Anche con le carte i romantici erano solitari di Giampaolo Dossena

Cerchiamo le antiche origini dei nostri giochi. Cerchiamo le antiche origini dei nostri giochi. Anche con le carte i romantici erano solitari LJ OPERA Problemi del , Romanticismo pubblicata dalla casa editrice milanese «Shakespeare & Company», già segnalata dal nostro giornale, è un mare di più che 700 pagine fitte. Non abbiamo ancora finito di nuotarci dentro, ma ci sembra di poter dire che non parla di giochi. In uno 'dei 38 saggi che compongono l'opera, Elémire Zolla accenna solo a «giochi floreali» catalani, probabilmente folklorlstici, riesumati a Barcellona nel 1859. Se uno, per curiosità, si chiede quali fossero i giochi romantici, dove va a cercare? | Libri seri sui giochi in generale ce n'è pochi, e anche quelli non tengono conto di periodizzazioni storiche: leggete Homo ludens di Hulzinga (Einaudi), leggete I giochi e gli uomini di Caillois (Bompiani) e la domanda «quali furono i giochi romantici?» resta senza risposta. Certamente in qualche rivista tedesca l'argomento sarà, stato sviscerato. Noi non abbiamo schedari, ma abbiamo un certo tipo di rapporti coi nostri lettori. Vi proponiamo di riflettere, di cercare, e di dirci quel che sapete. Poi riferiremo. Per cominciare scriviamo qui quel poco che sappiamo noi. Per la bibliografia rinviamo alle note del citato libro di Caillois. Primo. In età romantica si inventa quel gioco solipsistico, meditativo e un po' superstizioso che è il solitario con le carte. Ross e Healey hanno trovato le prime vaghe testimonianze sui solitari con le carte verso il 1790 nell'Europa del Nord, in Danimarca, in Norvegia, In Svezia, in Finlandia. Attraverso la Russia e la Polonia 1 solitari con le carte sarebbero poi giunti in Germania. La prima testimonianza sicura sui solitari con le carte è tedesca, datata 1798. Nelle probabili terre d'origine dei solitari con le carte, in danese, in norvegese, in polacco, «solitario con le carte» si dice «kabal, kabale, kabala». Ciò confermerebbe un qualche rapporto fra solitari con le carte e cartomanzia. Il dottor Warden dice nel 1816 che Napoleone passava molto del proprio tempo a Sant'Elena «to play at patlence». Dunque nel 1816 la parola «patlence» (anche In italiano si può dir «pazienza») e l'attività dovevano essere noti nel mondo di lingua inglese. Nella letteratura inglese il termine «patience» compare per la prima volta nel 1861, nelle Great Expectations di Dickens. Il primo libro inglese sui solitari è del 1875. Sarebbe interessante saper qualcosa sui solitari con le carte in altre letterature, per raggiungere date più alte. In Guerra e pace c'è un personaggio che fa un solitario con le carte in una scena che dovrebbe svolgersi nel 1808. Sembra che Tolstoj stesse attento a non commettere anacronismi. Secondo. In età romantica si volgono a strumento divinatorio i tarocchi. Michael Dummett ha documentato che il mazzo dei tarocchi nasce fra Ferrara e Mantova verso la metà del XV secolo, destinato al gioco, a farci delle partite. Si continuò a giocarci cosi fino al 1781. In quest'anno, a Parigi, Antoine Court de Gébelin (1719-1784), nell'VIII volume della sua opera romanticamente intitolata Le monde primitif (nove volumi, 1773rl782) pensò di collegare 11 mazzo dei tarocchi a tradizioni esoteriche e ne attribuì l'invenzione agli egizi. Sono gli stessi anni In cui arrivano dall'Est europeo 1 solitari con le carte. L'uso del tarocchi non più come strumento di gioco, bensì come nuovo strumento dei cartomanti ha subito uno straordinario successo. Sullo scorcio del secolo tre grandi fissano i principi della cartomanzia: I'Aliette-Etteila, il Moreau e la M.-A. Lenormand, cartomante personale di Giuseppina Beauharnais. Terzo. Verso il 1815 arriva in Europa dalla Cina 11 Tangram. Ne parlammo in questa pagina tempo fa. E' un altro solitario. Si dice che Napoleone a Sant'Elena giocasse anche a Tangram. La notizia resta da verificare. Quarto. In qualche romanzo d'età romantica si parla di proverbi muti, sciarade mimate e quadri Arriva un gioco nuovo. In America si chiama «The Phllosopher's Ga-, me», qui lo chiameremo •Chi l'ha scritto?». Le regole sono state elaborate In America da due professori, Edwin Schlossberg e John Brocfcmah, e a prima vista è un gioco molto ingenuo, molto pedante. Però non è tanto facile dire chi l'ha scritta, una certa frase, scegliendola fra tre frasi più o meno simili, a prima vista. Noi ci avevamo già provato il 25 ottobre di tre anni fa, proponendo tre paesaggi notturni. Bisognava indovinare quale era del Manzoni (gli altri due erano di Tommaso Grossi e di Giorgio Bassani). Oggi è la volta di' Goethe. Quale dei tre brani (A, B, C) è tratto dal •Faust»? La sera del cinquantacinquesimo compleanno, Goethe siede solitario nella sua residenza romana. Come d'abitudine in questa ricorrenza, sta meditando sul passato. Mentalmente viventi. Sono «giochi di società» o «giochi da salotto», oggi estinti o in via di estinzione in Italia. Nei paesi anglosassoni fioriscono ancora robustamente un gioco di questa famiglia si chiama «The Game» per eccellenza e lo gioca tutte le sere la regina Elisabetta a Bucklngham Palace. Da noi, saranno arrivate prima le sciarade mimate o saranno arrivate prima le sciarade come gioco di parole e come indovinello? In Francia, in Germania, In Inghilterra, la sciarada come gioco di parole e come indovinello si diffonde largamente ben prima dell'età romantica. In Italia la sciarada come gioco di parole e come indovinello sembra arrivi più tardi, in piena età romantica. Il dizionario del Battisti-Alessio data la parola al 1820. Sembra però che la prima raccolta Italiana di sciarade sia almeno di quattro anni prima, del 1816. Sembra che la prima codificazione delle regole della sciarada si dati in Italia al 1855. Intermedio fra queste date è un poemetto in endecasillabi del Montanari, un veronese amico del Carrer e della Isabella Teotochl Albrlzzi. Fu pubblicato nel 1839. La Sciarada, comparsa in sogno all'autore, gli si descrive come una giovinetta, simbolo della virtù perseguitata, sottoposta al tormenti della ruota e della corda attraverso 1 secoli,' «le membra dislogata [accusativo alla greca] alle giunture»: rozzezza e ferità spogliate, il mondo i streghe non più né eretici tortura; I sola io rimango, degli strazi antichi i rispettato vestigio, ultimo sfogo. CI sarebbero un palo d'altre cose da dire, sul giochi d'età romantica: Clausewitz, Hoyle... Ma per oggi basta cosi. Aspettiamo di vedere se questo genere di discorsi interessa 1 nostri lettori. Attendiamo le vostre consuete, numerose, graditissime lettere. Giampaolo Dossena