Le «penne nere» (450 mila) sfilano fra gli applausi e i grazie dei friulani

Udine e l'intero Friuli in festa per la 56E adunata nazionale degli alpini Udine e l'intero Friuli in festa per la 56E adunata nazionale degli alpini Le «penne nere» (450 mila) sfilano fra gli applausi e i grazie dei friulani Manifesti e striscioni per mostrare la riconoscenza a chi ha aiutato la regione nella il terremoto del '76 - Il ministro Lagorio: «Nonostante le esigenze di bilancio, il Cor DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE UDINE — Quarant'annl fa erano centomila gavette di ghiaccio mandate allo sbaraglio nell'inferno della steppa russa. Oggi sono 450 mila' penne nere venute nel Friuli del dopo-terremoto per ricevere l'abbraccio di Udine. Dove le scosse del maggio '76 avevano seminato morte e rovine, gli alpini si misero subito al lavoro; Gemona, Venzone, Mai a no. Buja. Osoppo e tante altre località. Progetti, cantieri, una giungla di gru. Una lotta col tempo per costruire in fretta. Soldati e ufficiali, carpentieri, ingegneri e manovali in divisa. Ora le costruzioni sono ultimate: le case sono bianche e linde, uno o due piani fabbricati con criteri anasismici; le persiane dipinte di verde, davanti all'ingresso il giardinetto ben curato. I friulani hanno di nuovo il «fogolar». Sono gente di poche parole, abituate a lavorare sodo, ma ieri, alla sfilata (quasi nove ore sotto una pioggia fastidiosa) che ha concluso la cinquantaseiesima adunata nazionale delle penne nere, la dura scorza del carattere ha lasciato filtrare l'emozione. «Grazie alpini, il Friuli non dimentica», dicevano manifesti e striscioni, mentre centomila abitanti di Udine, in piazza o dai balconi, sui marciapiedi, dalle finestre o davanti alla tv hanno seguito la parata e applaudito. Duecentocinquantamila bandiere tricolori andate a ruba nei negozi; ogni spazio libero della città, dai posteggi ai giardini, occupato da tende, campers e cucine da campo. Sul palco le autorità: i mi- Udine. La sfilala degli alpini nelle vie della città è durata otto ore (Tel. Ansa) è al di sopra di ogni sentimento di parte». E ancora: «Ai critici die vedono solo pessimismo nel futuro del nostro Paese, la manifestazione di Udine ha dimostrato che l'Italia che lavora e resiste è fortissima ed è su queste energie che occorre far leva per mandare avanti il nostro Paese». Fra gli alpini che sfilano c'è l'ex sottotenente medico Giulio Bedeschi, 68 anni, autore di -Centomila gavette di ghiaccio», due milioni di copie vendute, il racconto del calvario della divisione «Julia» nella ritirata di Russia. -Partecipo a tutte le adunate nazionali, non riesco a tirarmi indietro. Sono un ponte fra il passato e il presente: forse gli alpini sono gli unici a sfilare og¬ nistri della Difesa e dell'Interno Lagorio e Rognoni, il presidente della commissione Esteri Andreotti. il capo di Stato maggiore dell'esercito generale Cappuzzo, della Difesa generale Santini. E proprio dal ministro della Difesa Lagorio sono venute le parole che gli alpini aspettavano: «Anche se oggi il nostro ministero è alle prese con esigenze di bilancio che impongono tagli alla Difesa, vi assicuro die il corpo degli alpini resterà integro». Non si tocca un patrimonio che è testimonianza di solidarietà civile e umana, ha detto il ministro. «Pochi come gli alpini sanno mobilitare dal profondo della Nazione centinaia di migliaia di uomini e le loro famiglie in un raduno che gi in Italia senza chiedere niente». Ieri i 350 mila morti, di cui ventiquattromila nella sola «Julia» che fu ricostituita tre volte. Oggi 3280 case riparate. 50 rifatte, 76 ristrutturate, 63 mila metri quadrati di tetto ricostruiti. Quest'anno il co-, pione della sfilata è cambiato. Il .grosso» del corteo è formato dai «cantieri», ossia dalle sezioni alpine che hanno lavorato in Friuli. Arrivano in piazza 1° Maggio le delegazioni estere. Canada, Brasile, Africa Orientale, Germania, Belgio, la delegazione argentina guidata dal capitano Zumili. Ed ecco i primi striscioni, la voce del popolo alpino: «No all'odio, sì alla fratellanza*., «I caduti delle forze dell'ordine sono di Villa Borghese ricostruzione dopo po resterà integro» anche i nostri caduti», «Per fortuna ci sono gli alpini», -Volersi bene non costa niente». Una fetta di Paese reale, che marcia in fila, si commuove. Chi sono gli alpini? Il generale Manlio Francescpni, 62 anni, stringe 11 tasca il libro delle memorie. «Russia 1943». fresco di stampa: -Non saprei definire l'alpino: so che il rischio e la fatica gli sono familiari, che ha la forza di un titano e la semplicità di un fanciullo». Sfilano i «cantieri»: Magano in Riviera. Moggio Udinese, Pinzano. C'è 11 grande invalido di guerra inchiodato sulla carrozzella spinta da un giovane. Lo fanno sfilare distanziato dagli altri, solo fra le due ali di folla che preme le transenne. Ha il cappello da alpino in testa, la guerra gli ha portato via le gambe. La scena è improvvisa e si svolge a distanza di pochi metri dal palco delle autorità. Uno spettatore getta una rossa in mezzo alla strada. L'invalido fa segno al giovane di fermare la carrozzella e di andare a raccoglierla. Ora la stringe. La porterà con sé a casa e la conserverà. -Ho partecipato a tutte le adunate nazionali dal '46 ad oggi — dice Guerrino Zoratti. segretario della sezione Centro Ana di Udine —. Questa le batte tutte». Altri striscioni: «L'onestà è morta?», «Generale Dalla Chiesa non ti dimentichiamo», «Pota e Fiume: vivi e morti qui». Bandiere tricolori, le bande musicali, gonfaloni zeppi di medaglie. In mezzo alla folla c'è un altro scrittore «alpino», Carlo Sgorlon. che abita a Udine: -Le mode cambiano, gli alpini no». Mauro Anselmo