Tra i libri di scuola c' è una novità la voglia di tradizione

Inchiesta: gli insegnanti e la scelta dei testi Inchiesta: gli insegnanti e la scelta dei testi Tra i libri di scuola c'è una novità la voglia di tradizione aggiornati in rapporto alla" ricerca scientifica nelle varie discipline, più ricchi e obiettivi. Benedetto Vertecchi, coautore del bel «Libro di terza media» (Nuova Italia), esperto di didattica, riassume in tre fasi questa evoluzione: «La critica radicale contro i libri di testo, coincisa con la raccolta degli "stupidart",. ìia avuto un valore di denuncia, è servita a sensibilizzare insegnanti e genitori, case editrici e autori. Ma il rifiuto categorico del manuale e la ricerca di strumenti alternativi fui poi prodotto i guasti dell'ideologismo. Oggi si riscontra una decisa maturazione culturale e didattica. Il libro di scuola non è più un sottoprodotto». Il giudizio vale soprattutto per la scuola media, dopo i nuovi programmi del '79. Ma anche nelle ele■mentarl, dove i programmi rlsalgono al '55, si sta lavorando per 11 cambiamento. Vicepresidente della commissione incaricata di elaborare la riforma è Mauro Laeng, pedagogista: " *ll sussidiario è un morto a pezzi nella valigia, aveva già detto anni fa Luigi Volpicelli. Un mostro pedagogico, un semplice contenitore editoriale. JVof ne prendiamo atto. Con la riforma, i maestri saranno liberi di scegliere testi diversi per ogni materia. Ci saranno difficoltà editoriali, finanziarle, didattiche, procederemo con cautela, ma cambiare è necessario. Già oggi comunque molti sussidiari rfnnosati suppliscono alle carenze dei programmi». 1 Lo stesso si può dire per i testi delle superiori, anche .se la riforma, discussa sei volte in otto anni, non è riuscita nemmeno questa volta ad andare hr porto, per l'interruzione della legislatura. Qui 11 rinnovamento c'è stato più per le materie letterarie che per le scientifiche, dove le novità sono venute soprattutto dall'estero. Dice il jprofessor Toraldo di Francia, fisico: 'All'estero non devono fare i conti con programmi invecchiati come l ■ ■ nostri. Scienza e didattica hanno ■ un'organizzazione meno sclerottzzata, con meno pastoie. Da noi la scienza è ancora una cenerentola maltrattata, e le riforme non arrivano mai. Ciò rende più timidi insegnanti e editori-nello sperimentare le novità». ■ ■I pareri cambiano quando si prendono in esame grafica e linguaggio. «Leil- ■ lustrazioni sono migliorate molto meno dei testi— osserva • Pinin Carpi, disegnatore e scrittore per ragazzi, che pubblica da Mondadori un manuale di L'editore Armando, da sempre battagliero avversarlo del «guasti innovatori», sostiene: Domina ancora una gran confusione, non c'è chiarezza sulle prospettive culturali della scuola. Si sono stampati testi "d'avanguardia" illeggibili, forse non li capivano nemmeno gli autori. E le ideologie, su posizioni me* ino scoperte, più accorte, resistono, scorrono come la lava dell'Etna. Molti editori, per vendere, subiscono il ■condizionamento dal basso ■degli insegnanti, che sono in cattedra all'80% ope le;gis e fanno baccano se ai ■concorsi l'uno per cento viene bocciato». 'Smettiamola di colpevolizzare gli insegnanti — 'risponde Manzuoli —. Chi U ha preparati? La maggioranza cerca dì aggiornarsi, ma non basta la buona volontà. E lo Stato, insipiente, fa ben poco». Conferma Laeng: 'Una dozzina di riviste didattiche per le elementari diffondono oltre 300 mila copie tra 270 mila 'maestri, una categoria in •autoaggiornamento permanente». Aggiunge De jBartolomeis: «/ testi appaiono ridondanti di didattica, perché devono servire lanche a riqualificare i docenti». E Vertecchi: «L'u'nicersità pensa che la didattica non le competa. Professori esperti che aggiornano gli altri nella loro disciplina di rado si preoccupano del proprio autoag■giornamento didattico. Si critica l'idealismo, ma lo si pratica». . Questi vuoti nella formazione degli insegnanti spiegano alcune sorprese: ad esemplo perché 1 testi di qualità non riescano a imporsi, vengano adottati e poi lasciati a vantaggio di quelli più tradizionali, ancore di salvezza. Ha fatto .discutere la riscoperta della grammatica di Panzini. Ma la grammatica latina che Impera da generazioni è sempre il Tantucci, considerato da molti «un ferrovecchio». E la matematica di Palatini e Faggioli continua a vendere «nuovissime edizioni» quando gli autori sono morti da tempo. Oli insegnanti si giustificano chiamando In causa gli allievi, sempre più teledipendenti e sempre; meno .capaci di concentrazione, .lettori apatici e afasie!: con loro proprio i testi che appaiono più nuovi e affascinanti si rivelerebbero Impraticabili. Che cosa ne pensino gli allievi è difficile 'saperlo. Di solito, su questi argomenti, nessuno li interroga. Del resto, quando a maggio avvengono le adozioni, un insegnante non sa nemmeno che classe avrà. «Perciò — dice Manzuoli — sarebbe meglio scegliere i testi asettembre, quando si stendono i piani di lavoro». Ma questa proposta finora si è scontrata con la convenienza degli editori, che in materia di libri di testo hanno certo più influenza degli allievi. educazione artistica • — .Spesso sono solo uno riempitivo, orribili. Dovrebbero ■emozionare il ragazzo, che invece non viene educato al gusto. Poi ci si lamenta se preferisce Walt Disney. Ma, in confronto a certi nostri illustratori, Disney è Raffaello. A questo non si rimedia con due ore di educazione artistica, per giunta considerate poco importanti. Le conseguenze si vedono: si sta distruggendo mezza Italia e la gente non se ne accorge, non sa distinguere più bello e brutto». E il linguaggio? -Molti testi — sostiene 11 professor Tristano BolelU—sono scritti più per gli insegnanti che per gli allievi. Il ragazzo si disamora, compra il libro e lo mette via; l'insegnante, se non ha voglia di studiare, non ne trae profitto. C'è una separazione tra prodotto dell'autore j e livello di comprensione degli studenti. Occorre meno tecnicismo, non si può gabellare una nuova terminologia per novità didattica». Di nuove proposte, sche■de, schemi, esercitazioni didattiche 1 testi sono sempre più pieni. E' un bene o un male? Per Vertecchi è una tendenza positiva: «£/n buon manuale è uno strumento di lavoro per l'insegnante e di apprendimento per l'allievo. In passato ci si accontentava del1 contenuti, ora si da la giusta importanza ai meccanismi della conoscenza. Certo non basta più.ieggere il testo, bisogna. usarlo, ' smontarlo, è più impegnativo» Francesco de Bartolomei, pedagogista, autore 'di numerosi saggi tra cui i recenti Produrre a scuola (Feltrinelli) e Le attività educative (Nuova Italia), conferma questa opinione: « Un libro è buono se serve per la ricerca. Ma i testi scolastici non sono auto-, sufficienti: ci vogliono biblioteche di classe e pubbliche, iniziative culturali perché i libri entrino nelle •case». L'editore fiorentino Luciano Manzuoli, che con Mario Lodi è stato tra 1 primi sostenitori dèllelblbllo:teche a scuola, ribadisce: 'Nelle aule abbondano i manuali, mancano i libri, '■non c'è educazione alla lettura. Poi si dice che. in Itaila si legge poco». Ribatte lo storico Ruggiero Romano, coautore di un nuovo corso per la media. 'La ricerca a scuola è diventata un sistema per insegnare a copiare. Ricerca è elaborazione originale ■di materiali e idee, non ■piatta trascrizione di enciclopedie e libretti mal fatti. ■Oggi fin dentro l'università dilaga la pratica del plagio. Nessuna indulgenza per queste pratiche diseducative. Si tratta non di tornare indietro, ma di esigere rigore, nellinsegnamento e nello studio».

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