Il sogno innocente di Utrillo

Il sogno innocente di Utrìllo ALLA MOSTRA DI PARIGI, NEL CENTENARIO DELLA NASCITA Il sogno innocente di Utrìllo Ritorna il pittore «maudit» dei vicoli sinistri e sbilenchi, dei muri scrostati duna Montmartre senza volti • Strappato alle osterie, fu imprigionato dalla celebrità tra stormi di mercanti e bande di falsari - La forte figura della madre, prima modella poi pittrice, e l'ossessione, fino alla morte, di non conoscere ii proprio padre • Il felice «periodo bianco», prima che il successo lo travolgesse DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE '. PARIGI — Utrillo avrebbe cent'anni. Possiamo toccarlo allungando la mano nel tempo alle nostre spalle. Eppure è molto lontano come uomo e pittore. Ci separa la sua immensa ingenuità. Tra noi e lui c'è il suo candore di maudit, come si diceva una volta, tanti anni, secoli fa, quando le tele di Utrillo erano atta moda. Per celebrare il centenario, in un elegante, raffinato museo di Parigi, il Jacquemart-Andri, è stata allestita una mostra retrospettiva del pittore dei vicoli sinistri e sbilenchi, dei marciapiedi vacillanti, dei muri scrostati, dette casette decrepite di una Montmartre senea volti. In una cornice non troppo lussuosa ma non abbastanza sobria, sono esposti i monotoni, ostinati paesaggi in cui il bianco è il colore dominante e in cui un brutto santuario,' 12 Sacre Coeur, disegnato e ridisegnato con sdilinquito rispetto, diventa una cattedrale suggestiva. L'ambiente del JacquemarU André non si addice a Virilio. Le sue opere ci stanno a disagio, come lo sono, a disagio, in questo nostro scorcio di millennio. Ma questo è stato il destino dell'autore, anche da vivo. Ha sempre avuto cornici sbagliate, prima come uomo e poi come artista. Il successo lo ha toccato, travolto, infastidito, nel 1919, quando i bassifondi erano in voga nella letteratura. Appena i suoi quadri hanno attirato stormi di mercanti e legioni di acquirenti e bande di falsari, subito la singolare luminosità si è spenta nelle sue tele ricche di ioni organizsati su poveri disegni. Tele che erano come spalmate di gesfo. Arrivato il benessere, trovata una cuccia familiare, la trance dell'alcolizzato si è spogliata dell'ispirazione dell'artista. La famosa «période bianche» è finita. Ed è durata poco' tempo. Il bianco'.di Utrillo si è smorsa to ed è stato invaso da colori compatti e via via sema anima. Per bere Strappato alle osterie di Montmartre e imprigionato nell'universo borghese dalla celebrità, gli è rimasta l'angoscia senea la disperazione. All'inizio dipingeva per bere, poi beveva per dipingere. I suol quadri col tempo sono diventati molto simili alle cartoline cui si ispirava. Il suo amico Modigliani morì a 35 anni nella povertà, senza conoscere il successo, lasciando un'opera incolume. Utrillo mori a 72 anni, tra una moglie ingioiellata e as- salante e mercanti in Cadillac, in una villa ovattata, e in un delirio mistico, tra santini e crocifissi. Come pittore ha vissuto un quarto di secolo di troppo. Si è parlato di lui più per il suo dramma umano che per la sua pittura. Con discrezione, senza calcare troppo la mano, anche chi. ha allestito la mostra e ha preparato lo. smilzo catalogo punta sul biografico. Era inevitabile. Ed è piacevole, perché sulla prima parete troviamo un Renolr eccezionalmente uscito dal museo del Jeu de Patirne. E' La danse à la ville. La romantica ragazza in abito bianco con strascico, e la mano guantata languidamente appoggiata sulla spalla del cavaliere in frac, è la Terrlble Marie madre di Maurice Utrillo. Del volto dell'uomo si vede soltanto il ciuffo nero sulla fronte ampia, il resto è nascosto dalla capigliatura della ragazza. Il quadro della fanciulla in bianco e del cavaliere senza volto, collocato all'inizio della mostra, ricorda che Utrillo non conobbe mai il nome del padre, e che fu dominato, lacerato dalla gelosia per la madre passionale e geniale: Marie Clementine Valadon, prima saltimbanco, poi modella e amante di pittori celebri, e infine pittrice a sua volta con il nome di Suzanne Valadon, ammirata da Degas. ■ Suzanne ■ A la modella ritratta in più atteggiamenti da Puvis de Chavanne in Le bois sacre cher aux arts et aux muses», e posò per-Renolr e per Toulouse-Lautrec,e per molti altri artisti nella Parigi di fine secolo. In alcune biografie romanzate tessute attorno all'infelice Utrillo è stato scritto che forse era il figlio di Puvis de Chavanne, in altre che era nato da amori materni meno famosi. Quelle paternità annunciate e smentite negli ateliers di Montmartre, e più tardi commentate, ricostruite e corrette sui giornali popolari, hanno probabilmente ossessionato Utrillo fino alla morte. Ma più ancora lo tormentò forse il fatto che la madre avesse detto con franchezza che neppure lei sapeva chi fosse il padre del suo unico figlio. Le passioni di Suzanne, gridate e sceneggiate, hanno ritmato l'infanzia di Utrillo. Quella per Toulouse-Lautrec, che aveva lo studio al terzo piano nella stessa casa della Valadon, fu una delle più agitate. Suzanne.tentò o simulò un suicidio nel vano tentativo dt farsi sposare dal pittore già noto. Il piccolo Utrillo, tra gli eccitati andirivieni della madre, strappava ì quaderni e gettava piatti e vasi dalla finestra. Dall'apatia In un conosciuto quadro di famiglia dipinto da Suzanne Valadon si vede lei, l'artista, con la mano appoggiata sul petto, tra la vecchia madre, ex lavandaia, e il suo secondo marito, Utter, ex impiegato della centrale elettrica della Avenue Trudaine, poi diventato pure lui pittore. Davanti a Suzanne c'è Utrillo trentenne, melanconico, sognatore annoiato, con la barba e il sopracciglio neri, e lo sguardo fisso. La madre lo ha messo al posto tradizionalmente riservato ai bambini. Utrillo aveva allora l'età di Utter, il nuovo sposo, e stava concludendo il 'periodo bianco», il più felice nella sua vita di pittore. Una decina di anni prima aveva preso in mano il pennèllo per ordine | del medico e per imposizione p infelicità, della madre. Diciottenne era alcolizzato e bisognava pur occuparlo per strapparlo all'apatia. Lo stile della Valadon era duro, con neri e rossi decisi, e era ispirato alle opere di Oauguin. A lei interessavano le figure, i nudi e le nature morte. C'è un autoritratto, nella mostra parigina dedicata al figlio, che Renoir e Depot apprezzarono e che segnò l'inizio della sua carriera di pittrice, a diciotto anni. Ed è un autoritratto quasi virile. E' del 1883, anno di nascita di Utrillo: è difficile riconoscervi la modella, femminile e sensuale, che si ammira in quadri famosi, e nelle molte fotografie dell'epoca. La Valadon si vedeva o si voleva cosi. E così si ritraeva. Il figlio dipingeva invece soltanto angoli di strada, tetre piazze di Kontmagny e di Montmartre, municipi insignificanti, facciate di cattedrali spesso viste non nella realtà o su stampe sofisticate, ma su cartoline illustrate comperate per due soldi dal droghiere o dal tabaccaio. La sua indifferenza per i morivi era totale, e sceglieva i più banali e l più quotidiani. Negli ospedali psichiatrici di Sannols. di Villejuif, di Aulnay-sous-Bois, dove fu internato sempre per alcolismo, dipinse con accanimento. Dipinse anche le pareti di un gabinetto in un'osteria di Montmartre (e la proprietaria gli fece cancellare i paesaggi con la benzina), e sui muri di una prigione (e questo gli costò una multa). E'un ardore che fa pensare per un istante a Van Gogh. Soltanto per un attimo però. Perché, come scrive André Chastel, Van Gogh aveva piena coscienza del suo dramma, mentre in Utrillo il gesto di dipingere non è accompagnato da alcun commento, da alcun pensiero esplicito. Il figlio della Valadon esprimeva col pennello la sua innocenza acquisita nel profondo della Bernardo Valli UtriUo al lavoro. Accanto: Suzanne Valadon, «Ritratto di famiglia: Maurice Utrillo, la nonna, Suzanne Valadon e Andre Utter»

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