Quando nel cinema entrava la storia

Quando nel cinema entrava la storia Quando nel cinema entrava la storia Poco da stupirsi che di giorno in giorno piovano sui telespettatori creduloni manciate di film storici in costume. Se è vero che nella finzione del grande spettacolo un Quo Vedi*? equivale a un Processo di Giordano Bruno e un Tara's Bulba a Cleopatra, è altresì vero che la sterminata fantasia propiziata dal mezzo cinematografico consente di esprimere e di chiarire in quattro e quattr'otto 1 più acuti dubbi dei secoli, i più controversi aspetti degli eroi. Oggi noi siamo imbottiti di nozioni e di immagini quindi ci permettiamo magari dell'ironia sul ti]» fisico del Cristo pasoliniano impersonato dallo sconosciuto studente Irazoqui oppure del sarcasmo sul rivoluzionario Garibaldi prudentemente incarnato per W l'Italia dall'anziano Renzo Ricci. Li paragoniamo con i risultati dei nostri studi e li immergiamo nel viluppo di mille inquadrature, di mille sequenze che l'industria dello spettacolo pervicacemente ci regala a proposito delle più diverse questioni storiche. Mettiamoci però nei panni dei nostri nonni, con un miracolo quale il cinematografo a disposizione e un'ignoranza secolare da sconliggere. Ci sono a fine Ottoccnt i i mezzi (e la voglia) di dare u volto ai santi, ai prodi, ai coronati che popolano i nostri sogni evadendo dal libro di scuola o dall'illustrazione dì repertorio. I luoghi comuni abbandonano la memoria e reclamano il primo piano: Archimede è vecchio e saggio, Attila feroce e villoso, Francesco d'Assisi pallido e ascetico. Ma non basta. Sono i popoli interi che prendono vita dinanzi all'occhio novello della cinepresa: i Romani fondano l'Impero (e servono una cinquantina di comparse che vadano e vengano da una parte all'altra dello schermo), Napoleone s'incorona imperatore (e servono autentiche dame che sappiano lare la reverenza di corte). Di conseguenza il cinema paca, il sub debito <<i *i ina il auu ut/uinj con la storia, il teatro e la let- »—r— E' la Crippa. 2 teratura innamorandosi dell'antichità e privilegiando il costume. Tutti in origine apprezzano la bellezza della cosa. Nel 1908. a una dozzina d'anni dall'invenzione dei Lumière, la Francia con L'assassinat du Due de Guise sceneggiato da Lavedan e messo in scena da Le Bargy e Calmettes tocca secondo giudizio unanime i vertici del film d'arte: -E' la lesione di storia più impressionante che si possa immaginare. Nulla vale l'insegnamento l'isivon (Adolphe Brisson). Nell'83 l'annuncio che segue desterebbe ilarità per l'ossequio e l'enfasi ma nell'i 1 rappresentava il coronamento della breve parabola del cinema che finalmente non era più considerato un fenomeno da baraccone («Con il beneplacito del Sovrano. Sua Maestà Imperiale lo Zar Imperatore, l'industriale di pellicole cinematografiche. ufficiale della riserva e capitano dei cosacchi Khamonkov metterà in lavorazione un grandioso film di guerra. L'assedio di Sebastopoli. Sua Maestà Imperiale il Granduca Aleksandr Mikhailovic, organizzatore e fondatore del Museo di Sebastopoli, prenderà sotto il suo alto patrocinio (insieme con gli ufficiali preposti ai vari settori del Museo) il lavoro di preparazione di questa pellicola-). Né in Italia si pensa a una vicenda moderna per fare del cinema un'arte autonoma. Giovanni Pastrone nel '14 presenta il capolavoro Cabiria, detto « Visione storica del III secolo a. a» e manda in visibilio l'interessato Gabriele D'Annunzio con una collaborazione da 50 mila lire-oro per le didascalie. Ecco la prima, persino troppo indicativa dell'impasto tra passato e meditazione retorica sul passato: • E' il vespero. Già si chiude la temone dei caprai, che la musa dorica ispira su i flauti dispari a cui la cera diede l'odor del micie-. E Batto ritomadai bh inule-, a uuuu litui ihjwii 1 campi alla città, al suo giardi¬ 5 anni, che ha debut no di Catana in vista dell'Etna'-. Un'eccezione doveva venire dagli Stati Uniti, i quali non avevano «visioni storiche» da commemorare. Quando per la Edison usci 11 primo western di Potter (Assalto al treno, 1903) l'avvenimento era quasi contemporaneo alla sua af tabulazione. Gli americani, pratici ed esemplari in ogni cosa, s'inventarono sul due piedi un'epica facendo del western il loro magnifico canto — il canto di chi non aveva un7liade, non aveva un Orlando furioso — e al tempo stesso il più coinvolgente spettacolo del secolo. 'Arrivano i nostri!. fu Inventato da Griffith nel '14 per Nascita d'una nazione e da sciiani 'anni ci fa balzare in piedi, persino davanti al domestico televisore. Cosi Hollywood ha dato a un continente intero il genere in cui riconoscersi, creando con il western da John Ford a Sani Peckinpah una fucina di sue «chansons de geste-. Va da se che per lucro anche gli americani hanno sperimentato il genere storico in costume licenziando di tanto in tanto i loro bravi polpettoni di successo: un tempo II Re dei Re. ieri Cleopatra, in perpetuo i rifacimenti di Ben Hur. Intanto l'ossequio per i maestri europei del filone non svanisce ed è degli anni ottanta la mirabile ripresa su tre schermi colossali con accompagnamento di orchestra sinfonica voluta da Francis F. Coppola per il recupero del Napoléon muto di Abel Gance. Nel corso della sua evoluzione il cinema non ha mancato di dare capolavori anche in questo campo. Vediamoci e gustiamoci, se non li sappiamo a memoria, La Marsellaise di Renoir, La congiura dei boiardi di Ejzenstein, La presa del potere da parte di Luigi XIV ài Rossellini. Però torneremo inesorabilmente, con la divertita ansietà dei nonni, alle cadute di Troia, lr\ cartaj^Uy^mJloro. Piero Perona tato con Strehler n

Luoghi citati: Assisi, Francia, Italia, Sani Peckinpah, Sebastopoli, Stati Uniti