L'eredità di Bruno Maderna

L'eredità di Bruno Maderna L'eredità di Bruno Maderna Omaggio a Pasero Compositore e direttore d'orchestra, non ebbe vita facile in patria Festeggiato dal Comune il maestro Mario Braggio desi, inglesi e francesi. E' toccalo invece agli studiosi italiani illustarc l'eredità di Maderna. Ha cominciato Luigi Rognoni rievocando sul Ilio di numerosi ricordi personali le imprese degli Anni Cinquanta, quindi Ugo Duse ha sottolinealo causticamente la poca disponibilità della critica musicale italiana nei confronti del musicista veneziano. Piero Santi, attraverso una documentatissima rela- di Maderna ^ul .fronte delle nuovc-.UiciióIogii! elettroniche e Mario Messinis ha sviluppato una scric di acuti e stimolanti confronti tra Maderna e gli altri protagonisti della Nuova Musica italiana. E' toccato all'autore di queste righe concludere la rassegna sottolineando l'influenza straordinaria che la medita- Che la musica di Bruno Maderna nella sua bellezza e nella sua libertà, di concezione potesse essere una profezia di quel nuovo al quale tendono gli sforzi dei compositori di oggi tutti intenti a ritrovare le vie della comunicazione col pubblico, era sfuggito un po' a tutti. Oggi, a dieci anni di distanza dalla morte, l'Università, e il Teatro Comunale di Bologna hanno fatto un tentativo in- grande stile per iniziare il dibattito .sull'eredità di Maderna organizzando un con» vegno internazionale di studi e un concerto che, sotto la direzione di Luciano Bcrio, illustrava gli inizi e l'approdo di quella straordinaria parabola compositiva durata un ventennio. Non ebbe la vita facile Maderna, e soprattutto non fu profeta in patria; gran parte della, sua carriera di compositore e direttore d'orchestra si svolse all'estero. Naturale quindi che le testimonianze rese nella prima giornata del convegno fossero tutte rivolte all'influenza esercitata da Maderna nei vari Paesi europei. La partecipazione appassionata ma anche mollo critica, ai famosi Ferienkurse di Darmstadt è stata rievocata con affetto fraterno e acutissima capacità di penetrazione da Luciano Berio. Hanno fai to seguito le testimonianze degli studiosi tedeschi, olmi «Al maestro Mario Braggio, che per mezzo secolo ha profuso passione e competenza operando costantemente con spirito di dedizione professionale al servizio del teatro lirico... Questa la motivazione con la quale gli «Amici del Teatro Regio», impersonati dal loro presidente Vittorio Bertone — unitamente al Comune di Torino, che nella persona dell'assessore Giorgio Balmas gli ha fatto dono dpi ^sSiS'liO" della città,, -«r» .harinojjf.ustamen te. voluto f.e-stegglare le nozze d'oro con la musica di un suo devoto servitore. Più volte alla bacchetta di Braggio corrispose il canto stupendo di Tancredi Pasero, che a lungo ha risuonalo sabato pomeriggio al Piccolo Regio. Era destino infatti che il famoso basso — torinese di nascita (in via Barbaroux 20, ni gennaio 1893) ma solerino di ascendenza — non mettesse piede, da vivo, nel Teatro Regio, dove mai ebbe il privilegio di poter cantare. Cosi la presentazione dell'agile e prezioso volumetto dedicatogli da Cesare Clerico si è forzatamente trasformalo in solenne commemorazione dell'illustre artista, scomparso a Milano il 17 febbraio scorso. Raramente una cosi ampia e variegata unanimità di consensi ha caratterizzato l'omaggio a un cantante del passato come è avvenuto per alone delle ultime partiture di Maderna potrebbe avere sulla definizione di un linguaggio ormai libero dalle soggezioni strutturali. Il medesimo Ideale di libertà era riconoscibile nel concerto» Si sono ascoltati lavori dei primi Anni Cinquanta come Improvvisazione n. 1 e Composizione n. 2 e la Grande Aulodia per flauto e oboe soli con orchestra scritta una ventina d'anni dopo. Il clima severamente '• ■ strutturalista degli Anni Cinquanta-viene nei primi due 'l'avòri eluso 3a inauditi sbalzi stilistici e dalla capacità di flettere le articolazioni seriali alle esigenze della melodia e perfino del pezzo di carattere; sicché da quel roteare disciplinato di sparpagliatissimi frammenti, svolte improvvise fanno balzare fuori valzer, rumbe ed altre immagini prelevale dal passato quasi per un moto spontaneo della materia so nora. Con la Grande Aulodia — solisti di grande rilievo il flautista Mencarelli e l'oboista Dini Ciaccl—siamo al termine della parabola: i sentieri della Nuova Musica sono stati tulli percorsi ed il suono dei solisti sbuca dopo quello delle complesse peripezie su un orizzonte assolutamente vergine ove l'avventura della musica può ricominciare e naturalmente nel segno della melodia assoluta. Pasero. Vero è che altrettanto raramente è dato di imbattersi in un cantante cosi refrattario al gusto transeunte delle mode, ma anzi di una modernità esemplare sul piano dell'esecuzione e dell'interpretazione, sorrette da una musicalità impeccabile (acutamente rilevata dal maestro Arena) e da una incisiva gestualità (sottolineata da Alberto Testa), non meno che da un magistero tecnico appresodafoiue sicura (il baritono Arturo Pessina, un •Falstaff che piacque a Verdi) e profondamente assimilato. L'estrema versatilità di Pasero (80 personaggi, dal Seneca monteverdiano all'Orseolo pizzettiano, compresi Mefistofele e Boris Godunov, quest'ultimo interpretato per la prima volta a Torino nel 1938), non ci deve tuttavia far dimenticare la sua perfetta consonanza con lo stile verdiano, di cui egli resta, fra i bassi, il più autorevole depositario dell'ultimo mezzo secolo. Giorgio Gualerzi FILM IN TV Grande suspense sulla Rete Uno alle 20,30 con Meteor, Usa drammatico, 1979, diretto da Ronald Neamc. La Terra è minacciata da una immane catastrofe. Si è osservato che una gigantesca meteora sta per precipitarci addosso. Sarà la fine per tutti se non arrivasse provvidenziale il dottor Bradley interpretato da un Sean Conncry Nabucco Due rincalzi di lusso TORINO — Giunto alla penultima tappa il Nabucco del Regio ha sfoderato ieri pomeriggio due rincalzi di lusso quali il basso Alfredo Zanasso e, soprattutto, il soprano concittadino Lorenza Cancpa. Non nuova per il nostro pubblico (ricordiamo una sua Aida al Palasport e una Leonora nell'ultimo Trovatore al Regio), la Canepa, accanto alle qualità che già le riconoscevamo (colore suggestivo e ampiezza timbrica di robusto soprano lirico), ha sfoggiato una risolutezza di accento, un pregevole «legato» nella tornitura del «cantabile», una pugnace predisposizione all'agilità cabalettistica, che hanno conferito incisivo rilievo all'arduo personaggio di Abigaille: in sostanza un elemento che meriterebbe certo di essere meglio valorizzato dai nostri teatri. Per parte sua Zanazzo ha trovato in Zaccaria il mediatore ideale per mettere in evidenza una notevole potenzialità Per il resto, questo Nabucco si è confermato, pur fra qualche ombra, un meccanismo perfettamente oliato, che nella puntuale bacchetta di Maurizio Arena ha trovato il coagulante decisivo fattore del successo. • SALUZZO — Due primi premi ex aequo hanno caratterizzato la scelta della giuria —presieduta dal direttore del conservatorio Verdi di Torino, prof. Giorgio Ferrari—alla quinta edizione della «Rassegna nazionale dei giovani concertisti», organizzata dal Comune di Manta. Sia per la selezione della chitarra, sia per quella del clarinetto, infatti, si ha una coppia vincente: Roberto Pinciroli (di Milano) e Davide Ficco (di Genova) sono stati prescelti per la chitarra, mentre Sergio Bosl (di Jesi) e Massimo Bergamini (di Modena) per il clarinetto. Vincitore della sezione per il violino è il milanese Carlo De Martini. Enzo Restaglio Il cantautore vara la sua tournée, che toccherà Torino il 15 giugno