Quel saluto di Goteborg
Quel saluto di Goteborg Quel saluto di Goteborg La sensazione che Zoff volesse chiudere la sua favolosa carriera (non la certezza, tutti sapevamo quanto è forte la sua passione per lo sport) l'abbiamo avuta domenica alle 19,40, a Goteborg. Mentre il sole bucava le nubi e Illuminava lo stadio Ullevi, la «punta» svedese Sandberg cercava il terzo gol con una botta da appena fuori area. Mancavano cinque minuti alla fine del match. Su quella palla forte, ben piazzata ma non troppo maligna, Dino volava sulla sua sinistra offrendo il meglio da parte di un portiere; Il massimo dello stile, della eleganza, la presa sulla sfera con assoluta sicurezza, la caduta in perfetta coordinazione. Era il suggello di una partita giocata al sommo del rendimento (assolutamente imparabili 1 due gol subiti), ma anche un intervento con apparenti concessioni all'esibizionismo, un «peccato veniale» In cui Zoff è mai caduto. Ci è parso In realta come un saluto, una certamente non necessaria ma comunque splendida conferma di qualità, di classe. «Dino, non ce n'era bisogno...» abbiamo pensato in quel momento. Cosi adesso si saluta lo Zoff faprcmnpg«ztlumadgtagcmTAamJdtmLslgncalciatore con negli occhi una sua ennesima sicura prestazione, ed una parata-simbolo. Ma soprattutto ringraziandolo per quanto ha dato al cai do, allo sport in genere, a chi ha voluto capire. Non c'è bisogno di allargare le qualità del grande campione andando a parlare della sua vita privata, dei suol sacrifici, delle rinun ce. Basta quanto si è visto sul campo per dire chi è l'uomo. Sempre presente, mal un bluff, mal una reazione fuori dalle regole della pratica agonistica, apprezzato dai com pagri! come dagli avversari, unico calciatore accolto da applausi in tutti gli stadi non appena andava a prendere il suo posto fra 1 pali. Ammette che, vinto il Mundlal, è stata la Coppa del Campioni a dargli la spinta psicologica (11 fisico risponde ancora adesso, lascia in piena salute atletica) per un'altra stagione. Non ha avuto fortuna. Falliti 1 traguardi di campionato e di Coppa, mancata la qualificazione azzurra al campionato europeo. Pensandoci bene sarebbe stato sin troppo facile chiudere a Madrid, o ad Atene con la Coppa in pugno. La sua decisione, saggia, è stata più difficile adesso perché ha dovuto combattere non solo la sensazione di essere ancora in grado di continuare, ma anche la voglia di non finire con due risultati negativi. E respingere l'idea «c'é ancora la Coppa Italia: Due volte, ora, ha aiutato la Juventus. Prima il suo disappunto ha fatto capire che le trattative per preparare un successore (Bordon) andavano condotte meglio, che l'uomo-Zoff meritava rispetta . Ora toglie ogni difficolta Tacconi, che sa di venire giocarsi le sue. carte in una grande squadra senza disagi E Dino è pronto ad aiutarlo, se accetterà di dare una mano al settore tecnico bianconero. Era 11 suo sogno, questo lavoro, per non staccarsi del tutto dal calcio. Non lo pensiamo solo più uomo d'affari, lo vogliamo ancora in mezzo a noi. Ha altri esempi da dare, cose da raccontarci. Bruno Perncca I
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