Tombe italiane di Fabio Galvano

Tombe italiane I Tombe italiane I (Segue dalla l'pagina) Una trentina di «giovani pionieri» con i fazzoletti rossi al collo facevano ala, martedì, quando l'ambasciatore Migliuolo, che era stato solennemente ricevuto alla provincia e pòi accompagnato dal presidente Slnitsktj, ha deposto le corone, affiancato dal primo segretario dell'ambasciata Stefano Benazzo e, in rappresentanza delle forze armate, dall'addetto navale comandante Vincenzo Pellegrino. E' stato un momento di sentimenti e di ricordi. Sugli italiani di Glubokoe esistono molte testimonianze. Ecco 1 diari di Jurij Sobolcvskl], partigiano bielorusso, conservati in un archivio di Minsk: »2 gennaio 1944 — si legge —. Sono arrivati un migliaio o forse più di italiani disarmati. Si dice che li manderanno a lavorare». E lavorarono, nel villaggio di Beresveche che dista tre chilometri per fare sbarramenti anticarro, fortini, un nuovo tronco ferroviario. 'Ogni giorno morivano centinaia di uomini a causa della fame, del freddo, delle malattie e del lavoro eccessivamente gravoso — ricor da il giornalista sovietico Vi ktor Mlchailov, che, sull'argomento ha anche scritto 15 anni fa un libro —. Molti cadave ri, d'inverno, venivano accatastati sul lago ghiacciato accanto al monastero». »A Glubokoe —conferma un Ingiallito giornaletto della brigata partigiana Suvorov, in data 17 gennaio 1944 — ci sono circa mille prigionieri italiani 'Muoiono ogni giorno a deci ne», »Piii di una volta — testi montò a Mlchailov una contadina, Irina Savitskaja — li ho visti, tornando dal lavoro, mangiare erba e ranocchi» Tagliavamo in quattro le poche coperte — ricorda Marija Kapshui. oggi pensionata — le davamo agli italiani». Il tifo e la malaria si aggiungevano al freddo, alla fame, al plotone d'esecuzione. Sei italiani furono fucilati e poi bruciati nella cappella della chiesa, ma in seguito sepolti dalla po¬ pfvvsCl a o o i i , ¬ polazione locale. Venti altri furono visti su un camion avviato verso il villaggio di Lavrinovok: arrivati nella foresta, furono uccisi. Il comandante partigiano Choknev raccontò a Mlchailov di aver visto nell'estate del 44, in una cava fra i villaggi di Znlanka e Novinki, 1 resti di italiani che ancora indossavano le loro divise. E poi la testimonianza decisiva, resa molti anni fa da un tale Kuchto: Dopo la liberazione di Glubokoe ho partecipato alla riapertura delle fosse dei prigionieri fucilati nel bosco di Borok. In una vi erano i cadaveri di soldati in divisa italiana Altri 588 civili sovietici — uomini, donne, bambini — f uro- no uccisi con duecento Italia ni (giugno 1944) nel bosco ac canto al Sovchos Chodorovka e sepolti in cinque fosse: nessun riconoscimento, per la mancanza di qualsiasi oggetto, fu possibile. Tutta l'Urss è un cimitero, e la Bielorussia lo è forse più di altre regioni. Ma viaggiando fra Minsk e Glubokoe, in un alternarsi di dolci pendii, foreste di betulle e prati verdi non si ha l'impressione di calcare terre Insanguinate. Finché in una radura appare la sconvolgente geometria di Shunevka, dove muretti bassi segnano il perimetro delle isbe incendiate e all'interno di ognuna una modesta lapide ricorda, uno per uno, i morti di quella casa. E poco distante, a Katyn (stesso nome, ma non è quella dove furono trucidati migliala di ufficiali polacchi), altri perimetri - bassi ricordano 1 230 morti di quel -villaggio, e in ognuno una piccola campana suona a morto, gettando brividi sulla distesa di 183 lapidi nere, una per ciascuno del villaggi bielorussi distrutti dai nazisti, in memoria dei 2 milioni 320 mila abitanti di quella repubblica (circa uno su quattro) morti durante la guerra. Una fiamma arde davanti a tre betulle che simboleggiano l'eternità della vita: anche qui l'ambasciatore Miglluolo ha deposto un fiore con il nastro tricolore. Fabio Galvano

Persone citate: Irina Savitskaja, Jurij Sobolcvskl, Marija Kapshui, Migliuolo, Stefano Benazzo, Suvorov, Vincenzo Pellegrino

Luoghi citati: Bielorussia, Italia, Katyn, Minsk, Urss