I due linguaggi di Lietta Tornabuoni
I due linguaggi I due linguaggi ROMA — Il professor Negri parla di politica a un tribunale incaricato d'accertare e punire reati. Negri parla con ovvia naturalezza dei grandi meriti politico-culturali di Giangiacomo Feltrinelli. Parla degli errori politid compiuti dall'editore col voler applicare metodi e ideologie della guerriglia terzomondista a una società industriale avanzata e col valutare che esistesse in Italia una situazione insurrezionale, parla del proprio dissenso da quella linea «vecchia, gappista, matta». Lo ascolta stupefatto il tribunale, per il quale Feltrinelli era un sovversivo armato che s'ammazzò nel tentativo di far saltare con l'esplosivo un traliccio e d'abbuiare Milano privandola dell'energia elettrica. Negri parla con serena disinvoltura dei quattro incontri che ebbe con Curdo, dell'eccellente documentazione raccolta dalle Br a Torino nd 1973 sulla ristrutturazione alla Fiat e sulle lotte operaie spontanee praticate nella fabbrica «con livelli di violenza e sabotaggio anticapitalista molto alti e nuovi», del proprio grandissimo interesse a discuterne. Prende appunti soddisfatto il pubblico ministero, per il quale Curcio era responsabile del sequestro Sossi, un latitante ricercato, origine di possibili reati di favoreggiamento. Negri parla tranquillamente della propria breve collaborazione alla rivista Controinformazione. Per i giudici, era organo delle Br. Negri parla eloquentemente di due analisi politiche divergenti, quella delle Br secondo cui in risposta al¬ l'attacco del proletariato lo Stato si «fascistizzava», quella di Autonomia secondo cui lo Stato invece si «socialdcmocratizzavu»: «Quindi tra noi non potevano esserci rapporti», quel conflitto di idee gli appare la prova più persuasiva. Ascoltano pazienti i magistrati, poi gli chiedono se fu lui a dare ordine di rubare quella certa pala d'altare del Trecento. Il professor Negri parla irriducibilmente di politica come fosse nel 1977, in un'aula universitaria, a una riunione, a un seminario. Ma sta in tribunale nel 1983, e il suo comportamento appare cosi singolare da incoraggiare ogni interrogativo. Possibile che un intellettuale sapiente, un politico sottile, sia tanto ingenuo? Possibile che, dopo quattro anni di carcere preventivo, dopo essere stato clamorosamente imputato e poi pienamente prosciolto del? l'uccisione di Moro, conservi ancora tanta fiducia? Possibile che non intenda, a qualunque prezzo, rinunciare alla propria identità? Possibile che nel processo voglia restituire il primato alla politica, per rivendicare; dignità rivoluzionaria a tutto dò che oggi la legge considera criminalità, per conservare ragione e senso alla propria esperienza di questi anni? Possibile? Impossibile, possibile: nell'aula militarizzata, rimangono due mondi chiusi che si sfiorano senza incontrarsi, due culture che si fronteggiano senza capirsi, due linguaggi che si parlano senza comunicare. Lietta Tornabuoni
Persone citate: Curcio, Giangiacomo Feltrinelli, Moro, Negri, Sossi
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