Lulu: il Regio ha fatto «en plein»

Lulu: il Regio ha fatto «en plein» L'opera di Berg presentata a Torino con la regìa di Ljubimov, direttore Pesko Lulu: il Regio ha fatto «en plein» TORINO — Il progetto di questa Lulu, di Alban Berg, il Teatro Regio se lo portava dietro fin dal primo anno della sua rifondazione, e gli va dato atto di averlo finalmente realizzato in modo da farsene un flore all'occhiello: non con quella stracca sopportazione che generalmente si usa per l'«opera moderna obbligatoria-, ma con un convinto Impegno di tutte le forze, ricorrendo alle persone giuste per la regia, per la direzione e in gran parte per la stessa compagnia. SI poteva temere che Ljubimov fosse un troppo grande uomo di teatro per poter rispettare le esigenze narrative del doppio dramma di Wedeklnd senza sovrapporli la propria personalità. Invece, a parte pochi capricci da «teatro sperimentale», si è investito responsabilmente della funzione drammatico-narrativa e ne ha risolto quasi sempre i non facili problemi, con l'aiuto delle scene di David Borovskij, un po' lugubri, ma sostanzialmente adatte a trasformarsi rapidamente (purtroppo con fastidiosi Interventi a vista) dallo studio disordinato del pittore al suo appartamento, poi alle coulisses del teatro dove Lulu danza, poi al salone di Lulu sposata al' dr. Schon e via via lungo 1 vari quadri fino al sinistro squallore della stamberga londinese dove Lulu andrà Incontro al suo destino. Il principale capriccio di regia e messa in scena è quell'enorme graticola, o cancellata, che distesa orizzontalmente sopra l'orchestra si solleva ogni tanto macchinosamente davanti a essa, come in una prigione. E' un simbolo, e 1 simboli sono una rottura di scatole. Tra l'altro suggerisce al regista di fare morire il dr. Sehòn assurdamente in piedi aggrappato alle sbarre, svuotando cosi d'ogni significato l'agghiacciante frase di Lulu alla fine dell'atto, quando facendo l'amore su un divano col figlio di Schon, che lei ha assassinato, gli chiede distrattamente: 'Non è. questo il sofà dove tuo padre si è dissanguato?». Berg era un drammaturgo musicale di potente realismo, e le sue opere non si giovano di simboli. Anzi, ci teneva tanto all'evidenza del racconto scenico che aveva prescritto di compendiare in un film la vicenda centrale della trama, cioè l'arresto di Lulu, 11 ricovero In ospedale e la sua evasione grazie all'intervento dell'innamorata contessa Geschwitz. Oggi più nessuno se la sente di affrontare le complicazioni tecniche connesse con la realizzazione e prolezione del film. A Venezia, nel 1049, l'avevano fatto, e ci stava benissimo. Ljubimov lo sostituisce con un'allucinante successione di quadretti scenici alternamente isolati da violenti getti di luce. L'americana Carole Farley è una Lulu' insolitamente blonda. Se avesse la voce cosi bella come le gambe e tutto 11 resto, sarebbe senz'altro la Lulu del secolo. Ma anche con la voce che ha, di volume non eccezionale ma intonatissima nel disu- ' mani intervalli del canto berghlano, si impone nel primi due atti, cioè fintantoché deve fare la donna-demonio, grazie anche alla straordinaria spontaneità e disinvoltura con cui le riesce di recitare, civettare, ballare, saltare e correre cantando. Come vittima, nell'ultima scena, una volta che ha infagottato le splendide membra nei miseri panni d'una battona londinese, riesce un po' meno commovente. In questo registro espressivo riesce bene il mezzosoprano Carmen Oonzales, che esalta a dovere il patos dell'estremo inno di dedizione della contessa Geschwitz, pugnalata anche lei da Jack lo Squartatore: 'Lulu, angelo mio Bravissimo il baritono Dleter Weller nel panni del dr. Schon, una di quelle' grandi parti che riescono sempre bene e sono la fortuna di chi le interpreta, e bravo il tenore Jean Van Ree, che stacca con sicurezza 1 suoi tremendi acuti e compone in maniera credibile il personaggio commovente di Aiwa, forse l'unico, fra quelli maschili, esente dall'ironia corrosiva di Wedeklnd. 7orte presenza scenica anche quella del baritono Boris Bakow, che fa il domatore e imbonitore nel prologo e poi l'Ingombrante atleta nella corte di personaggi equivoci che ruotano intorno al fascino di Lulu. Tra questi Andrew Foldi è l'ambiguo Schigolch, Nicola Tagger 11 principe, il dignitoso cameriere anche lui innamorato di Lulu e il marchese che nell'ultimo atto la vorrebbe arruolare per un bordello al Cairo. Lo studente ginnasiale che come Cherubino spasima per la fatale seduttrice è Sharon Moore, Impegnata anche nelle parti della vestiarista di teatro e del groom. Il nostro tenore Oslavio Di Credlco è 11 pittore del primo atto e il negro dell'ultimo, secondo quell'arco (un po' simbolico, questo, bisogna ammetterlo) che fa Interpretare 1 sinistri clienti di Lulu nell'ultima scena da attori che nel primo atto stavano alla sua corte. Altri cantanti italiani se la cavano, bravamente e sono: Alfredo Giacomottl (nelle due parti del direttore di teatro e del banchiere), Guglielmo Mulasso, Susanna Rlgaccl, Eva Ruta, Emilio Curici, Giovanni Savoiardo. Tutti stanno in scena piuttosto bene, e qui, più ancora che nelle ingegnose soluzioni sceniche, si sente la benefica mano di Ljubimov. L'orchestra, diretta da Zoitàn Pesko, che pare affrontasse per la prima volta la difficile partitura e la padroneggia su perbamente, ha superato un difficile esame di maturità: non brilla per straordinaria finezza di coloriti, ma è già grande cosa che 11 disegno del discorso strumentale venga fuori esatto, senza sopraffare mal il palcoscenico (al che concorre anche la tanto criticata acustica del Regio). I movimenti coreografici di Susanna Egri hanno proposto una soluzione per quel quadro parigino.che è 11 più problematico acquisto del recuperato terzo atto, ancora in cerca, in sostanza, d'una soddisfacente tradizione esecutiva. La macchinosa mobilità delle scene di Borovskij ha avuto in Aulo Bresaola un provvidenziale e demiurgico direttore di allestimento. L'esitoV Be', generalmente 1 commenti del pubblico tra un atto e l'altro non eraIno propriamente lusinghieri, né gli applausi Infervorati, Però, alla fine, un gruppetto di scalmanati è riuscito a far passare 11 pubblico da un atteggiamento di rispettosa sopportazione a un certo calore di quasi entusiasmo, vuol che la tragicità della storia di Lulu, vuoi che il fascino del personaggio, vuol che l'evidente dignità dello spettacolo e dell'esecuzione avessero aiutato ad assorbire l'innegabile difficoltà della musica. Massimo Mila Un impegno convinto di tutte le forze con la scelta delle persone giuste - La protagonista Carole Farley. bionda, bellissima' e molto brava specie nella prima parte più «recitata» - Ottimo il resto del cast - L'orchestra ha superato un difficile esame Carole Farley in due momenti dell'opera: è una Lulu insolitamente bionda che recita, civetta, balla, salta e corre cantando.Ecco il foyer del teatro trasformato in discoteca durante l'intervallo dello spettacolo (Foto S. Solavaggione)

Luoghi citati: Cairo, Torino, Venezia