Quando dormiamo continuiamo a vivere una vita più istintiva di quella da svegli

Perché nel sonno affiora l'universo dell'istinto Perché nel sonno affiora l'universo dell'istinto Quando dormiamo continuiamo a vivere una vita più istintiva di quella da svegli dovuto alla messa in funzione di circuiti che operano nel sistema nervoso centrale. Le stesse strutture che producono il sonno sono in grado di inibire attivamente la motricita e gli altri sistemi responsabili dello stato di veglia. Una caratteristica essenziale del comportamento istintivo è anc'ie il suo svilupparsi secondo due fasi: la fase appetitiva e la fase uonsumatoria. La prima è preparatoria rispetto alla seconda. Nella vita da svegli consiste in una serie di comportamenti che rendono possibile l'attuarsi della seconda fase, ad esempio la ricerca attiva del cibo per soddisfare il bisogno di mangiare o la ricerca del partner per accoppiarsi. La fase appetitiva dipende da cause interne (ormoni, stimoli endogeni o autonomi generati nel sistema nervoso, stimoli motivazionali) e da cause esterne (stimoli sensoriali specifici, presenza dell'oggetto del bisogno istintuale). La fase consumatoria comporta la soddisfazione del desiderio istintuale e ha in sé la possibilità, di estinguersi. Il sonno presenta un quadro eiettrof istologico e comportamentale tale per cui è possibile riconoscervi fasi appetitive e fasi consumatorte che si alternano ritmicamente in una successione caratteristica e regolare per ogni individuo che inizia all'addormentamento e finisce al risveglio. Le fasi appetitive sono rappresentate dalle fasi di sonno sincrono non-Rem (in cui i neuroni corticali pulsano all'unisono sotto il controllo di un segnapassi localizzato nel talamo e mancano 1 movimenti degli occhi), mentre le fasi consumatorie sono rappresentate dalle fasi desincronizzai e o Rem (caratterizzate da movimenti oculari rapidi e da un pulsare asincrono dei neuroni Acceptable Daily Intake) di 0,7 milligrammi di sostanza per chilogrammo di peso corporeo. Secondo tali disposizioni un individuo di 70 chilogrammi potrebbe quindi assumere quotidianamente circa 50 milligrammi di metabisolfiti. Un altro ricercatore americano, Donald D. Stevenson, ha pubblicato nel luglio del 1981 un articolo sul «Journal of Allergy and Clinlcal Immunology» in cui faceva il punto sul «consumo» giornaliero di metabisolfiti negli Stati Uniti: se¬ corticali). Un altro aspetto del comportamento sonno che ne conferma i caratteri Istintuali è 11 suo intervenire come «attività di spostamento». Questa è un'attività che gli animali mostrano in certe condizioni e che può associarsi al sonno, ad esempio il beccare ripetitivo del piccioni o alcune azioni stereotipe e ripetitive osservabili nel comportamento di varie specie. Nel-1 l'uomo è nota la comparsa di sbadigli che tradiscono un desiderio di dormire e isolarsi di fronte a frustrazioni di ogni tipo. Basta osservare una scolaresca du¬ condo la sua indagine un individuo Ingerisce in media da 2 a 3 milligrammi di .metabisolfiti, mentre 1 consumatori di vino e birra avrebbero un apporto ulteriore variabile dai 5 al 10' imilligrammi giornalieri. Se il primo dato riportato non è particolarmente significativo in quanto negli Stati Uniti si usa in genarale trattare 1 vegetali con soluzioni di metabisolfito di potassio (pratica che da noi non trova riscontri), la seconda indicazione merita qualche riflessione. rante una lezione in cui vengono trattati argomenti • che essa non riesce a seguire. Il sonno può essere considerato un'attività di spo-stamento che si accompagna a una riduzione dell'attenzione e a un restringimento del campo di co-' scienza. Risvegli ottenuti in laboratorio in individui durante le varie fasi del sonno permettono Inoltre di avanzare l'ipotesi che l'attività mentale, durante le fasi di sonno sincrono senza movimenti oculati, sia impegnata a raccogliere degli elementi della realtà percetti¬ La tradizione enologica e il consumo di vino hanno sicuramente in Italia un peso maggiore che non negli Stati Uniti; altrettanto antica è l'abitudine di impiegare anidride solforosa nel procedimenti di prepara-: zlone di botti, tini e vasche' (soliRazione) e come conservante, anche se a dosaggi modesti. In attesa di dati precisi e più significativi da! punto di vista statistico, va le la pena di ricordare che la via per minimizzare i rischi di qualsiasi tipo di ad¬ Mauro Mancia ditivo passa attraverso il miglioramento tecnologico degli impianti e la promozione della ricerca di base e applicata. Nel settore enologico qualcosa è stato fatto ' e molto si sta facendo: è già stata introdotta, ma non resa obbligatoria, la pastcrizzazione in luogo della solfltazione. Rimane pur sempre il fatto che l'anidride solforosa è il solo conservante che figuri nell'elenco dei gas tossici I David Hulme

Persone citate: David Hulme, Donald D. Stevenson, Mauro Mancia

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti