, un uomo di 84 anni può andarsene da un momento all'altro o non essere più in grado di svolgere 11 suo compito. Ma, sostengono sempre più numerosi gli osservatori anche tra 1 suoi avversari, il regime di Teheran non crollerà per questo. Pochi sono d'accordo con Massoud Rajavi, capo del moujahiddin del popolo, in esilio In Francia; Rajavi ha dichiaralo nel febbraio scorso che alla morte dell'Imam seguirà un sollevamento popolare che « spennerà il cerchio della repressione, creando le condizioni per la nascita di un regime sostenuto dal popolo». L'ex presidente iraniano Bani Sadr si è spinto ancora più in là, affermando che il regime è già moribondo e che sono gli occidentali, con in testa gli Stati Uniti, a far di tutto per man tenere Khomelnl al potere. Bani Sadr replicava verosi- milmente a una serie di commenti ufficiosi,'comparsi all'Inizio dell'83 sulla stampa americana, secondo 1 quali il governo americano, rivedendo radicalmente 11 proprio giudizio sul regime iraniano, non pensa più che l'Iran sarà teatro di un colpo di Stato militare o precipiterà nella guerra civile 11 giorno in cui Khomeini morirà. Secondo gli stessi commentatori, Dipartimento di Stato e Pentagono considerano il regime Iraniano ormai «Istituzionalizzato e spersonalizzato» e destinato a durare. Nessuno contesta che la scomparsa dell'imam sarà un duro colpo per la Repubblica islamica, ma questa è ormai sufficientemente solida e strutturata per poter resistere all'Impatto di una Improvvisa scomparsa di Khomelnl. Non c'è dubbio che il regime non sarebbe sopravvissuto se l'Imam fosse morto durante 11 periodo torbido e Incerto che segui, nel giugno dell'81, la morte dell'ayatollah Behesti, rimasto sepolto Insieme con 72 tra 1 principali responsabili del partito repubblicano Islamico sotto le macerie della sede del partito. I moujahiddin del popolo, che pur non avendolo mal ammesso ufficiai' mente, erano all'origine dell'attentato e di quello che, due mesi dopo, costò la vita al presidente della Repubblica Rajai e al capo del governo Bahonar, non hanno potuto o voluto impadronirsi del potere, dandogli anzi quel po' di respiro che è servito per consolidare le istituzioni dello Stato e della rivoluzione. Oggi, la situazione in Iran è completamente diversa da quella di due anni fa. A prezzo di una repressione sanguinosa che spesso ha assunto l'aspetto di una guerra di sterminio contro gli oppositori, le forze di sicurezza e 1 guardiani della rivoluzione (1 pasda- ran) hanno quasi completamente distrutto le forze d'opposizione. La repressione sistematica è stata resa possibile dalla riorganizzazione del servizi di sicurezza e di informazione, diventati efficaci in parte grazie a certi «specialisti» della Savak. Per esemplo, 11 quinto dipartimento della polizia politica dello scià, incaricato di lottare contro 1 comunisti e le forze sovversive, è stato «recuperato» dalle autorità islamiche. Inoltre parecchie informazioni degne di fede indicano che 11 generale Hossein Fardoust, Incaricato dal regime monarchico di controllare le attività della Savak e assicurare la sicurezza della corte, occupa un po¬ sto importante alla testa dei nuovi servizi di informazione islamici, conosciuti In Occidente sotto 11 nome di Somma. Contemporaneamente all'intensificazione della repressione, il regime ha completato la messa in opera delle istituzioni dello Stato e ha consolidato le organizzazioni rivoluzionarle, che ormai agiscono in perfetto accordo. E' vero che il Prl, che nei primi anni della rivoluzione era la principale forza politica del regime, non si è ancora ripreso dalla scomparsa di Behesti. Questi era la cinghia di trasmissione tra lo Stato e le comunità islamiche sulle quali poggia il potere. La ripresa è tuttavia stata assicurata dalla potentissima rete delle moschee, organizzazione non strutturata ma tentacolare, che copre tutto il Paese con la collaborazione del comitati di quartiere, degli hezbollahis (membri del «partito di Dio») e del bassidj. giovani «volontari dell'Islam e della morte». Questi ultimi, che si sono messi in luce combattendo contro l'Iraq, svolgono un ruolo fondamentale nella repressione informando le autorità anche degli episodi meno importanti n regime ha saputo neutralizzare politicamente l'esercito mantenendolo lontano dalla capitale in una guerra che sembra non volere finire mal, e scoraggiando con una serie di spostamenti e promozioni ogni velleità di bonapartismo tra i gradi superiori, per di più [inquadrati dal commissari politico-religiosi. In mancanza di una forza d'opposizione organizzata, la scomparsa dell'Imam, senza mettere In pericolo 11 regime. Intensificherà tuttavia la lotta per 11 potere tra le fazioni rivali del clero. Il conflitto si svolgerà nell'ambito dell'«Assemblea degli esperti» eletta lo scorso dicembre proprio per risolvere un eventuale conflitto tra gli eredi dell'imam. Il confronto, cosi limitato, potrebbe essere particolarmente aspro, perché la maggior parte del grandi ayatollah, ben rappresentati all'interno dell'Assemblea, e il gruppo politico religioso degli hodjatie sono ostili alla designazione di un nuovo velavate faqih (difensore religioso della comunità) che avrebbe poteri analoghi a quelli dell'imam Khomelnl Essi sperano che la costituzione di una specie di «conclave» di tre o cinque religiosi all'Interno del quale potrebbero difendere la loro posizione. L'imam e 1 suol collaboratori temono che una soluzione del genere, pur prevista dalla costituzione, provochi divisioni e lotte Intestine e raccomandano la designazione di un nuovo lama nella persona dell'ayatollah Montazeri Quest'ultimo, che in apparenza è privo delle qualifiche richieste a un «difensore religioso» tranne la sua fedeltà all'imam, ha poche possibilità di essere accettato dai suol pari Ma qualunque sia il risultato della battaglia per la successione, è poco probabile che essa possa modificare fondamentalmente le scelte attuali del regime, dal momento che la maggior parte del religiosi sono d'accordo a non spartire un potere che monopolizzano. Il margine di manovra di cui 1 religiosi dispongono per liberalizzare il regime è dunque molto stretto: più* volendo presentare al mondo un «islam dal volto umano» per facilitare l'apertura all'Occidente, i dirigenti di Teheran restano prigionieri dell'apparato repressivo che hanno creato per affermare il loro potere e che si è trasformato in un vero e proprio Stato interno dello Stato islamico. I recenti arresti dei militanti del Toudeh, le confessioni estorte al dirigenti probabilmente con torture fisiche e morali, indicano che non è cambiato nulla in Iran nel campo della repressione. il regime di Teheran si trova dunque in una impasse. Desidera in apparenza «normalizzare» la rivoluzione. Ma nello stesso tempo teme che ciò possa scatenare forze incontrollabili che spazzerebbero via la Repubblica Islamica, come le misure di liberalizzazione annunciate nel 1978 dallo scià ne provocarono la caduta. Jean Gneyras Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»