In casenna comanda il tecnocrate di Aldo Rizzo

Come cambia il nostro esercito Come cambia il nostro esercito Incasenna comanda il tecnocrate GLI italiani stanno riscoprendo le loro Forze armate. Ciò accade per motivi diversi: il ruolo dell'esercito dopo il terremoto del 1980, un impulso che parve decisivo a quella macchina dei soccorsi, della cui preparazione ed efficienza tanto si discusse; i successi dei carabinieri (oltre che delle forze di polizia) contro il terrorismo; le spedizioni pacifiche, ma pur sempre rischiose, tra 1 contendenti del Medio Oriente... Segnali eterogenei, ma convergenti, di un nuovo interesse e di una nuova attenzione verso un corpo dello Stato reduce (perché non dirlo?) da una lunga fase di emarginazione, quanto meno psicologica, dopo le tragiche disavventure della seconda guerra mondiale. Ma se l'-emarginazione», fortunatamente, è finita, non per questo i problemi delle Forse armate italiane possono dirsi risolti, o anche solo avviati a soluzione. Anzi, proprio l'accendersi dei riflettori mette in luce difficoltà, ritardi, carenze di tipo storico e strutturale. Se c'è una spinta a una nuova immagine e a una nuova efficienza, ci sono anche ostacoli oggettivi e profondi sulla via di un rinnovamento effettivo ed organico. Un giornalista che sa di strategia e di sociologia, non solo militare, Piero Ostellino, e un ex generale passato agli studi politico-strategici in prestigiosi istituti internazionali, Luigi Caligaris, hanno «fotografato» questo momento complesso e cruciale del sistema militare italiano, sullo sfondo di un Paese •che accenna anch'esso a cambiare, ma in modi Incerti, e che ha comunque bisogno di un più aperto e lineare rapporto con le sue Forze armate, oltre le vecchie reticenze e 1 vecchi complessi. La tesi di fondo di Ostellino e Caligaris è che i militari italiani vivano, tutto sommato, una crisi d'identità, tra l'immagine classica del «guerriero-, che nessuno più gli riconosce, e quella moderna del «tecnocrate», che nessuno gli riconosce ancora. Una crisi che non è solo italiana, ma. che in Italia acquista dimensioni più gravi o più acute per le note ragioni . storiche e per quella sorta d'imbarazzo, che la nostra classe dirigente continua a provare, a differenza di altre, davanti alla definizione di una «politica militare», in tutti 1 suoi aspetti. La conclusione degli autori è che, se è difficile e anche erroneo forzare il dilemma tutto in un senso o tutto in un altro, per la complessità stessa della professione militare nella società moderna, è pur sempre vero che le Forze armate hanno una loro intrinseca e ineliminabile «atipicità», che va riconosciuta e anche, nei modi opportuni, tutelata. Vuol dire che, nell'ambito stretto del sistema democratico, cioè assicurando controlli trasparenti, va rispettata la logica propria del sistema militare, che è quella di produrre efficienza («operatività») e sicurezza, al servizio di una strategia nazionale, che peraltro è essa stessa carente. In un esame dettagliato (forse un po' troppo per il lettore non specialistico) dei problemi irrisolti, gli autori pongono in primo piano soprattutto il rapporto tra volontari e soldati di leva, troppo sbilanciato a danno dei primi, cioè dei «professionisti», e l'insufficiente coordinamento tra le singole forze. Ammettono che qualcosa si sta finalmente muovendo, ma sostengono la necessità di una più ampia e incisiva «riforma». Un libro che ha 11 merito, in ogni caso, di riproporre la «questione militare» nei suoi termini più concreti, fuori dalle retoriche d'uso, di un segno o di un altro. Aldo Rizzo Piero Ostellino, Luigi Caligaris, «I nuovi militari», Mondadori, 313 pagine, 14.000 lire.

Persone citate: Caligaris, Luigi Caligaris, Mondadori, Ostellino, Piero Ostellino

Luoghi citati: Italia, Medio Oriente