Diossina, le tappe di un mistero cominciato il 10 settembre 1982
Diossina, le tappe di un mistero cominciato il 10 settembre 1982 Diossina, le tappe di un mistero cominciato il 10 settembre 1982 MILANO — La vicenda dei fusti di diossina comincia il io settembre del 1982. Quel giorno un camion guidato dal francese Marc Pellisson e dirètto a St. Quentin varca a Mentone la frontier? con la; Francia. Lo accompagnano alcuni agenti di scorta, qualche funzionario e Luigi Noè; commissario speciale per Seveso. Noè si fa anche fotografare al di là della frontiera ad indicare che la missione è sta^ ta compiuta. Quel camion; infatti, trasporta 41 fusti, speciali (gli stessi che vengono ujyiU per ic sostanze radioat-, tive]£ont-en>nià ventidue tonT nellale di materiale contaminato da diossina. L'operazione rimane segreta per oltre un mese. Ottobre 1982: Giuseppe Guzzetti, presidente della Giunta regionale lombarda, annuncia trionfante in Consiglio che la diossina ha lasciato l'Italia. Ma dice anche di non sapere dove sia finita e che, in sostanza, alle autorità sono sufficienti le dichiarazioni scritte depositate presso un notaio dalla Givaudan, la ditta proprietaria dell'Icmesa di Meda (da cui usci la nube tossica il 10 luglio 1976) che fa parte della multinazionale svizzera Hoffmann-La Roche,. Pochi giorni dopo Guzzetti e Noè ribad'scono gli stessi concetti durante una conferenza slampa cui sono presenti parecchi giornalisti stranieri; uno: non sappiamo dove sia stata sepolta la diossina; due: ci siamo preoccupati che i fusti avessero tutte le garanzie di sicurezza e che venissero smaltiti secondo le norme per i materiali tossici (avvolti in polluretanoemjssL a. dimora in una cava di argilla);-tre: a questo proposilo ci sono dichiarazioni della Givaudan e della ditta incaricata del trasporto e noi ci fidiamo. Novembre 1982. In tutta Europa si diffonde la «psicosi della diossina». Del problema viene investito anche il Parlamento europeo, con un'interpellanza di Mario Capanna. Risposta, dopo tre mesi: si suppone che trasporto e smaltimento siano avvenuti secondo le norme Cee. La replica non convince i governi francese e tedesco, che si preoccupano e muovono pesanti accuse di «negligenza» alle autorità italiane. Aprile 1983. Lo scandalo della diossina è all'apice. Tra la Hoffmann-La Roche e la Mannesmann, ditta incaricata del trasporto, c'è un continuo palleggiamento di re sponsabilità. Di nuovo se ne discute al Parlamento europeo, investito della questione dal governo tedesco. In Francia viene arrestato Bernard Paringaux, proprie-' tarlo della Spedilec, a cui era •■provvisoriamente» destinata la diossina, ma si rifiuta di rivelare dove siano finiti 1 fusti. Guzzetti ricostruisce la spedizione (nulla-osta. bolle di. acconmagnamento in cui si-Ilaria di ,«n\ateriale,contaminato àa-^cdd», permessi doganali) ma ribadisce che la destinazione finale della diossina i ignota per volontà «dell'autorità che gestisce ildeposito». Luigi Noè. intervistato dai giornali e televisioni di mezza Europa, citato da governi parlamenti, contraddetto dalla Givaudan e dalla Mannesmann — non si discosta da quanto dichiarato in ottobre, quando, annunciando che -la diossina in Italia non c'è più. credette di mettere fine alla questione. - s mr
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