I predoni della grande sete

I predoni della grande sete NEL SUD SENZA PIOGGIA, MANCANZE PUBBLICHE E SPECULAZIONI I predoni della grande sete In Puglia nei campi in secca il raccolto è compromesso - Non sono state completate neanche la metà delle opere colossali finanziate dallo Stato - Ci sono bacini artificiali fuori uso o senza condutture • Tra «majorette» e promesse elettorali, si arricchiscono i proprietari di pozzi clandestini: impoveriscono le falde dolci, che il mare invade - Sconvolti gli equilibri sotterranei: «Tra poco si estrarrà solo acqua salata» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BARI,— / monti del sub Appennino della Daunia precipitano nell'azzurro del grande invaso artificiale, Il vento agita le acque scarse dell'Occhito. Ecco, dopo le case spettrali di Carlantino. abbandonato dagli abitanti, le sorgenti della sete pugliese, a valle della diga gigantesca. Per il Meridione assetato, l'ingegneria dì Stato ha realineato meraviglie, ma il guardiano della diga dice sconsolato: «Oli uomini hanno ripreso a coltivare 11 lago». Giuseppe D'Adamo ha la febbre negli occhi lucidi: «Da tre anni non piove, annuncia nei toni della maledizione, il bacino si ritira, lascia terre preziose ». C'è allora chi tenta un raccolto. I proprietari tornano ai campi espropriati, scommettono contro la pioggia. Il cielo non ha fatto il suo dovereinvernale e nell'aprire la cronaca di una sete antica, il guardiano D'Adamo avverte: «L'impianto poteva essere colmo: quattro anni fa si ruppe lo scivolo, salto 11 cemento, dovemmo svuotare il bacino». Progettato per 350 milioni di metri cubi, il lago artificiale dell'Occhito è ridotto agli sgoccioli. L'uomo corre verso la garitta del telefono. Ancora un ordine di stringere le saracinesche. Per. la grande arsura pugliese, la cattedrale dell'Occhito è già inutile. «Una goccia nel deserto, lamenta il guardiano, e nel rubinetti di casa mia, qui sopra la diga, non scende un filo d'acqua». Siccità a parte, nell'alloggio riservato al custode mancano itubl. Sotto, nel letto antico del Fortore, l cartelli gialli del Consorzio di bonifica riflettono il simbolo nero della morte. Avvertono che un'ondata d'acqua può, all'improvviso, riversarsi a valle. Uri giovanotto si spinge in motocicletta in AWeèionedètUt diga, verso, il tappeto vei-de,plt tifi òrto: «Tento ogni.'anno' un raccolto, spiega,' semino, scruto 11 cielo e prego il Sole contro la pioggia. Un'onda potrebbe travolgermi, ma non succede, l'acqua è poca». Per impedire ai vecchi proprietari di avvicinarsi alla diga, il Consorzio ha messo a dimora migliaia di alberelli. Ma i fusti, piantati al mattino, di notte scompaiono. Otto chilometri di tornanti. Carlantino, dall'alto del sub Appennino domina l'Occhito. L'abitato è senz'acqua. Il paese si affaccia a strapiombo sul grande invaso artificiale ma, come nella casa del guardiano, anche qui mancano aliacele condutture. Si avvicina la vigilia elettorale e, nel paese spopolato, si è improvvisato un gruppo di majorette. Le ragazze di Carlantino sperano in una tournée nel circondario. Andranno a Celenza, a San Marco, a Volturara, a Motta. Alle 10 del mattino la banda di ottoni e tamburi suonati da uo-j mini anziani attraversa il paese per addestrare le majorette. Davanti all'edificio scolastico s'è fermata un'au-v tobotte. Il gruppo si scompone, le majorette rompono le file, corrono a rifornirsi di pentole e recipienti. Carlantino è l'ultimo centro pugliese ai confini del Molise. E' il paese di Pasquale Mortone, il primo operaio che cominciò a lavorare alla diga. «Arrivarono i tecnici del Consorzio, ricordo Marrone, e pensammo: "E' la nostra fortuna: lavoro per tutti"». Era il I95S. L'ingegneria pubblica alimentava, nel Meridione, il mito dell'acqua e del lavoro dì Stato. Oggi, alla diga, sono rimasti in tre. Carlantino è spopolato: 4000 abitanti ridotti alla metà, i terreni persi nell'esproprio, con la rabbia di essere senz'acqua. «Ecco il lago dell'Occhito, dice Marrone, ma di questo lago a noi non tocca una goccia». Mancano le opere di adduzione, di distribuzione, di canalizzazione. Il governo centrale non ha mezzi finanziari, la Cassa per il Mezzogiorno, in un futuro incerto, non decide. I politici, nei collegi elettorali, avanzano nuove promesse. Le realizzazioni colossali dell'ingegneria pubblica sono state completate soltanto ài 40 per cento. Dall'ente irriguo vengono molte cifre. Si prevede che per ti grande piano contro la sete occorreranno ancora 10 mila miliardi. Tutto poteva essere pronto per l'inizio degli Anni Sessanta. Prevedono adesso 11 nuovo millennio, mentre un grande tecnico, Domenico Santovito, responsabile dell'ente, ripete con convinzio¬ ne: «La programmazione, ecco che cos'è mancato. Un piano delle acque non può Eurivare a pioggia, con opere di'-, stribulte qui e là, nella logica aberrante del clientelismo». Quest'anno la siccità si è presentata in anticipo. Da Foggia a Trani, da Alberobello a Martina Franca e Lecce, i campi sono in secca. Il raccolto è compromesso nel terreno piagato dal Sole; dal Gargano al Tavoliere, sino al Salento. SI annuncia un'estate difficile. Trecento miliardi di danni in una sola settimana. Gli amministratori pubblici si riuniscono all'infinito. I responsabili della Regione annunciano «nuovi contributi» e «tassi agevolati», ma il romanzo dell'acqua continua a pesare sul Meridione, ad arricchire l proprietari dei pozzi clandestini e mai censiti. Vendono acqua al vicini, rovinano la falda, dolce e preziosa, che nel mare che avanza diventa di sale. I grandi palazzi di Bari na¬ scondono vasche gigantesche' sotterranee di accumulo. Chi' non è toccato dal problema ripete: «Ancora la siccità, per avere un aluto statale». Pronunciano tutti la parola siccità con l'accento sulla prima «i», in una rassegnazione inconscia e crescente, anche tra i più giovani. A un gruppo di scienziati accorsi a Bari da mezzo mondo per un meeting sull'ultimo disastro delle acque del mare che in Puglia Invadono le falde dolci, il preside dell'Istituto di geologia applicata della facoltà di Ingegneria, ha dato un quadro disperato. Il professor Vincenzo Cotecchla avverte: «Slamo in emergenza, da anni si trivella in modo indiscriminato». Si prende acqua dove c'è. Diecimila pozzi attingono dalla falda miracolosa che trent'annl fa la Puglia assetata scopriva di possedere nel suoi strati profondi. Lo studioso si scaglia contro l prelievi dissennati, del privati e degli enti pubblici. E' allarmante: «Ancora poco, e tutti' 1 pozzi daranno acqua salata». E' stato sconvolto l'equilibrio delicatissimo della riserva sotterranea. Si esaurisce l'acqua dolce, avanza il mare, si salsi fica la falda, con effetti sconvolgenti in un patrimonio prezioso da difendere con cura. L'intrusione marina annuncia nuove calamità. Il preside dell'Istituto di geologia applicata si domanda se dopo tanti miliardi spesi nel piano regionale degli acquedotti, non ci sia stato «un errore di programmazione o una follia nel fabbisogno». Soltanto per Bari, la necessità di aumentare la pressione nella condotta ha ridotto l'impianto a un colabrodo. «Su 100 litri, spiega il professore, se ne perdono 40», e il problema riguarda l'Intero acquedotto pugliese. Condotte vecchie di 70 o 80 anni non reggono. Il canale principale è del 1915. Il piano agronomo di grande esperienza, pesano, con l'intero Tavoliere, parte dello stesso acquedotto pugliese e, con l'estate, quel milione di turi- ■ stl che ogni giorno assale il Gargano. Rotella ama la sua terra e nota, con speranza: «Stiamo inserendo tecnologie d'avanguardia in una struttura feudale. Nel latifondo arriva la rivoluzione». Dell'antica Capitanata dà un quadro di incerta instabilità. «Qui gli uomini, dice, odiano la terra, non ci sono pionieri né imprenditori. E' mancata una borghesia illuminata. Perfino la nobiltà viveva alla corte di Napoli». Pesa la memoria storica della malaria. Torre Mileto, che è a pochi chilometri da Foggia, aveva la punta più alta del mondo nelle statistiche della malaria. Più avanti, a Cerignola, che è la patria di Di Vittorio, i braccianti hanno oggi case popolari dignitose. Ma Intorno non c'è un albero, né un orto, né alle finestre un vaso di fiori. E' stata costruita la diga dell'Occhito, la Capacdottl e quella dell'Osento. Altre dighe sono previste, altre in costruzione. Un'altra, ancora, è bloccata dalla guerra di due Regioni. Mancano invasi e condutture, la rete di distribuzione è pronta per metà. Il passaggio delle competenze dallo Stato alle Regioni ha aggravato i problemi e, senza capacità operative, i patrimoni si disperdono in mille rivoli. L'itinerario nelle Murge mostra aspetti fantastici. Il Gargano è lontano e il suo zoccolo si perde in nebbie azzurrine. «Il Tavoliere, dice il direttore del Consorzio a Foggia, diventerà la California d'Italia». Ma quando? La speranza è per il nuovo millennio. La statale 16, sull'antico fratturo. . della transumanza, riporta 'vèrso Bari, aW ' l'etite irriguo. Finto, aWuffi-. ciò studi, riflette:"mBt poteva fare tutto in dieci anni e soltanto negli ultimi trenta se ne sono andati, in valore attuale, per Puglia e Basilicata, almeno 3000 miliardi». Il direttore Santovito «ringrazia i politici». «Il clientelismo ha distribuito l'intervento a pioggia». Nessuna programmazione. Da tre anni piove, poco, certo, ma i danni più gravi vengono dall'incertezza. «Che mi dicano, dice Santovito, quanto, e in quanto tempo, si può spendere». Francesco Santini regionale prevedeva per l'anno 2000 un fabbisogno che è già stato superato nel 1980. Non ci sono rimedi nel breve periodo: a questo punto è necessario il risparmio. Il siderurgico di Stato non può continuare a irrigare il mare. «Nulla può essere sprecato, né si può rinviare un riuso Integrato delle acque», dice il preside di geologia. Il disastro è alle porte. C'è chi preannuncia una carenza idrica superiore alla stessa crisi energetica e chi ripete che una diga rimane una diga, come una cattedrale d'acqua nel deserto, senza una programmazione costante. Una muraglia cinese in terra battuta perché in Puglia gli invasi non consentono l'uso del cemento,' le rocce non ci sono o non reggono e vanno inventate sempre nuove tecnologie. Chi denuncia i ritar-. di è lo stesso direttore del Consorzio di bonifica della Capitanata. A Foggia, sulle spalle del dottor Rotella,