In Friuli ora trema l'economia di Giuliano Marchesini

In Friuli ere tremo l'economia La campagna elettorale (politiche e regionali), a 7 anni dal terremòto, sotto l'incubo di una crisi dell'occupazione In Friuli ere tremo l'economia Dal 76 circa 18 mila persone rimangono ancora senza una vera casa: in questa delicata fase in cui si deve completare la ripresa la recessione ha colpito molte aziende - L'assessore socialista Renzulli: «No a una economia drogata» - Il capogruppo de Turello: «Basta con l'emigrazione» - Pascolai (pei): «C'è il rischio che qualcuno non abbia più una casa» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE UDINE — Dalle case rifatte e dalle baracche che ancora sostituiscono qualche pezzo di paese i friulani andranno a votare per le politiche e le regionali. Un'occasione per-: «sentire» le popolazioni dei centri stroncati dal terremotò del 6 maggio del '76, di fronte al bilancio della ripresa a sette anni dalla catastrofe. Nei giorni scorsi, l'assessore regionale Salvatore Variscò ha tenuto un rapporto sullo stato della ricostruzione del Friuli. Varlsco ha rammentato il pesante bilancio di quel maggio del '76: quasi mille morti, tremila feriti, centomila senzatetto su un territòrio di 5600 chilòmetri quadrati, settantamiìa'case" da riparare, diciottomlla da ricostruire, trecento miliardi di danni ai settori produttivi e altrettanti per lo sconvolgimento della zona, diciottomlla posti di lavoro perduti. L'assessore ha affermato che il Parlamento ed 11 governo italiani hanno datò, per il terremoto del Friuli, «una risposto che può essere definita adeguata per i messi messi a disposizione, innovatrice per la metodologia e certamente efficace per le direttive che l'hanno caratterizzata». Ora, la relazione della segreteria generale straordinaria della Regione riferisce che il Friuli è ricostruito nella misura. dell'80 per cento. Rimangono, nel prefabbricati circa diciottomlla pèrsone: parecchi di questi terremotati che si spartiscono un'attesa logorante sono anziani e forse alcuni di loro sentono affievolirsi la speranza di tornare a vivere In un appartamento. Rifare quel 20 per cento di Friuli, ha osservato Varisco, è l'opera più difficile e delicata. «Ho l'obbligo di sottolineare questi aspetti contro ogni tentazione di sottovalutazione di guanto rimane da fare, contro ogni illusione che tutto si chiuda a scadenze quasi trascurabili, contro ogni interpretazione che voglia dimenticare priorità per una politica che vorrebbe permettere invece destinazioni diverse e ■non compatibili con questo capitolo, ultimo maplù impegnativo, della ricostruzione». Questa, secondo 11 rapporto dell'organo regionale, è la situazione in cui i friulani vanno alle urne. Anche Udine, che in questi mesi celebra il suo millenario, è Impegnata nella ricerca di una condizione che le consenta di mantenere un ruolo solido nella regione e nel Paese. Un Friuli che, nel rimettersi In piedi, deve trovare un posto stabile, riprendere intera la fiducia dopo il disastro e gli anni di tribolazione. Gabriele Renzulli, assessore, regionale socialista al Lavoro, all'assistenza e all'emigrazione, dice: «La soluzione del vero problema è innestare l'ultima fase della rtcostritzu>ne in prospettive cèrte di sviluppo. Npn vorremmo che il procèsso di ricostruzione costituisse una sorta di economia drogata. Qui bisogna saper riprendere il passo con decisione. In questa zona si è puntato sulla media e piccola industria. Òggi, secondo me, occorre puntare su due obiettivi; da un lato, innovazione tecnologica, dall'altro sviluppo di una serie di servizi reali per le imprese. Io credo che i friulani vogliano un progresso senza avventure». 'Consentire la completa ricomposizione dei tessuti urbani, con riprìstino di tutte le attività economiche, soprat-, tutto dell'artigianato e del commercio», dice Vinicio Turello, capogruppo della de nel Consiglio regionale. I paesi del Friuli, aggiunge l'esponente democristiano, devono tornare ad essere centri vivi, la gente non dev'essere più costretta a.lasciare i luoghi 'd'origine. Friuli, insomma, che sia diverso da quello delle emigrazioni, che abbia la garanzia dell'autosufficienza. La recessione, tuttavia, ha' colpito anche In questo territorio In cui si è ancora Intenti all'opera di riedificazione. Si accusano-difficoltà In certe grosse aziende Industriali, 1 disoccupati nella provincia di Udine sono quasi tredicimila. I comunisti parlano di flnan- zlamentl a pioggia e di mancanza di programmazione. C'è la legge 828, che stanzia tra l'altro oltre 800 miliardi a sostegno dello sviluppo del Friuli-Venezia Giulia. «Noi riteniamo —dice Vinicio Turello — Che i fondi debbano èssere prioritariamente destinati' al sostegno della innovazione' tecnologica e della ristrutturazione produttiva del vasto tessuto delle medie e piccole aziende e dell'artigianato, che costituiscono la struttura portante del sistema .economico di questa sona, rappresentano in maniera molto evidente il modello di sviluppo friulano». «La ricostruzione—osserva Renzo Pascolat, capogruppo del pei nel consiglio regionale — è andata avanti perché era un dovere delle forze politiche e della società friulana. Però siamo ancora in salita, quasi ventitnlta persone continuano a vivere nelle baracche: parte di questa gente ha una prospettiva, ma ci sono le fasce più (deboli. C'è il rischio che qualcuno non abbia più una casa. Dunque, non è il caso di essere molto ottimisti». Per quanto riguarda 11 tessuto economico e sociale, l'esponente comunista rileva che la ricostruzione ha allargato il mercato del lavoro. «Afa in questa fase c'è una situazione di allentamento, di inevitabile riduzione. Ora siedi fronte ad un problema di occupazione». Giuliano Marchesini

Persone citate: Gabriele Renzulli, Renzo Pascolat, Renzulli, Salvatore Variscò, Turello, Varisco, Vinicio Turello