Alla ricerca di isole selvagge nella Laguna di Venezia di Cinzia Sasso

Alla ricerca di isole selvagge nella Laguna di Venezia Alla ricerca di isole selvagge nella Laguna di Venezia PICCOLE e sperdute, misteriose e bellissime, silenziose e abbandonale, sono trenta, forse più, le isole che fanno da corona a Venezia, perse nel silenzio della laguna e nel suo odore di salso, Chi non sopporta la calca, le comitive chiassose, le calli intasate, i ristoranti sempre troppo affollati di Venezia, può farne meta di un weekend romantico, di una fuga ecologica,, di una ricerca naturalistica.. Basta una barca, una carta nautica in vendita a tremila lire, qualcosa da mangiare: non si sa mai, può essere che le poche osterie delle Isole, avare di clienti, abbiano già chiuso. Chi di remi o vele proprio non s'intende, può affidarsi al barcaiolo: al ponte dei tre archi, da Giampiero Busa, per 13 mila lire all'ora, si possono noleggiare «topette- di legno con un motorino a sei cavalli. Oppure, allo Squero di San Trovaso, da Luigi Seno, stesse barche a 8 mila lire l'ora, o 50 mila al giorno. Sconsigliato, invece, il motoscafo della Coperai iva «Serenissima»: è comodo, il pilota è gentile, ma per fare un giro bisogna essere\ alméno in dieci e il vociare ' della gente, il rumore del motore, non vanno d'accordo con il grido dei gabbiani.né con lo sciacquio lento dell'acqua nei canali. A parie Furano. Murano, Torcello (in questa stagione Iroppa gente) ci sono Le Grazie, San Servolo, San Clemente, San Lazzaro degli Armeni. Sedi, le prime tre. di ex ospedali psichiatrici'e per malatlie infettive. San Clemente, ora, ospita la base della scuola vela dei Glénans, mentre a San Lazzaro, giusto di Ironie al Lido, vivono una diecina di frati: campanile a pagoda; orti ben squadrati e coltivati; una biblioteca storica frequentala, ai tempi, aneli e da Lord Byron; una tipografia che stampa in 36 lingue, da dove partono lesti Fri armeno per tulle le comunità sparse nel mondo. Ma il patrimonio' più . esclusivo della laguna è la natura. La pace, la quiete, il fruscio dei remi sulle onde, la calma dell'acqua, .1 verde improvviso delle isole, i co- . lori del cielo, le barene grigio verdi, le canne gialle, le grida degli uccelli. Per trovare tutto questo bisogna Infilarsi nei canali, Il paesaggio è spezzalo sonatilo dalle brlcole, pali di legno incrociati fra loro, tre atre, che spuntano dall'acqua: . sono ventimila, e segnano il percorso dei canali navigabili, insegnano a districarsi tra le secche, indicano la rolla per raggiungere isolotti e casoni. Cinquecento chilometri quadrati di acqua salmastra, qua e là fazzolctli di terra dove non vive più nessuno: l'isola di San Secondo era sede di uno splendido convento, ora la sua darsena è inaccessibile per i rifiuti. San Giorgio in Alga, nel canale di Pusina,' conserva edifici diroccati, con bei portali e statue di marmo. Sant'Angelo della Polvere era un monastero di monache, adesso ridotto a quattro costruzioni cadenti. Il Lazzaretto Vecchio, un tempo ricchissimo di fabbricati, oggi è un canile. A San Giacomo in Paludo, dove nel '75 la Biennale organizzò spettacoli teatrali, i ladri si sono portali via persino le tavole dei pavimenti. Si può continuare con la Madonna del Monte. Il Lazzaretto Nuovo. La Certosa, 16 ettari di prato e bosco fitto attraversati da sentieri. . Santo Spirito, cinta di mura, e una volta ricca dei di, pinti di Tiziano, Palma il ■Vecchio e Giuseppe SalviaI ti. E ancora San Tomaso Borgognoni. S. Arian, la : Cura, le Saline, Buel del LoI vo, Sant'Andrea. Oppure I Tessera, che spesso appara I sui quotidiani nelle lnse • zioni «A.A.A. Vendesi». I Santa Cristina, dove tra il verde si mimetizza una villa faraonica. Infine la Carbonera: nella cavana marciscono le barche dei ricchi tedeschi che, anni fa, l'avevano acquistata, per darvi esclusive feste notturne. Dove sono parlili gli uomini, son tornati gli animali. La zona più varia; per chi ama vedere o fotografare la natura, è quella della laguna Sud. Raggiunto il porlo di San Leonardo dal canale di Malamocco e visti i resti dei casoni di Ca' Torson di Sopra. Ca' Torson di Sotto e Valle Zappa; visitati Primo Poste e Mille Campi, non rimane che attendere. Si vedono In volo e a terra cavalieri d'Italia e anatre selvatiche, marzaioli, germani reali e mestoloni. L'airone rosso, l'airone grigio, la garzetla, la nitticora, il voltolino, vivono invece alle foci del Dose e dove scorre 11 Bile, dalla parte opposta della laguna, vicino a Torcello. I casoni sono costruzioni grandissime, che servono da rifugio e ristoro per cacciatori e pescatori: all'imbocco del canale di San Felice, maestoso sulla barena asciutta, c'è ii Montiron, bianco come una casa messicana, attorno un tappeto viola di astér tripolium in fiore. Volendo, dopo aver approfittato del focolare, ci si può anche dormire: costa nulla, basta lasciare tutto in ordine come si fa nei ri1 ugl al] lini. Hemingway, che la laguna amava, l'ha conosciuta e descritta, preferiva fra tutte, la Val di Ca' Zane e la Valle Doga, la più estesa, a pochi minuti di barca dal Montiron. La tristezza dei colori, la malinconia dei silenzi, non nascono soltanto dal paesaggio: strette tra abbandono e privatizzazione, le isole della laguna hanno una vita ben difficile. Il Touring Club vuole in concessione Poveglia; il Centro turistico studentesco e l'Università di Ca' Poscari hanno chiesto di poter riattivare Sacca Sasseola; il Wwf, insieme a Italia Nostra, intende costruire un museo e una zona di tutela ambientale a Lio Piccolo; un consorzio di costruttori svedesi sta lavorando per' un centro culturale a San Servolo. La Venezia dei turisti e di Piazza San Marco, vista dalle isole della laguna, sembra lontanissima. Nelle isole abbandonate, nei casoni dimenticati, non si vedono gondolette di plastica né cavallucci marini in vetro soffiato. Ma le isole, lentamente, vanno in malora e nessuno se ne cura. Cinzia Sasso Pi