Metti un voto a cena

Metti un voto a cena La campagna elettorale scende dai palchi dei comizi e si tuffa nella mondanità dei party Metti un voto a cena L'orario è il solito, dalle 7 alle 9 di sera, il pubblico misto con un noto personaggio che fa da richiamo, il buffet è sbrigativo - Cè il candidato che usa collette all'americana e chi preferisce vino e pizza nel rione - Ma questi incontri . sono davvero utili nella caccia alla preferenza? - L'opinione di Marianetti, D'Urso, Pampana, Arbasino e Marta Mar/otto ROMA — -Serve? Non serve? Io non lo so — confida Paola Pam pana, avvocato, candidata liberale per la Camera a Roma —. So però una cosa: se sei donna, la gente si fida meno, prima di darti il voto vuole conoscerti da vicino, per vincere la diffidenza. £ ver farmi conoscere, la strada più diretta era quella del party. Cosi ho illuminato con le fiaccole il circolo del Polo, no messo al pianoforte un musicista del conservatorio, ho pensato a un buon buffet freddo, e poi ho invitato 400 persone. Risultato: ho stretto 800 mani, all'andata e al ritorno, ho dato 1600 baci sulle guance. Per una sera sono stata al centro della festa, come un grande personaggio, e tutti hanno detto che mi daranno una mano. Tra qualche gtorno ci riprovo, pizza e vino nel cortile di un vecchio palazzo del centro aperto a tutti, chi viene viene-. Nella caccia romana al voto stanco, all'elettore disilluso e dubbioso, la campagna elettorale sta scendendo dai palchi del comizi per gonfiarsi di party, cocktails. pranzi e cene, almeno bicchierate. L'orario è il solito, tra le sette e le nove di sera, il programma è scontato (discorso, brindisi, applausi), il pubblico è il più misto» possibile: qualche personaggio noto, qualche candidato già esperto a fare da apripista, professionisti, giornalisti sparsi, meglio se televisivi, qualche «opinion leader» che possa funzionare da moltiplicatore elettorale, e poi la tonte comune, nella speranza di catturare, sedurre, convertire i cittadini-elettori, trasformandoli in supporter. Ormai il party elettorale si fatto interclassista, dal pli dilaga attraverso il centro democristiano fino al psi, da esperimento sta diventando moda, quasi abitudine. Martedi, Mario D'Urso, candidato de, ha radunato quasi duemila persone in una villa e nella piazza di via dei Tre Orologi, dopo un reclutamento sommarlo, all'americana, con tre annunci sui giornali. Mercoledì, Gianni De Michelis. ministro , delle Partecipazioni Statali! ha convocato settanta amici all'Hotel «Londra» per presentare la «squadra» socialista in corsa a Roma per la Camera, con Agostino Marianetti in testa. Lunedi, la moglie di un ministro democristiano siederà a capotavola in una cena di duecento donne, all'Hotel Majestlc. Tra pochi giorni, sarà Giulio An dreotti ad alzarsi per ringraziare dell'invito a cena i membri dell'associazione via Condotti, che ogni anno pranzano con lui a metà luglio e che questa volta hanno voluto anticipare l'appuntamento, per farlo cadére in piena campagna elettorale. In fondo, politica e mondanità hanno più di un lato in comune, in un periodo, come quello elettorale, che è sempre più fatto di immagine, di presenza, di «appeal» e di conquista. Più che mondani e festosi, però, questi sono appuntamenti stringati, veloci, anche un po' grigi, sbrigativi nel tempi e nei modi, espliciti nelle finalità. Il candidato arriva all'ultimo minuto, sbucando da-un comizio e pronto a infilarsi in quello successivo. Il menù deve tener dietro ai tempi sincopati e lasciare spazio al discorsi. Le conoscenze sono quelle di sempre, un terzo di partito, un terzo di corrente, un terzo di amici che quasi sempre già si sa come voteranno. -Il cocktail per me non è nient'altro che un'occasloce di incontri, come tante — spiega Agostino Marianetti, ex segretario della Cgil che il Psi candida alla Camera —. Con un vantaggio però: che si sta in piedi, si fa in fretta, si parla con un sacco di gente insieme-. -Se uno si organizza bene — aggiunge Mario D'Urso — non spende nemmeno una lira. Io ho voluto usare i sistemi americani e uno stile un po' inconsueto in Italia. Il risultato è che una società di amici ha pensato all'arredo e al rinfresco, il vino è venuto da una ditta siciliana, due grandi aziende hanno voluto fornire le bibite, e alla fine c'e\ra un banco dove chi voleva si tassava per contribuire alla mia campagna, e riceveva tanto di ricevuta. Un gruppo di miei colleghi americani è arrivato da New York per aiutarmi, e mi ha portato la notieia che anche in America si è aperta una lista di contribuzione, patrocinata dall'ex sottosegretario di Stato Samuels, ,e aperta da amici di vecchia data, come Cristina Ford-. Ma c'è anche chi si accontenta di meno. Svaniti 1 tempi in cui l'aristocrazia nera apriva i suol salotti a Giorgio Aimirante e alle sue nostalgie rétro (l ricevimenti a casa di principesse erano una tappa d'obbligo fino a qualche elezione fa), la destra neofascista adèsso si converte dal cocktail alla trattoria e dalla nobiltà passa a frequentare il mondo delle professioni. Un mese fa. ai primi sentori di elezioni, Almirante ha radunato 600 persone tra avvocati, medici, ingegneri, borghesia professionale, e li ha capitanati ai tavoli del «Giardinaccio., per. quello che il gergo missino si ostina a chiamare rancio preelettorale». Chissà — rancio a parte —

Luoghi citati: America, Italia, Londra, New York, Roma