Trap: Un solo errore può esser fatale

L'allenatore bianconero paragona la finale a una gara di F. 1, dove è vietato sbagliare L'allenatore bianconero paragona la finale a una gara di F. 1, dove è vietato sbagliare Tran: Un solo errore può esser fatale Otto anni fa nella sfida-Uefa fu Zoff il grande protagonista Platini avverte: «Non devono considerarmi l'uomo decisivo di questa partita, è la squadra intera che deve guadagnarsi il successo» - Gentile: «E* la mentalità vincente di questi tedeschi che mi mette un po' di paura» ha dato a Tardelli una video-cassetta con la registrazione di Goteborg-Amburgo, finale di Coppa Uefa dello scorso anno, per soddisfare un desiderio del giocatore, chiude la sua ennesima disanima tecnica con un paragone: 'L'Amburgo assomiglia molto all'Aston Villa e Hrubesch mi ricorda parecchio l'inglese Withe. E come allora Brio è prontissimo a fermarlo. In questi giorni ha fatto passi da gigante fugando tutte le perplessità sulle sue condizioni fisiche. Anche nei movimenti brevi è a suo agio. Con lui migliora anche Scirea, che sotto sforzo risente ancora di un do¬ Dieta speciale lore al ginocchio destro, ricordo della partita di Cagliari*. Stamane ultimo breve allenamento prima dell'imbarco da Caselle. Anche Platini non sente più gli effetti di una dolorosa tendlnite ed è pronto all'appuntamento: «Aron consideratemi però — avverte — l'uomo decisivo di questa finale. Tutti si attendono molto da me, ma io mi aspetto molto dalla squadra. Per me non sarà una rivincita del Mundial: la partita con la Germania resta, sconfitta a parte, il mio più belricordo». Gentile, da parte sua. inquadra cosi la ..partitissima... cinquantottcslmo impegno juventino In Coppa Campioni: «Ilcalcio tedesco ha fatto e fa scuola. Quello che spaventa è la mentalità vincente di questi giocatori che non si arrendono mai. Noi però non abbiamo scelta perché la finale vale tutta una stagione piuttosto deludente. Inoltre per chi ha partecipato al Mundial sarà una conferma che la vittoria spagnola non è stata casuale. L'Amburgo cercherà una rivincita alle delusioni di luglio, e può farlo perché è più forte della Germania di Madrid? Loro sono carlcatisslmi. ma la Juve è favorita come lo era la Nazionale e spero proprio che. non fallisca la prova». per i bianconeri: abolito i Furino è uno dei superstiti di Belgrado. Allora fu protagonista in campo; oggi è Invece al margini di questa partita. Chiede qualche minuto di gloria: «Anche perché — dice scherzando — non ho più altri dieci anni a disposizione per giocare un'altra partita così importante». E' alla sua quarta finale di coppa dopo quelle con il Leeds (Coppa delle Fiere) con il Bilbao (Coppa Uefa) ed appunto con l'Ajax. A Belgrado provò una delle più cocenti delusioni: «Una partita che avrei sempre voluto rigiocare — dice — perché perdemmo malamente, senza mai avere la possibilità di pareggiare il gol di Rep. Non si possono fare confronti tra le due Juventus perché ognuna ha caratteristiche ben precise. Allora c'erano giocatori esperti come Haller, Salvadore ed Altafini, ma anche questa Juve ha gente di grande esperienza internazionale». In mezzo a tanta attesa, c'è Claudio Prandelll, squalificato, che seguirà la Juventus solo come turista: «Ho gettato via la più grande occasione della mia vita — dice amareggiato —perché almeno in panchina sarei andato ed avrei potuto magari giocare un pezzo di partita. Sento però questo impegno come gli altri e dalla tribuna di Atene mi sgolerò a tifare per i miei compagni». I bianconeri eliminarono i tedeschi con un 2-0 in casa e con un pareggio (0-0) in trasferta appello a tutta la propria classe per vanificare un'offensiva tedesca. Al 12' comunque Viola faceva il bis. Ma gli «hamburger», difficilissimi da digerire, non si afflosciavano, antri reagivano con rabbiose proiezioni in profondità. Era la serata della Juventus, é bravo era Zoff, che tappava i raH buchi che l tedeschi producevano attraverso il tessuto juventino. La squadra, che mancava di Furino (squalificato), resistette Trapattoni, mercoledì prossimo, dovrà frenare con speciali accorgimenti tattici. La serata era terribile. Un vento gelido faceva svolazzare come un aquilone il pallone. Il tifo era assordante. Ed pioggia aveva sciolto la neve che si era depositata sulla città nei giorni precedenti. Il resto, sul campo vogliamo dire, lo avevano fatto gli spalatori. La Juventus, oltre a Furino, ricuperava il suo pilastro difensivo Marini. Una parentesi merita Spinosi, che tornava in squadra dopo la lunga assenza per l'infortunio che aveva riportato quattro mesi e mezzo prima, a Genova. Questo l'undici iniziale di Parola: Zoff; Spinosi, Gentile; Furino, Mortili, Scirea; Viola, Causio, Anastasi (Altafini dal 46'), Capello, Bettega (Damiani dall'80'). si capiva subito che tirava aria di burrasca: la Juventus chiudeva ogni varco, l'Amburgo attaccava a testa bassa. Ancora una volta Zoff, dai mille tentacoli, si elevò a protagonista, compiendo autentici miracoli. «Zoff superbo», scriveranno l giornali il giorno dopo. Nel secondo tempo, il match si fece drammatico. Il vento complicava le cose ai bianconeri poiché il pallone sembrava non volersi allontanare dalla loro metà campo. Ci fu perfino un tentativo di invasione da parte di un tifoso che voleva aggredire l'arbitro, che non avrebbe concesso ai tedeschi un rigore (inesistente). Grossa prova collettiva dei bianconeri, comunque, che con Zoff primaitore, salvarono la porta e lo zero a zero. Scirea, che'prese parte ad entrambe le gare, ricorda: «Disputammo un grosso match a Torino e 11 contenemmo nel ritorno. Ad Amburgo mi è rimasta impressa quella terribile e gelida serata di vento. Quei tedeschi erano grossi atleti, che noi a Torino mettemmo in difficoltà con palle rasoterra e scambi corti. Ma di quell'Amburgo è rimasto il solo Kaltz». bene fino alla fine e doveva guardare al ritorno con fiducia molto giustificata. L'Amburgo si era dimostrata comunque fortissimo sul piano atletico e dinamico. E si passa al ritorno. Questa volta c'erano sia Furino ■che Reimann. E arbitrava il belga Loraux (all'andata il direttore dì gara era il rumeno Rainea, che ritroveremo nella finale dì Atene). È, naturalmente, giocò il terzino destro Kaltz, l'unico superstite di quell'Amburgo, e che di ANGELO CAROLI TORINO — Comincia per la Juventus il conto alla rovescia: mancano poco più di due giorni alla finale di Atene ed un tuffo nel passato conforta. L'Amburgo infatti è una vecchia conoscenza del bianconeri, che affrontarono ed eliminarono in Coppa Uefa i »panzer» tedeschi nel marzo del 1975. La Juventus si avviava a vincere lo scudetto numero 16 della sua storia. L'allenatore era Parola, l'ex re della rovesciata. In classifica, la sua squadra aveva 30 punti e sopravanzava il Napoli, staccato di quattro spanne. Il sorteggio dei «quarti» accoppiò la Juventus all'Amburgo. Il primo match, da disputarsi al Coniunale di Torino, era fissato per il 5 marzo. La domenica precedente i bianconeri avevano pareggiato in casa con la Sampdoria (1-lf. Dopo la sosta invernale, lunga e fredda, le Coppe Internazionali riaprivano i battenti. Lo stadio torinese •era quasi colmo. L'interesse sempre vivo. Parola mandò in campo questa formazione: Zoff; Cuccureddu. Longobucco; Capello, Gentile, Scirea; Damiani, Causlo, Anastasi. Viola e Bettega. Altafini entrerà nel secondo tempo, a risultato acquisito. La partita fece subito registrare ritmi vertiginosi e nella notte due lampi bianconeri abbagliarono i tedeschi. Già al 2' minuto capello superava Kargus con un diagonale basso. L'Amburgo presentava Kargus; Kaltz, Nogly: Bjoernmose, Kidlen, .Krobbach; Sperllch. Zaczyk (Wlnkler). Berti (Eigl), Menimering e Volkert. Non giocava Reimann, rientrato d'urgenza in Germania a causa della morte improvvisa della mamma. L'Amburgo non mollava. Nonostante il passivo improvviso, fedele ai propri connotati di collettivo compatto ed irriducibile. Ma al 12' doveva subire il secondo colpo dell'avversario. Zoff, in precedenza, aveva fatto l pesce