La trappola: gelato alla cocaina

La trappola: gelato alla cocaina ORMAI E' VERA E PROPRIA GUERRA IN AMERICA CONTRO LA TOSSICOMANIA La trappola: gelato alla cocaina Quasi la metà dei liceali e degli universitari si drogano almeno una volta alla settimana - Bambini sono avviati al vizio sulla porta della scuola con marijuana regalata - Il giro d'affari della cocaina: 25 miliardi di dollari - Ogni anno, centinaia di morti, decine di assassini tra bande rivali - Reagan istituisce speciali agenti per paralizzare i «corrieri» - Forse la guerra agli stupefacenti negli Stati Uniti è vicina a una svolta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Kevin McEneaney alza le spalle in un gesto di sconforto. «Chi lo sa?», dice. «Non esistono statistiche sicure. Secondo i miei calcoli, tra il 40 e 1150 per cento. Quasi la metà della nostra popolazione liceale e universitaria, capisce?». Stiamo discutendo della diffusione della droga, leggera e pesante, nelle scuole americane. Oli ho chiesto se è in grado di quantificarla. «Non voglio dare l'impressione che la nostra sia una gioventù di drogati», aggiunge subito. «Nel miei calcoli includo chi fuma marijuana o mala cocaina anche una volta sola alla settimana. Ma non c'è dubbio sull'enormità del problema. A mio parere, è una delle cause principali della crisi scolastica». E le medie e le elementari? Scuote il capo. «Non so risponderle. Le situazioni sono molto diverse. Ma la tossicomania si trova soprattutto nei ghetti delle metropoli, o nei cosiddetti quartieri alti. Abbiamo registrato casi di bambini intossicati a 10-11 anni». Il mio Interlocutore è il direttore della Phoenix House Foundation, il centro di prevenzione della droga di New York. Da oltre un decennio, combatte contro questa plaga nelle scuole: «Una battaglia, dice, che non finisce mai». McEneaney lavora di concerto con la Dea, la Drugs Enforcement Administratton, ossia l'Antlnarcottci, e con l'Fbl, la prestigiosa polista federale. «Io mi occupo della riabilitazione dei drogati, spiega. La legge si occupa di stroncare lo smercio del narcotici». Una moda Una volta, gli sforai si concentravano sui giovani spacciatori che operano all'ingresso e all'uscita degli allievi. «Adesso la Dea e l'Fbi si sono fatte più scaltre: cercano di risalire alla fonte del traffico. I ragazzi che vengo¬ no colti sul marciapiede sono le ultime ruote del carro, anche se non manca qualche delinquente incallito». Secondo l giornali americani, in certe scuole dei rioni disastrati o dei sobborghi residenziali più abbienti, fino al 90 per cento del giovani consuma droga, di solito leggera, ma abbastanza di frequente anche pesante. Essi riferiscono di episodi abbietti, come quelli dei bambini adescati con gelati intrisi di cocaina, invogliati al vizio con marijuana regalata. «Sono cose vere, conferma Kevin McEneaney, ma fortunatamente non quotidiane. La mia opinione è che nel casi estremi fino al 00 per cento degli studenti esperimenti almeno una volta le droghe. Ma i consumatori abituali sono molto meno». Esiste un rimedio? «La prevenzione, ribatte. E' come l'aborto: occorre una campagna educativa. Non mi fa tanto paura la marijuana, quanto la cocaina. E' il fenomeno degli Anni Ot- tanta: chi la prende, acquista un prestigio sociale a noi incomprensibile, ma di spicco trai ragazzi». Una delle collaboratrici di McEneaney alla Phoenix House Foundation, Caroline Coleman, espone il suo caso personale. Caroline ha 27 anni, è nata in una famiglia agiata di GreenuHch, nel Connecticut, una cittadina che negli Stati Uniti simboleggia la nobiltà e il censo. «I miei genitori, racconta, mi mandarono a studiare in uno del collegi più esclusivi della Virginia. Chi non fumava lo spinello o trangugiava anfetamine era tagliato fuori. Per distinguermi dalle compagne feci il salto alla cocaina. Mi sentii importante, ma contrassi il vizio. Per ottenere più facilmente 1 rifornimenti di droga che mi erano necessari, mi trasferii a New York dopo due anni». Entro un breve periodo di tempo, Caroline Coleman degenerò in una tossicomane: «Spendevo 300 dollari al giorno in droghe, ero disperata. La mia fortuna è di avere una famiglia forte. Papà e mamma mi misero un detective privato alle calcagna. Colta in fallo, accettai di venire a Phoenix House». Caroline conferma il giudieio di McEneaney che il nemico pubblico numero unodelle scuole è la cocaina. iM'interesso soprattutto dei collegi, riferisce, e conosco la tragica realtà degli eroinomani o dei ragazzi dediti agli allucinogeni come il terribile Lsd, detto acido, o il Pcp, detto polvere. Ma non è una realtà cosi diffusa. La cocaina invece è di gran moda, co-, me a Hollywood del resto, o nella società-bene. Per mantenere questo vizio ci vogliono soldi. Per questo si annida nei nostri istituti più prestigiosi, quelli da cui sono usciti ì nostri leaders. La cocaina non risparmia neppure Oroton, nel Massachusetts, dove studiò Roosevelt, o Princeton; net New-Jersey, dove insegnò Einstein». La retta degli istituti può superare i 10 mila dollari all'anno, 14 milioni e messo di lire. I collegiali hanno 100-200 dollari alla settimana come argent de poche, e spenderli in droga è ,più eccitante che spenderli in svaghi o in ragazze. Il Wall Street Journal ha scritto di un collegio. St. Paul School a Concord nel New Hampshire, dove gli studenti, il venerdì pomerigggio, partivano in autobus per Boston, e di li raggiungevano New York in aereo. «Tornavano il giorno dopo con lo stesso mezzo», ha precisato l'austero quotidiano, «con la droga per sé e i compagni». Lo stesso giornale ha scoperto che nei collegi pia seri, come la Emma Willard School di Troy nello Stato di New York, non vengono piti ammessi ragazzi che consumano stupefacenti. Ma non è una decisione facile. Da quando il presidente Reagan ha sospeso gli aiuti statali, a molte scuole mancano i mezzi. Una recente inchiesta ha accertato che su 170 delle piii famose l'anno scorso ben 81 non hanno raggiunto il minimo di iscritti indispensabile talla loro sopravvivenza. Kevin McEneaney e Caroline Coleman concordano sulla necessità di bloccare prima di tutto l'importazione di cocaina negli Stati Uniti dalla Bolivia e dal Perà. «La sua diffusione non è solo un fenomeno scolastico», osserva il direttore della Phoenix House Foundation. «Un'inchiesta condotta dalla rivista Time ha accertato che tra 4 o 5 milioni di americani la usano regolarmente, e che nella maggioranza essi hanno tra 20 e 40 anni». La Dea e l'Fbi l'anno scorso hanno operato 4500 arresti e confiscato circa 6 tonnellate di droga, per un valore di 3 miliardi e mezzo di dollari, quasi 5 mila miliardi di lire. Il giro d'affari della cocaina negli Stati Uniti ammonta a 25 miliardi di dollari, tanto quanto la superpotenza spese per il programma Apollo per la conquista della Luna. Nessuna attività illegale rende più di essa, e dall'81 essa costa alcune centinaia di vite all'anno, più le decine di assassina tra le bande rivali. Strategia Nell'82, il presidente Reagan ha formato una task force con sedi a Boston, Baltimora, Atlanta, Miami, Chicago, St. Louis, Houston, Denver, San Francisco, Los Angeles e San Diego allo scopo di paralizzare i corrieri. Queste città sono i centri dello smercio della cocaina e il presidente spera di compiervi «la pulizia morale» che Invoca spesso nei suoi discorsi. Sua moglie Nancy, particolarmente sensibile alla piaga della droga nelle scuole, ha assunto la direzione di un comitato per curarla. La first lady ha persino interpretato se stessa in uno sceneggiato televisivo ambientato in istituto e imperniato sulla prevenzione del vizio. «Al massimi vertici dello Stato, ha 'commentato McEneaney, c'è stata una presa di coscienza della gravità di questa crisi. Alla fine degli Anni Settanta, l'abuso degli stupefacenti tra la nostra gioventù era in declino. Ma adesso si assiste alla tendenza opposta». Nella guerra alla tossicomania sono tornati in primo piano anche la Chiesa e la famiglia. Caroline Coleman, forte della sua esperienza personale, sostiene che questa può essere la svolta decisiva. «L'Insegnamento religioso e i vincoli affettivi sono cruciali, dichiara. Guai se 11 tossicomane viene abbandonato a se stesso». La collaboratrice di Phoenix House auspica una stretta intesa con la scuola: a suo parere, non dev'esserci soluzione di continuità nell'atteggiamento dei maestri e dei genitori verso i giovani più deboli. «C'è un quartiere nella parte inferiore dell'East Side di Manhattan, spiega, chiamato Alphabel Town, dove la situazione è ancora peggiore che ad Harlem. La vendita di sostanze pericolose come l'eroina e l'acido è esaltata da murales che raffigurano un'aquila con una siringa tra gli artigli e la scritta "Come fly with me" (Vieni a volare con me). Bisogna far capire ai giovani che è la strada della depravazione, forse della morte». Probabilmente, concludono gli esponenti della Phoenix House, il primo livello dove bisogna vincere il confronto è quello psicologico. Il fascino della droga va distrutto, e l'azione deve essere concertata, estendersi dalle scuole alle fabbriche (significativamente, il 14 per cento dei consumatori di cocaina sono operai contro il 9 per cento di dirigenti). Conviene, aggiungono, tenere d'occhio anche i giovani in servizio militare: è di questi giorni la notizia sorprendente che tra gli stessi cadetti mandati alla Casa Bianca di guardia o per le cerimonie pubbliche si nascondono fumatori di marijuana e conoscitori di cocaina. Ennio C aretto