Un Giobbe ironico

Un Giobbe ironico Un Giobbe ironico ROMA — Quattro anni, vergognosi e incivili, di carcere preventivo in attesa di giudizio. Tre mesi lenti d'un processo celebrato nello stanco disinteresse della gente e dei giornali, secondo una routine guerresca molto costosa, magari sproporzionata e sprecona: aula bunker, tiratori scelti appostati sui tetti circostanti, mezzi blindati, elicotteri in ricognizione aerea, agenti e carabinieri armati, telecamere rotanti, poliziotti in abito simulato, riflettori. Quaranta udienze seguite attraverso le sbarre d'una gabbia di ferro. Adesso, finalmente. Toni Negri è davanti al tribunale, ha la parola. Arriva portando sotto il braccio un grosso dossier rosso lacca. E' vestito opportunamente di grigioblù, ha la faccia pallida mangiata dagli occhiali. E* paziente, pacato, cortese, ogni tanto indulgente a piccoli sorrìsi tirati: «Un Giobbe ironi¬ co», come gli piace definirsi. Neppure un quarto d'ora dopo grida infiammato, rivendica appassionato («la sovversione è stata il Sessantotto, quando le forze operaie e studentesche erano riuscite ad attaccare il cielo»), si esalta nell'invettiva: «£" infinitamente falso che noi siamo stati legati al terrorismo, è infinitamente infame la legge dello Stato che ce lo imputa...». Persino troppo, come esemplificazione d'una personalità doppia d'intellettuale: razionale e romantico, lucido ed emotivo, politico ed esteta, accorto e isterico, filosofo e nevrotico. I suoi parenti, gli amici, i sostenitori presenti nell'aula hanno le facce deluse e imbarazzate di chi vede la persona amata commettere una gaffe, fare una brutta figura o stonare: l'unico entusiasta e solidale sembra il figlio ragazzino, che per ore è rimasto a contemplare il padre a quaranta centime¬ tri dalla gabbia. «Dopo quattro anni, dopo aver aspettato così a lungo e in quelle condizioni di poter parlare pubblicamente... è uno sfogo, bisogna capire», giustifica un amico che avrebbe voluto Negri più furbo e più calmo, più consonante con l'etichetta della Corte e con lo spirito dei tempi. Ma il presidente del tribunale è svelto ad interromperlo, a chiudere bruscamente, rinviare l'udienza. Il professor Antonio Negri, 50 anni, padovano, risulta adesso un imputato persino più spinoso di prima. E' candidato al Parlamento per le prossime elezioni nelle liste del partito radicale, e non è il solo; anche il suo co-imputato, il detenuto Oreste Strano, è candidato in una lista esclusivamente milanese chiamata col peniLietta Tornabuoni (Continua a pagina 2 In prima colonna)

Persone citate: Antonio Negri, Giobbe, Negri, Oreste Strano, Toni Negri, Tornabuoni

Luoghi citati: Roma