Perché il paziente non sia un numero
Perché il paziente non sia un numero A Torino un convegno dell'Istituto intemazionale di diritti umanitari Perché il paziente non sia un numero E' un inarrestabile processo storico e logico quello che — attraverso il progresso della medicina e della società—sta portando l'uomo d'oggi a diventar protagonista — con tutti i diritti e doveri che ne derivano — nel prezioso campo della salvaguardia della sua salute e dell'obiettivo «qualità di vita». Da una millenaria posizione di ristretto pietismo assistenziale medico —con il malato in eterna condizione, fisica psicologica, di passivo «paziente» — si è passati, sempre più consapevoli dei diritti dell'uomo, all'esigenza del «diritto della salute» e poi all'affermazione del più preciso «diritto alla salute». Dal punto di vista umanitario e giuridico, economico e medico scientifico e pratico sono mille i problemi che si aprono e si ripropongono: ed estremamente impegnativo l'impatto sull'Individuo e sulla società. Quali sono, nel campo della salute e malattia, i diritti dell'uomo—diritto all'integrità fisica e alla vita, diritto alla dignità umana, diritto alla libertà di scelta — con cui il medico d'oggi deve quotidianamente confrontarsi? E quali i doveri del cittadino che, nel rapporto medico-malato, ha ormai il suo posto di «protagonista sanitario»? In termini di diritto alla dignità umana il malato non può/e mai avrebbe dovuto, essere un semplice «numero» o un anonimo incasellato in una malattia né l'atto medico, quando si possa, esser autoritaria decisione che non tien conto della volontà e del consenso del malato (quanti assoluti «silenzi» attorno al malato, per amorevole complicità medico-parenti? quanti imiti 11 «accanimenti terapeutici» col malato poco o nulla informato?). Il medico? come può la società d'oggi non pretendere che — in tempi di trapianti e impianti e dialisi e diagnosi prenatali — non sia,oltreché tecnicamente preparato, sempre più «portatore globale di valori» (ben oltre le indispensabili qualità di capacità, perizia, diligenza, prudenza e riservatezza, che valgono da Ippocrate in poi)? Il cittadino, da parte sua — non più incurante, non informato e non collaborante, salvo poi gridare allo scandalo come potrà mancare, d'ora in poi, al suo dovere di consapevole gestore della sua salute lungo tutto l'arco della vita? E' cosi che l'antica pianta della «fiducia» tra medico e malato su base tecnica e umana'—da tempo malpotata e 'pochissimo "in¬ naffiata —potrebbe tornare a fiorire. f Con questi problemi che urgono, con un numero nazionale di medici che è primato mondiale (non certo a garanzia di un ottimale rapporto medico-malato), con la medicina assistenziale che, nel mondo, viaggia tra Scilla e Carlddl della statalizzazione» all'Est, il «regime Ubero a rimborso» negli Stati Uniti e il mare grosso dei sistemi assistenziali europei, non poteva, esserci Convegno più opportuno e tempestivo di quello che l'Istituto internazionale di diritto umanitario (presieduto da Jovlca Patrnoglc) ha realizzato in questi giorni a Torino con tutta la sua provata autorità di ente morale e col contributo di massimi giuristi ed esperti di diritto medico e umanitario. 1 ' r V EzioMinctto
Luoghi citati: Stati Uniti, Torino
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