Quei dieci esperimenti che svelano la scienza di Luciano Genta

Vattimo Vattimo n filosofo non è una ricetta Piattelli Palmarini Quei dieci esperimenti che svelano la scienza CON il progresso delle conoscenze e il moltiplicarsi delle discipline, il termine scienza ha finito per diventare un po'spurio. Abbraccia ormai troppe cose, troppo diverse tra loro. I criteri che possono guidare la scelta di un buon testo di fisica risulteranno diversi da quelli che dettano la scelta di un buon testo di biologia e di chimica. Vi sono scienze a forte impronta teoretica e scienze a forte impronta descrittiva. E' difficile spesso calibrare la componente di formazione e quella di informazione. Sono anche diversi i criteri orientativi per indirizzi di studio tt vocazione generale, rispetto, a quelli con indirizzi pratico-applicativo. Pur tra tutti questi 'distinguo» e tenendo conto della necessaria flessibilità dei singoli casi, almeno un criterio generale mi sentirei di suggerirlo. L'insegnamento delle scienze empiriche, a differenza di quello delle cosiddette scienze deduttive (come matematica e logica), impone un dialogo costante con l'osservazione. Princìpi, classificazioni, leggi e regole non devono calare dal cielo, né sembrare scolpiti da una mano invisibile sul granito. Devono trovare un loro inquadramento storico, critico e contestuale, devono essere presentati nel loro 'letto» di osservazioni, dati e esperimenti. I migliori testi di insegnamento a livello avanzato, in tutto il mondo, restano quelli che presentano ordinatamente e criticamente i dieci o venti esperimenti .classici- che hanno plasmato la disciplina. Dal mulinello di Joule all'esperimento di Mtchelson e Morley, dagli esperimenti di Redi, Spallanzani e Pasteur sulla genera¬ UN buon testo di filosofia dovrebbe probabilmente «disaggregare» l'immagine dei filosofi e dei sistemi. Questa Immagine infatti, almeno come ci viene trasmessa dai manuali, è un insieme 'di formule, di stereotipi, •che si sono formati nel tempo da un accumularsi di interpretazioni sovrapposte ai testi degli autori. Si tratta di immagini che spesso non hanno più nulla da fare, o molto poco, con i testi stessi. Per esem.pio: quanti, avendo studiato Eraclito o Parmenide su un manuale, anche buono, saprebbero capire uno dei loro frammenti, o comunque riconoscere una immagine di questi filosofi ■costruita più letteralmente sulla base dei testi loro che ci sono conser-; vati? Negli anni scorsi, i manuali hanno spesso creduto di ovviare a questi problemi «storicizzando» un po' genericamente i filosofi, cioè mostrandone i nessi con la cultura del loro tempo e del nostro, ma in sostanza, spesso, calandoli in una specie di brodino ideologico. Bisognerebbe inve- ce che 11 manuale, magari attraverso una parte antologica, da un lato mettesse in grado di leggere davvero 1 testi dei filosofi; e dall'altro lato, che mostrasse, insistendo sulla storia delle Interpretazioni, come si è formata l'immagine che oggi abbiamo di loro. E' un po' la quadratura del cerchio; ma può valere almeno come ideale verso cui muoversi. Gianni Vattimo zióne spontanea a quelli di Luria è Delbruck, di Avery, MacLeod e MacCarty che fondarono la genetica molecolare. Il buon libro di testo deve essere basato, proprio come la stessa disciplina che espone, su un certo numero (in genere abbastanza ri■ stretto) di esperimenti decisivi e di leggi di media portata. Queste sono le vere basi, i veri fondamenti delle scienze, la ragione di essere dei concetti, delle classificazioni e delle grandezze tipiche di ogni disciplina. Basti pensare al condensato impressionante di fatti, concetti e leggi-delia chimica racchiuso nella tabella 'periodica del Mèndéleev, specie nella versione moderna, corredata da dati atomici e nucleari, affissa a mo' di poster in tutti gli istituti di ricerca. Quanti studenti, però, ne conoscono la storia? Chi riesce solo a intuire la mole di esperimenti che si appiatta dietro quella tabella? Un buon libro di testo dovrebbe dare questo inquadramento storico. E critico. Dalla scuola ci si deve aspettare un'esposizione dei fondamenti, quelli autentici. Il resto è nozionismo, o astratto dogmatismo mascherato da scienza, o curiosità spicciola meglio acconcia a certi programmi televisivi. La scuola deve dare ben altro. Dai fondamenti, dalle leggi di base e dai dieci esperimenti che hanno costrutto una disciplina nella sua veste moderna ciascuno poi potrà decollare per problematiche sue personali e cercare di rispondere razionalmente ai propriinterrogativi sul mondo./Sarà diventato, allora, un cittadino educato nelle scienze. Luciano Genta Massimo Piattelil Palmarini

Persone citate: Gianni Vattimo, Luria, Morley, Palmarini, Pasteur, Piattelli Palmarini, Redi, Spallanzani, Vattimo