Dall'albergo bianco all'Ararat

Dall'albergo bianco all'Ararat Dall'albergo bianco all'Ararat Sull'onda del successo dell'«Albergo bianco», appena tradotto in Italia da Frassinella D. M. Thomas lancia in America, Inghilterra e Francia un altro suo romanzo, «Ararat», anch'esso costruito a sca- ' tolc cinesi, attraverso l'intreccio di storie e forme narrative diverse, dalla novella al poema. Thomas immagina questa volta che un poeta s'incontri una notte con una sua ammiratrice: ma poiché dall'incontro non scintilla la passione, meglio far scorrere il tempo improvvisando storie. Cosi l'una dopo l'altra il poeta inventa avventure in apparenza lontanissime tra di loro, che hanno come sfondo comune e filo conduttore l'Armenia, ir monte Ararat, il genocidio di un popolo ad opera dei turchi. Qò che davvero interessa Thomas, hanno rilevato i aitici accogliendo con favore questa sua seconda prova, è il potere dell'immaginazione, il gioco di specchi attraverso il quale scruta la realtà per cercarne un senso. Un artigiano nigeriano nella sua bottega incantate, secondo l'osservazione di Thomas. Tutuola —ha insistito un critico africano — scrive in anglo-yoruba, ottenendo un risultato unico e probabilmente irripetibile. Il bevitore di vino di palma raccoglie e collega, in forma di singoli episodi, una serie di tasselli favolistici del folklore nigeriano, con il filo rosso di un viaggio sino all'oltretomba di un uomo che si pone alla ricerca di un altro — il suo spalatore di vino — ormai inghiottito dal paese dei morti. Il «bevitore» incontra l'individuo che cerca ma apprende dalla sua triste confessione che i trapassati non possono tornare tra i vivi, e riceve dunque, Orfeo a rovescio, una iniziazione fondamentale sui rapporti tra la vita e la morte. Anche l'adolescente protagonista di La mia vita nel bosco degli spiriti impara una lezione decisiva sul principio di bene e'di male finendo accidentalmente, mentre sfugge ai nemici, nel regno proibito degli spiriti, i quali, a differenza della tradizione occidentale, non sono affatto dei fantasmi, ma esseri concreti con vita pro¬ pria, con funzioni corporali, che come gli uomini nascono e muoiono, seppure in una dimensione distorta e spesso orreniìa o repellente: trasgressione che per loro è n'orma. Resterà venticinque anni in questo mondo «altro» e speculare, acquisendo una tormentata virilità, un'unità dopo 11 caos, analogamente al «bevitore», che tornato dalla tèrra del morti ha appreso un nuovo senso di riconciliazione tra uomini e divinità. . i Tutuola, però, non. scrive romanzi nel senso stretto del termine, o meglio infonde nella misura narrativa una sostanza nuova. Ciò che conta sono i capitoli della favola, la relazione tra'realtà e magia, tra individuo e creature totemiche, tra uomini animali e oggetti, non di rado intercambiabili in forza appunto di operazioni magiche, tra terrore, orrore e consolazione, con l'esistenza intesa come perenne rito di passaggio, come spavento, meraviglia, scoperta, n linguaggio, allora, diventa vero e proprio' tessuto biologico, in cui salta ogni diaframma tra essere e nominare, e la parola stessa ha valore di magia è di evocazione, nella sua ferma concretezza. La critica anche specialistica non ha sempre afferrato la totale autonomia delle matrici culturali di Tutuola, e ha cercato di ricondurre in parallelo la sua variegata mitologia a un confronto con esemplari occidentali, da.Orfeo al Viaggio del pel■ legrino di Bunyan, da Dante a Blake. Analogamente, e peggio ancora, l'editore inglese ha con sciagurata iniziativa corretto gli «errori» più vistosi di Inglese dello scrittore nigeriano, rischiando di castrare, per fortuna senza successo, l'originalità di uno stile che la traduttrice Adriana Motti ha reso con sottile puntualità in italiano. D'altro canto, Tutuola contamina con affascinante candore il mondo favolistico nigeriano con gli apporti europei, ironicamente introducendo allusioni e similitudini con l'aeroplano, o la televisione, o lo sport. Tutto ciò rientra nella sofferta dialettica tra conflitto e adattamento che caratterizza la narrativa africana, specie di lingua inglese: una ardua equazione che si co¬

Persone citate: Adriana Motti, Bunyan, Tutuola

Luoghi citati: America, Armenia, Francia, Inghilterra, Italia