Esposte le «crudeli» macchine per far parlare i prigionieri

Esposte le «crudeli» macchine per far parlare i prigionieri A Firenze una mostra con 80 strumenti d'epoca Esposte le «crudeli» macchine per far parlare i prigionieri DAL MOSTRO CORRISPONDENTE " FIRENZE — Torture e atrocità fanno ancora spettacolo. Questo, almeno, è quanto traspare dalla grande affluenza di pubblico che affolla le sale della Casermetta del Forte Belvedere a Firenze, dove sono esposti 80 pezzi, parte originali e parte ricostruiti, delle più sofisticate macchine per torturare. La singolare mostra, dal crudo titolo: «Atroci macchine di tortura nella storia», presenta uno spaccato del l'evoluzione di questo macabro tipo di tecnologia applicata alla sofferenza che va dal XVI al XIX secolo. OU ultimissimi ritrovati, ancora in uso in molti Paesi del mondo, sono stati lasciati fuoricorse per evitare complicazioni'di¬ plomatiche. Sul passato, invece, ci si può sbizzarrire senza problemi. Grande richiamo nel visitatori suscita la «Vergine di Norimberga», un sarcofago dall'abbozzata forma di donna al cui interno ci sono numerose punte acuminate. Il poveraccio veniva chiuso nel terribile involucro e gli aculei, non troppo lunghi, lo dilaniavano senza ucciderlo immediatamente, ma provocando una morte lenta e dolorosa. I pezzi in esposizione sono stati raccolti da due privati: Giovanni Cantini, brigadiere dei carabinieri in pensione, e Nino Codognato, proprietario di una Casa d'aste. A fornirli sono state collezioni private e pubbliche europee e americane. Molti di questi strumenti per atrocità si nascondono dietro nomi di fantasia che niente lasciano supporre della realtà. Cosi il «Piffero del baccanaro» è un arnese che, plano piano, stritola le dita, la «Figlia dello spazzino» è un telaio di storpiatura. Accanto a questi, ci sono però anche nomi più espliciti: il «Bavaglio di ferro», lo «Schiacciatesta», la «Pera spaccabocca» non lasciano margine alla fantasia. Quest'ultimo arnese, fu usato dall'Inquisizione spagnola nel 1572 per torturare l'umanista Ulrich Von Stegenberg. La «Pera spaccabocca» infatti, è un arnese che, infilato nella bocca al torturato, si al' larga progressivamente. . Francesco Matteirii

Persone citate: Giovanni Cantini, Nino Codognato, Ulrich Von Stegenberg

Luoghi citati: Firenze, Norimberga