«Tragedia»
«Tragedia» «Tragedia» «Come nelle tragedie antiche, dice il preside del liceo classico di Potenza, Alvisi, la disperazione della grande sete meridionale ha momenti di irrazionalità, collettiva». Ciò che piti stupisce l'anzia¬ no insegnante è il comportamento dei pubblici amministratori che, in dieci anni, sempre hanno concesso lasciando agli uomini di Senise l'ostaggio gigantesco delia diga. Nella sete che opprime il Mezzogiorno, i settemila abitanti del paese spiano l'ultima cattedrale d'acqua, la percorrono in cortei, in processioni scomposte, domandando lavoro e benessere. Santovito, direttore dell'ente di irrigazione per la Puglia e la Basilicata, da Bari, è tornato a Senise. «Faremo come l'anno passato», ha .detto ai suoi uomini nella baracca del cantiere. L'acqua sarà rispedita nel letto del Sinni, supererà il blocco, poi, con un sistema di pompe, sarà immessa nella grande conduttura che corre verso il Salento. Ai piedi della muraglia in ferra battuta, i tecnici si sono mostrati d'accordo. Luigi Di Molfetta, il giovane ingegnere-che ha la responsabilità degli invasi, avrebbe voluto forzare la mano. Poi riflette: «Avrei dovuto chiamare 1 carabinieri per montare il "fondello"?.. Il 'fondello, è un enorme scudo d'acciaio. Giace accanto alla galleria n. 3.1 sindaci di Senise e delle ^comunità montane ne impediscono l'installazione. Tre metri di diametro, il coperchio d'acciaio è pronto a impedire che l'acqua si perda nell'antico letto del Sinni e corra verso terre assolate, piegate da un terzo anno senza pioggia. «Comunisti, democristiani, dice Di Molfetta, slamo in Italia, anzi nel Meridione, qui tutti sono d'accordo, cavalcano la tigre in cambio di un pugno di voti». Il giovane ingegnere appare sconsolato. Mostra l'invaso, illustra tecnologie e tecniche d'avanguardia, si prepara a ricevere una delegazione di scienziati di mezza Europa spediti da Bari, al termine di un convegno, ad ammirare l'ultima meraviglia italiana dell'ingegneria distato. La storia dell'invaso è punteggiata di ritardi e di sprechi. Nel 72 i proprietari espropriati incendiarono i progetti della diga esposti nel municipio. Nell'antico convento francescano, sventrato dal passaggio della statale 96, arse la disperazione. Il paese si chiuse: a chiunque fu impedito di entrare o di uscire. Un'assurdità, otto giorni inutili di assedio», ricorda Giuseppe Di Ponzio, segretario comunale. «Senise si era isolata dal mondo, ma nessuno si preoccupava: si evitava 11 paese, prendendo la 104 al bivio di Sant'Arcangelo». Due anni più tardi, Senise tornò a rinchiudersi. Lo sciopero generale andò avanti per un mese. Al bivio di Sant'Arcangelo fu bloccata la corsa ciclistica del Giro d'Italia che in quei giorni toccava la valle del Medio Sinni. Sempre, allora, si identificava la costruzione della diga con la siccità. «L'acqua della Luca nia andrà alla Puglia, dicevano i piccoli proprietari, slamo stati espropriati due volte, prima i terreni, adesso le acque». Barletta, proprietario di un'azienda di 14 ettari, vede, ancora oggi, un sopruso, nell'invaso destinato a dissetare terre lontane. «La nostra cittadina, osserva con insistenza, è considerata una colonia». E' sera. I sindaci tornano nella casa di guardia sul terrapieno del Sinni. Vengono da San Costantino Albanese, da San Paolo, da Noepoli, da Cersosimo. Un assessore arriva da Terranova del Pollino. Altri giungono da Chiaromonte e da Roccanova. Il Medio Sinnl e la Val Sarmento, oppressi dalla sete, vedono, nella diga che va avviata, il precipizio. «Andiamo a dare acqua a chi è vent'anni avanti a noi», dice Totaro, un giovane assessore di Senise. divario tra la California meta pontin a e l'arretratezza lucana avrà nuove crescite». Altri aggiungono: «L'acqua non parte senza risposte, chiediamo alla Puglia industrie e lavoro». Del mezzo miliardo di metri cubi d'acqua che a Senise considerano proprietà del paese, il Metaponto e il Salento non possono fare a meno. A Potenza gli amministratori della Basilicata tornano a incontrarsi con quelli pugliesi. Ci sono tutti e l'allarme per la siccità porta il presidente della Puglia a parlare di un «nuovo, integrale» sistema delle acque. Sulle acque del Sinni, si tace, come se l'invaso non esistesse, mentre qualche speranza è concessa ancora a Senise e al suo nucleo industriale «vuoto come un deserto, buono per le lucertole», come dice l'assessore Totaro.
Persone citate: Alvisi, Di Molfetta, Giuseppe Di Ponzio, Luigi Di Molfetta, Santovito, Totaro
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