A morte l'anarchico voleva uccidere Mussolini
Giuseppe Fiori ricostruisce il caso Schirru Giuseppe Fiori ricostruisce il caso Schirru A morte l'anarchico voleva uccidere Mussolini CINQUANTADUE anni fa, il 28 maggio 1931. i giornali italiani davano in due righe una notizia che passò probabilmente inosservata presso lettori inondati dall'esaltazione del duce e dalie ininterrotte 'Vittorie- del regime fascista: Michele Schirru, un anarchico sardo sorpreso dalla polizia mentre stava per attentare alla vita di Mussolini, era stato condannato a morte dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato e immediatamente fucilato. Ma tutta la stampa dell'emigrazione italiana antifascista fece di Schirru un simbolo della lotta alla dittatura che da dieci anni aveva conquistato la penisola. L'Avanti! di Parigi scriveva: «Nessuna riserva vogliamo formulare sul gesto di cui l'accusa attribuì a Schirru l'intenzione. Di fronte al fascismo, che di tutte le infamie si è macchiato, qualunque gesto non è che legittima difesa». La vie prolétarlenne, comunista: «...Noi comunisti sappiamo che il metodo di Michele Schirru non è il metodo efficace, capace di dare dei gravi colpi all'avversarlo... Ma noi. partito del proletariato, salutiamo questa nuova vittima del fascismo, vittima eroica che ha gettato la sua vita nella lotta per la libertà della popolazione lavoratrice d'Italia». E la Libertà della Concentrazione antifascista di Parigi che raggruppava repubblicani, socialisti riformisti e Michele Schirru giellisti: «Dinanzi all'olo-' causto. si spegne ogni riserva legittima sul metodo. Non resta che il rispetto del sacrifizio... Schirru è morto per la libertà». Ma chi era veramente Schirru? E che cosa era successo tn quell'anno buio per l'opposizione antifascista, dilaniata al suo interno da gravi contrasti, gravemente colpita, dall'azione capillare ed efficace dell'Ovra, la polizia politica speciale che Mussolini aveva voluto contro gli oppositori in Italia e all'estero e che stipendiava centinaia di agenti infiltrati nelle organizzazioni antifasciste? A questi interrogativi, la storiografia aveva risposto La rottura con Mosca vista da Galluzzi e un militante di base., w, ■ ■ ■ ■ •• ■ ■ ■ ' — ' solo in parte e non specificamente per l'episodio di Schirru ed è ora merito di Giuseppe Fiori, l'autore della non dimenticata Vita di Antonio Gramsci, offrirci una ricostruzione completa e attendibile di tutta la vicenda nel suo volume L'anarchico Schirru. Fiori non si limita a rievocare il processo-beffa che ebbe luogo davanti ai Consoli della Milizia che componevano il Tribunale Speciale ma al contrario compone un profilo biografico ricco e interessante del protagonista e insieme uno spaccato dell'atmosfera trapica e amara dell'Italia mussòliniana a cavallo degli Anni Trenta. NONOSTANTE il relativo oblio In cui sembra essere caduto —probabilmente in conseguenza del generale orientamento «antiumanistico» della cultura attuale — l'esistenzialismo continua ad essere ben radicato nella nostra mentalità; ovunque, per esempio, si parli di etica e di interpretazioni generali della vita, esso rimane il punto di riferimento essenziale, forse anche perché dopo la filosofia dell'esistenza nessun altro pensiero si è più presentato con le stesse ambizioni di radicalità e globalità. Questo vale anche per le questioni riguardanti la salute e la malattia mentale; nella definizione della salute e della malattia mentale, le categorie che si adoperano più spesso sono quelle di progetto, apertura al futuro, comunicazione e slmili, tutte improntate decisamente dall'esistenzialismo. Il ritratto di Schirru ci restituisce la storia di un giovane cresciuto nella tradizione anarchica italiana e internazionale, profondamente teso a una milizia politica che non ammetteva incertezze e deviazioni, ma nello stesso tempo capace di sentimenti teneri e di grandi slanci, amante della vita e del lavoro..Un uomo che riteneva (e non era il solo, a parte gli anarchici, nell'opposizione antifascista) che la morte del dittatore sarebbe stata la miccia necessaria, e sufficiente per spingere gli italiani a ribellarsi e ad abbattere la dittatura: per questo egli era disposto a sacrificare la propria vita e la propria famiglia (aveva una moglie che amava e due figli). Fiori, con il suo racconto preciso ed essenziale, dimostra in modo convincente che Schirru fu arrestato quando nulla aveva ancora fatto per portare a termine quella che era la sua intenzione e fu condannato a morte (cosa aberrante) solo per quella intenzione. Si può dire addirittura, alla luce dei documenti ritrovati, che l'anarchico stesse per desistere da un progetto che aveva molta difficolti a realizzare. Ma a nulla valsero gli argomenti della difesa in questo senso. Il capo della polizia, Bocchini, per ordine di Mussolini, utilizzò l'intenzione dell'attentato come una nuova, terribile prova delle macchinazioni sanguinarie dell'antifascismo. Triste a dirsi: in quell'occasione, la stampa italiana diede una prova esemplare del punto avvilente a cui giunge l'informazione sotto la dittatura. Ci son voluti piii di quarantanni perché l'opinione pubblica italiana potesse farsi un'idea precisa di quel che realmente avvenne nella primavera del 1931. Nicola Tranf agita Giuseppe Fiori, «L'anarchico Schirru», Mondadori, 260 pagine, 12.000 lire. Il merito dell'ultimo libro di Michele Torre — uno psichiatra che, ormai da diversi decenni è stato in Italia un pioniere dell'.applicazione» dell'esistenzialismo alla psicopatologia — è proprio quello di presentare una teoria complessiva della salute e della malattia mentale alla luce di categorie francamente esistenzialistiche come quelle di possibilità e di progetto. Esistere significa progettare, cioè trascendere lo stato di cose dato verso un ■ nuovo ordine. Nel suo progettare, il soggetto incontra difficoltà ed ostacoli; quando gli ostacoli appaiono insormontabili, egli può cercare di riorientare il proprio progetto in direzioni diverse; oppure può reagire patologicamente, attraverso le vie della malattia: i sintomi che costituiscono la malattia mentale sono i modi in cui 11 soggetto che si rifiuta di prender atto delle cause Lettera
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