«lo, invece, andrò a votare» di Alfredo Venturi

«lo, invece, andrò a votare» Una indàgine demoscopica realizzata dalla Bocconi attraverso la Doxa «lo, invece, andrò a votare» Per Giuliano Urbani, direttore del Centro studi e ricerche di politica comparata dell'Ateneo milanese, non è vero che un'alta percentuale degli elettori non si recherà alle urne - L'astensionismo, nell'ipotesi peggiore, sarà del 18%, un punto in più del '79 - Ma scheda bianca non vuol dire insoddisfazione politica: votanti e no danno lo stesso valore al funzionamento della democrazia - L'astensione sarà comunque più accentuata nelle aree metropolitane DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — SI, ci sarà astensionismo elettorale, ma non oltre i livelli di quattro anni fa, o appena dì poco oltre. Non ci sarà la straripante valanga del non-voto, che molti temono e moltissimi prevedono. Lo afferma, dati alla mano. Giuliano Urbani, che dirige alla Bocconi il Centro studi e ricerche di politica ■ comparata. «iVon è vero quel che si è letto qua e là — dice ancora il politologo — che quasi la metà degli elettori non saprebbe ancora per chi voterà, né se voterà». Questa incertezza, preélsa Urbani, riguarda al massimo il 28 per cento del corpo elettorale, con punte del 36 nelle aree metropolitane del Nord. Quanto ai veri astensionisti, quelli che il 26 giugno non andranno ai seggi, o vi andranno per annullare la scheda, o per depositaria bianca nell'urna, saranno tra il 16 e il 18 per cento in media nazionale. E' pur sempre una bella fetta di elettorato, visto che nell'ipotesi massima saranno quasi otto milioni i potenziali elettori che resteranno, appunto, elettori potenziali. Ma insomma l'esercito degli astensionisti non dilaga di molto oltre i livelli del '79. Allora fra schede bianche, schede nulle e certificati elettorali non utilizzati si arrivò al 17 per cento del corpo elettorale. Una percentuale senza precedenti nel nostro Paese, che tradizionalmente si compiace, i i i i se non altro, del suo massiccio presenzialismo elettorale. Un livello di cui 1 partiti, con qualche buona ragione, temevano quest'anno lo sfondamento inarrestabile. Ebbene, lo sfondamento non ci sarà, se non per un punto nell'ipotesi estrema. I dati u! cuali fa riferimento Giuliano Urbani sono usciti da uud ricerca demoscopica recentemente realizzata dal suo centro attraverso la Doxa. Un campione adeguatamente rappresentativo di duemila cittadini, le più sofisticate tecniche di sondaggio, destinate a vincere ogni tentazione di reticenza, Dunque, il 28 per cento degli elettori proclama la propria inquieta incertezza di fronte alla scelta del 26 giugno. Le tecniche demoscopiche permettono di scomporre facilmente questo insieme in alcuni sottoinsiemi. Un 10-12 per cento è rappresentato da incertezze che saranno superate in tempo, cioè prima della scadenza elettorale, e dalla reticenza di chi non ama rispondere direttamente all'in' tervistatore, ma lascia capire per altre vie che in politica ha le sue idee, e che queste idee finiranno con l'essere espresse da un voto. Resta un 16-18 per cento e la tentazione di definirlo il terzo partito italiano. Tentazione alla quale bisogna resistere: «£' impossibile è scorretto dal punto di vista scientifico scorgere nel fenomeno un segno politico; dice Urbani. Insomma: sono tanto molteplici, cosi disparate le motivazioni della scelta astensionistica che essa non definisce affatto un corpo omogeneo. Il partito della scheda bianca, di cui tanto si parla, semplicemente non esiste. Alcune fra le motivazioni del non-voto, osserva Urbani, possono addirittura essere considerate di segno positivo per la democrazia. Infatti «sii astensionisti aumentano perché diminuisce la posta in gioco, perete joartefeglielettpri sente che ormai non sono'più in discussione"ìe basi istitustonali della democrazia: Si parla di blanda stimolazione al voto: è qualcosa che assomiglia al «consenso passivo» di larga parte dell'elettorato americano, tradizionalmente non molto assiduo alle urne. La ricerca demoscopica coordinata da Giuliano Urbani smentisce un'altra identificazione diffusa; quella della scheda bianca come manifestazione di generale insoddisfazione politica. Agli intervi¬ smmIm stati è stato chiesto di esprimere un voto sul funzionamento della democrazia In Italia, su una scala compresa fra 0 e 100, rispettivamente il minimo e 11 massimo di soddisfazione. Ora, è vero che gli astensionisti hanno dato un voto bassissimo, 40, ma è anche vero che questo voto è appena di un punto inferiore a quello (41) che danno al funzionamento della democrazia nel nostro Paese gli italiani nel loro complesso. Morale: slamo tutti politicamente insoddisfatti, ma a stragrande maggioranza diamo ancora credito ai partiti. Altro mito sfatato da questa ricerca: l'astensionismo giovanile. C'è anche questo, si capisce, ma non in misura superiore all'astensionismo medio misurato senza considerazioni di età. Questa indifferenziata presenza giovanile, avverte Urbani, rientra in una tendenza già registrata, e non soltanto in Italia, ma nell'intera Europa occidentale: 'L'omologazione delle classi di età in reiasione ai comportamenti politici sui grandi temU. Se non esiste il partito degli astensionisti, non esiste nemmeno il partito del giovani. Cosi come non esiste il partito del socialmente scontenti: la scheda bianca non mostra infatti radici significative nell'insoddisfazione soclUe. I da- ti rivelano infatti che lo scontento sodale, esattamente come lo scontento politico, è espresso in modo sostanzialmente affine dalla massa del votanti e da quella degli astensionisti. E' dunque questa una massa amorfa, priva di caratteristiche proprie oltre il fatto di votare in bianco? No, qualche caratteristica è stato possibile individuare, dice Urbani. Per esempio, gli astensionisti sono politicamente più apatici della media, insomma s'interessano meno di politica, inoltre vi prevalgono le donne. Viene smentita la previsione di un preciso e massiccio astensionismo di sinistra: prevale piuttosto fra le schede bianche 11 segno moderato. Infine, analogamente a quanto si è visto a proposito dell'incertezza sugli orientamenti di voto, 11 fenomeno è più appariscente nelle aree metropolitane del Nord, dove potrebbe superare il 22 per cento. Alfredo Venturi

Persone citate: Giuliano Urbani, Urbani

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano