Solzenicyn, voce nel deserto

Solzenicyn, voce nel deserto INTERVISTA CON LO SCRITTORE SUI PROBLEMI MORALI DELLA NOSTRA CIVILTÀ Solzenicyn, voce nel deserto r Si La condanna dei vìzi dell'Occidente - «La sofferenza è essenziale per la crescita morale: perciò le società del be nessere non hanno vigore contro il comunismo» - Non Wojtyla e la dimensione divina: «I preti che lottano per le un inganno, la guerra inevitabile - Solidarnosc motivo esiste democrazia dove si è dimenticato Dio - Papa masse oppresse l'hanno dimenticata» - La distensione è Idi speranza, ma è inutile aspettarsi un miracolo all'Est cesso storico è l'uomo che sta davanti alle cose che diventano tentazioni, e si mostra in grado di vincerle». — Ha un'alta opinione del Papa e della sua opera? «SI, ho un'alta considerazione della sua personalità, dell'ardore che ha portato nella Chiesa e del suo continuo interesse per tutti i problemi del mondo. Un'enciclica di un suo predecessore diceva che la voce del tempo è la voce di Dio. Papa Wojtyla non è d'ac-i cordo con quest'assioma e lo combatte, perché la voce del tempo può essere una voce falsa. Non dobbiamo servirla, quella voce, ma controllarla e correggerla». — Ma molti preti cattolici che vivono in Paesi oppressi — mi riferisco In particolare a certe dittature dell'America Latina — hanno ritenuto loro dovere appoggiare i movimenti ribelli. Che cosa direbbe loro? «Quando appoggio ed elogio l'attività del Papa nel mondo contemporaneo, intendo dire che è continuamente guidato da una consapevolezza del Divino. Detto altrimenti: sì, il Papa ritiene opportuno parlare di questo o quell'altro argomento, ma è sempre consapevole del Divino. Mentre i preti di cui parla lei sono di fatto caduti in una di quelle tentazioni che il socialismo sparge davanti a noi. Il sociali smo, che nella sua essenza è l'esatto contrario del cristianesimo, ama sostenere di aver preso molto dal cristianesimo e di avergli dato una forma concreta. La cosa buffa è che anche la letteratura atea dell'Unione So» letica usa gli stessi argomenti, e dice: guardate, guardate, il nostro program ma socialista è un programma cristiano». ' Rigenerazione — Ma un prete non può opporsi all'oppressione senza essere in qualche modo un sostenitore del comunismo? «Sì, sì, può, ma quel che voglio dire è che questi preti sono presi nella rete della tentazione, in trappola. E la trappola consiste nel fatto che in un'attività del genere si t coinvolti a un livello solo ter reno. Quei preti sono completamente assorbiti dalla lotta sociale, mentre il Papa non lo è perché lui è sempre consape vole della Dimensione Divina e la Dimensione Divina è la norma dominante». — Qualcuno di loro potrebbe ribattere che l'esser coinvolti nella lotta sociale significa, di fatto, realizzare l'insegnamento di Cristo. «No, si sbagliano. Si deve partecipare alla lotta sociale nel nome dell'anima di ogni altra persona e di ogni altra organizzazione. Mentre se siamo semplicemente coinvolti in una battaglia per dei diritti materiali, non abbiamo niente a che vedere con il cristianesimo». — Lei ha attirato l'attenzione sul fatto che nei Paesi oppressi dell'Est la rigenerazione spirituale è in aumento: forse sono necessarie l'oppressione e la sofferenza perché la gente si rivolga ai valori spirituali? «Vorrei dividere la domanda; da una parte la sofferenza, dall'altra l'oppressione. Sì, la sofferenza è essenziale per la nostra crescita spirituale. Ma la sofferenza è inviata a tutta quanta l'umanità e a ogni essere vivente; è inviata in quantità sufficiente, in modo che se l'uomo sa come comportarsi, può usarla per la sua aesci ta. Ora, se una persona non ricava quel che va ricavato dalla sofferenza, ma al contrario si amareggia, si esaspera davanti ad essa, compie una scelta assolutamente negativa. Se si parla dell'oppressione, la tremenda oppressione sovieti ca per esempio va davvero al di la delle possibilità di umana sopportazione. E' un'espcrien za che va al di là della sofferenza consueta. Milioni di persone sono schiacciate, schiacciate fisicamente c psicologi camente, annientate; ma chi è passato attraverso quell'esperienza diventa così forte, così maturo da un punto di vista spirituale, da costituire la nostra sola speranza nei Paesi comunisti. «Voglio aggiungere una cosa. Nove anni passati in Occidente mi hanno fatto diventare pessimista; quand'ero al'Est attribuivo all'Occidente'molta più forza, molta più determinazione e fermezza. Oggi non mi sentirei più di garantire che l'Occidente si opporrebbe all'invasione del comunismo. E' possibile che la battaglia dell'umanità contro il comunismo duri molto più a lungo di quanto non pensassimo una volta; le mie speranze le ripongo in coloro che sono già passati attraverso le rovine dell'oppressione totalitaria non si sono spezzati ma sono sopravvissuti». — Sembra quasi che lei voglia dire: finché non sopporteremo la stessa oppressione anche noi, non ci rigenereremo. «Non vorrei porre le cose in un modo così brutale. Non voglio fare previsioni del tipo "sì, è l'unica cosa che può accadere". Se le società occidentali riuscissero a mobilitarsi al l'improvviso contro il comu nismo, non sarebbe necessario che accadesse tutto ciò. Come ho detto, una oppressione del genere non è essenziale — non è, comunque, sempre essenziale — ma perché questo accada l'Occidente deve ascoi tare le voci di quegli scrittori e di quei leader che dicono: "Stiamo correndo un pericolo mortale, un pericolo ancor più grave di quando, nel 1940, gli aerei tedeschi sorvolavano i nostri Paesi". Temo che se, in Occidente, qualcuno scrivesse cose come queste, sarebbe beffeggiato e deriso. E se un leader politico dicesse cose del genere, non sarebbe mai rieletto». — C'è un tremendo paradosso, nel nostro mondo: chi non ha la libertà la desidera intensamente, ma chi ce l'ha non sembra curarsene. «Una volta pensavo che fosse possibile condividere, trasferire l'esperienza da un Paese a un altro, almeno attraverso la letteratura, ma comincio a pensare che nessuno possa ricevere l'esperienza di un altro senza esserci davvero passato. Bisogna avere un cuore pieno di pietà, un cuore e un'anima pieni di sensibilità e sentimento per riuscire ac assumersi, a ricevere la sofferenza di un altro». — E' possibile esistano persone che non possono sopportare la libertà in se stessi, e vogliano essere schiavi? «Sì, oggi l'Europa Occidentale è piena di gente del genere». — Che cos'è a provocare questa situazione? «Senza consapevolezza di Dio, del Divino, non si ha consapevolezza della realtà L'Occidente trabocca d'informazioni, potete pensare una cosa qualsiasi e tutto può essere compreso, ma i russi che vivono sotto il regime sovietico si stupiscono d' una cosa che noi non riusciamo a capi-i re: perché gli uomini in Occi-' dente non se ne rendono conto?». — E' possibile davvero, in una moderna società avanzata, vivere secondo precetti spirituali e religiosi? «Per una società sviluppata dal punto di vista economico,questa è la cosa più difficile. Ma non esiste altra via». — Ma se quanto più avanzati (da un punto di vista economico e materiale) diventiamo, tanto più difficile diventa, alloca l'obiettivo non viene sospinto sempre più lontano? «No, nonostante aumenti il rischio di perdere di vista quegli obiettivi. E' destinoi dell'umanità che quanto più perdiamo il controllo di noi stessi, tanto più ci infiliamo in strade senza sbocchi. Non siamo ancora in un vicolo cicco, ma è giunto il tempo di pensarci. Sentiamo sempre parlare di diritti, ma pochissimo di responsabilità». — Come spiega che per anni i maggiori scienziati, artisti, insegnanti, siano stati convinti, e alcuni ancora lo siano, dai comunismo sovietico? «Coloro nei quali l'intelletto ha il sopravvento sullo spirito, sul cuore, sono gli unici a poter essere ingannati, a cedere alla tentazione degli intelligenti stratagemmi del marxismo. Sono certo che Isaac Newton, per esempio, se fosse vivo al giorno d'oggi non sarebbe ingannato dal marxismo!». — Ho sempre creduto che non saranno i grandi pensatori a salvarci, ma l'uomo comune. E' d'accordo? «Non vedrei le cose in termini così semplici. Le persone, che riescono a imprimete una svolta all'umanità o a una società, le consideriamo, per così dire, su una linea verticale, e forse da un punto di vista! quantitativo ne troviamo di più al fondo semplicemente perché sono più numerose;' ma non si può certo lasciar fuori da questo' schema la gen-j te in cima alla scala. La storia dimostra che ad ogni svolta,! storica o sociale, i precursori, i battistrada, sono sempre una,| due o tre persone che magari1 sono state precursori di quel; particolare evento per oltre un! secolo. Non possiamo far nulla senza questi precursori,! questi leader. Ma i leader che| hanno seguito il richiamo e le, lusinghe del marxismo sono' falsi leader. Si ritroveranno in una condizione umiliante e risibile e molti si pentiranno, ma sarà troppo tardi e piange- ranno». — Facciamo l'ipotesi che: non ci saranno più guerre; quale sarebbe il futuro "dell'Occidente? «Mi rifiuto di prendere ini considerazione un'ipotesi del' genere perché ritengo che unaj guerra — non una guerra nucleare, ma una guerra — sia inevitabile. In altri termini,' comprendo in questa definizione tutte le esplosioni inter-i ne, tutte le cosiddette gucrrcl di liberazione nazionale, e aedo che molti Paesi europei risiano vicini. Questa situazione spesso è favorita proprio dai leader di questi Paesi. Pensi come Brandt ha indebolito; la Germania Occidentale, quanto Palme ha cercato di aiutare il Vietnam, che cosa Papandreu sta facendo in Grecia; e gli esempi potrebbero essere molti di più. La guerra; non proviene necessariamente dall'esterno, viene anche dall'interno e non necessariamente sotto forma di una vera e propria insurrezione; arriva sotto forma di cecità politica dei leader politici. Perciò mii sembra completamente irrealistico pensare in termini di status quo, nel mondo d'oggi; non ci sarà uno status quo,' nemmeno per un anno». — Lei crede che 11 socialismo finisca inevitabilmente per; degenerare nel comunismo? 1 «La penso esattamente come il nostro bravissimo scienziato Orlov, quelPOrlov chej da molti anni e chiuso in un! campo di lavoro. Ha pubblica-^ to, poco prima di essere arrestato, un articolo nel quale dimostra che qualsiasi socialismo, anche nella sua forma più blanda, più "demoaati-; ca". se è conseguente, se è logico, se non vaga da una parte all'altra ma segue la sua logica interna, si trasforma inevitabilmente in comunismo. Lol| abbiamo visto in tutti i Paesi! in cui è accaduto: il socialista1 diventa sempre comunista». | — Parliamo adesso del disarmo nucleare. In Inghilterra, ini questo momento, è in atto una! vivace campagna In favore del' disarmo unilaterale. Che cosa! crede che significhi? «Prima di tutto, consideriamo il disarmo da un punto di vista generale. Ritengo gli armamenti nucleari, quelli chimici e quelli batteriologici,, tremendi e disgustosi. Ma c'è un altro problema. L'Occidente ha la responsabilità morale di una decisione presa quaran-' t'anni fa: quella di produrre e usare le armi nucleari. Oggi l'Occidente senza le armi nucleari sarebbe nudo. Tutto dipende dagli armamenti nucleari. Ma Tenore è stato com-' messo all'inizio, nel momento in cui è stata presa la decisione di affidarsi alle armi nucleari, di puntare tutto sulle armi nucleari. Quella decisione ha; messo al sicuro l'Occidente1 per venti o tren t'anni, ma| adesso è come un boomerang, si ritorce su di esso. «Veniamo al secondo aspetto, al livello personale, alla straordinaria cecità della società e dei giovani. Per dnquant'anni avete avuto l'opportunità di aprire gli occhi della società e dei giovani, ma i giovani occidentali non hanno la minima idea della situazione reale. Provi a chiedere loro perché .in Unione Sovietica non esiste un movimento per il disarmo. O non capiranno la domanda o non ci baderanno. Dicono: facciamo un disarmo unilaterale, vedrete che i comunisti ri seguiranno. Non si tratta tanto di disinformazione; è cecità totale; c'è anche un indebolimento, o un'erosione totale, della volontà. Vada da questi giovani e glielo chieda. Glielo dica: d'accordo, facciamo il disarmo unilaterale; ma poi sarete disposti a entrare in un esercito convenzionale e morire? Se sono sinceri risponderanno di no. Oggi, l'opposizione alle armi nucleari e solo un pretesto per nascondere se non la codardia morale almeno la debolezza morale. Di fatto, non vogliono nessun genere di armamenti, nessun lavoro. «Infine, il terzo livello. Certo, l'Unione Sovietica partecipa attivamente alle campagne per il disarmo. I comunisti hanno un'enorme esperienza in questo settore. Già nel 1917 Lenin dava cinque o dieci rubli a tutti quelli che partecipavano alle dimostrazioni contro il governo provvisorio. Stalin organizzò un cosiddetto movimento per la pace quando non aveva la bomba atomica. «Lo stesso principio vale oggi. Ma voglio sottolineare ancora una cosa: il problema non può ridursi all'organizzazione e alla collaborazione dei sovietici. Se l'Occidente non avesse contato per decenni sulle armi nucleari e i giovani fossero saldi nella volontà bene informati, nessuna mossa sovietica otterrebbe nulla» Anni atomiche — Alcuni fautori del disarmo In questo Paese sostengono che, essendo Impotenti di fronte alle armi sovietiche, possono soltanto prendersela con le nostre armi, poiché ci deve pur essere un inizio. «A loro sembra giusto protestarc semplicemente contro le armi nucleari, che certo sono terrificanti. Ma la verità, quello che dimenticano, quel lo che nascondono dietro que sto atteggiamento, quello che è sotteso è la mancanza di volontà di difendere il loro Paese. In questa situazione i diri genti sovietici non hanno neppure bisogno di usare le armi atomiche. Si limiteranno a utilizzare le armi convenzionali; con quelle armi e senza incontrare -alcuna resistenza domineranno rutti. E a questi giovani così coraggiosi quando manifestano, 'a questi giovani che formano catene umane di decine di chilometri diranno che non possono più formare gruppi di più di tre persone, magari di più di due. Quando gli diranno: ragazzi, nessuna adunata di più di due o tre persene, obbediranno». •V * v"' mrldcgg Aleksandr Solzenleyn al suo arrivo all'aeroporto di Zurigo, con la moglie e i due figli, Yermolay e Ignat, dopo la sua' espulsione dall'Urss, il 25 marzo 1974. Lo scrittore, nato a Klslovodsk ni dicembre 1918, ha avuto una vita dolorosa e tormentata. Laureato In fisica e matematica all'Università: di Rostov nel 1911, lo stesso anno si è arruolato nell'Armata rossa. La polizia militare lo arresta 11 9 febbraio 1945, per alcune lettere inviate dal fronte a un amico: sarà condannato a otto anni di carcere e tre di confino. Liberato dal Lager di Kok-Terek nel 1956, è riabilitato al tempi del «disgelo» e racconta le sue esperienze di deportato nel libro «Una giornata di Ivan Denlsovlc». : . Ma l'anno dopo cominciano le critiche, la polizia sequestra Il dattiloscritto del secondo libro. Da questo momento 1 suol scritti, fino al più noto, «Arcipelago Gulag», saranno^ pubblicati solo in Occidente. Nel 1969 è espulso dall'Unione' degli scrittori, nel 1970 vince il Premio Nobel per la Letteratura. Ora vfve negli Usa, a Cavendlsh, nel Vermont Solzenicyn in una caricatura di Levine (Copyright N.Y. Revlew of Books. Opera Mundi c per l'Italia .La Stampa*) — Nella sua conferenza a Templeton, lei ha detto che la tragedia del mondo moderno consiste nel fatto che l'uomo ha dimenticato Dio. Quando, e come, è cominciato ad accadere? «Moltissimo tempo fa. Nel mondo occidentale accade da oltre tre secoli. In Russia è cominciato dopo, ma comunque prima della Rivoluzione. Le classi colte ne sono state coinvolte quasi duecent'anni prima, quelle senza istruzione appena una decina d'anni prima. E' stato questo il maggior "evento singolo" che ha provocato la Rivoluzione. Tutto è cominciato davvero, forse, con le guerre di religione, che iniziarono a minare religione e fede. Poi, il Rinascimento, un gigantesco processo durato molti secoli. Perfino all'inizio dell'Età dei Lumi non s'era chiarito del tutto. Ma è stato un processo che ha accelerato, ha spinto verso quell'obiettivo, e che è diventato molto più marcato nel Ventesimo secolo». — Al centro c'è la convinzione che l'uomo basta da solo a se stesso? «E' cominciato prima di tutto come reazione al rigore e all'austerità del Medio Evo. Ma è un processo che una volta iniziato si è, inevitabilmente, sempre più ampliato e approfondito. Gedo che lo sco po dell'esistenza, per l'Uomo, non sia la felicità ma la cresci ta spirituale. Ma questa con vinzione è considerata una stranezza, una follia quasi sebbene forse soltanto centocinquant'anni fa sarebbe ap parsa perfettamente naturale». — Le masse non hanno il diritto di godere dei beni materiali che una volta erano risonati a pochi? «Voglio distinguere tra la "sufficienza materiale" — alla quale tutti hanno diritto l'avidità consumistica. La sufficienza materiale esiste in Europa da molti secoli. Forse quelli di noi che sono passati per l'Arcipelago Gulag ne danno una valutazione diversa. Ma è accaduta una vera e propria rivoluzione nella consapevolezza che l'uomo ha del suo comportamento verso valori materiali. Al giorno d'oggi, chi è molto ausrero e si pone dei limiti ferrei può essere circondato da ogni comfort materiale, perfino dal lusso, e rimanere completamente indifferente a rutto, perché non è il "materiale" la base della nostra vita. Il dramma non è che sia stato il be nessere universale a provocare la decadenza morale. La deca denza morale ha fatto sì che indulgiamo troppo nel benes sere materiale». — E' possibile, in una società democratica, porre un limite alle soddisfazioni materiali? «Negli ultimi due secoli le società democratiche hanno avuto uno sviluppo impressionante. Quello che qualche secolo fa si chiamava "società democratica" non è affatto quello che chiamiamo oggi "società democratica". Duecent'anni fa, quando la società democratica stava nascendo in alcuni Paesi, c'era ancora una concezione chiara dell'Onni potente, di Dio. E l'idea di eguaglianza deriva proprio dalla religione, dai valori religiosi; in altre parole, dall'idea che tutti gli uomini sono uguali in quanto figli di Dio. E nessuno avrebbe pensato di dimostrare che una carota uguale a una mela. Le persone sono differenti quanto a possi bilità e capacità, ma sono uguali in quanto figli di Dio. «Perciò la democrazia acquista vigore, entra in possesso di sé, ha un significato pieno fino a quando gli uomini cominciano a dimenticare Dio. Negli ultimi duecento anni ci siamo davvero allontanati da Dio, e la democrazi ha perduto il suo fulcro. I cri teri morali erano le forze che trattenevano l'uomo, i suoi freri interiori». Meschini — Cè qualcosa di oscuro nel cuore dell'uomo che non può essere sradicato, si sia in un'epoca religiosa o no? «Sì. Il cammino dell'umani tà è lungo. E i secoli di storia che abbiamo vissuto sono solo una piccola parte del cam mino storico completo. Sì, sia trio passati attraverso le tentazioni delle guerre di religione, e abbiamo dimostrato di essere meschini; oggi siamo d fronte alla tentazione del ma feriale, qualcosa di più dell "sufficienza materiale", del lusso, e di nuovo ci dimostriamo meschini. 11 nostro prò-