Vince il Giappone al festival dei maestri di Stefano Reggiani
Vince il Giappone al festival dei maestri Cannes: Palma d'oro a «Ballata di Narayama» dj ìmamura e superpremio a Bresson e Tarkovski Vince il Giappone al festival dei maestri DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CANNES — Tutti insieme, come al solito. Al Festival di Cannes la vera gara è di vedere chi resta fuori dalla premiazione. Congelati nell'empireo del cinema con un doppio superpremio Robert Bresson e Andrei Tarkovski (un superpremio ex aequo, dove andremo a finire di finzione in finzione?); nu:sso al suo posto anche l'indiano ttrinal Sen con un altro premio speciale, accontentato lo spagnolo Saura per il contributo artistico dato alla Carmen, la giuria ha potuto devolvere la Palma d'Oro a Mollata di Narayama, uno di quei film di nob te impianto e poetico afflato che hanno il metto di non dar fastidio a nessuno. L'unica novità, da salutare con gratitudine, è il premio ella giuria alla satira inglese dei Monly Byti on, noi non avevamo avuto il coraggio di sy trarlo e ce ne pentiamo. La soddisfazione pi chi guarda con occhi italiani è il premio pe- l'interpretazione alla Schygulla nel film d'_. ierrcri e a Volante nel film svizzero di Goretta. Onori che s'aggiungono al premio etereo per Tarkovski che lui girato la sua poesia tra noi con i soldi della Rai. .insomma l'Italia s'è piazzata bene solo in virtù del giocatori stranieri o mandando i suoi giocatori all'estero. La grande quantità di premi e superpremi Il non nasconde che s'è trattato di un festival dal volo basso, dominato dai vecchi maestri, poco favorevole ai giovani autori, nemico degli americani. In più, c'è stata la complicazione del nuovo palazzo che ha scompigliato le sacre abitudini. /I titolo conclusivo della rivista specializzata Screcn International è Confu sion. In realtà se dobbiamo cavare un tinima a questo festival o dargli un abito che interpreti ì giorni magri dobbiamo dire che la serietà avanza, che è finita l'era degli scandali possibili e degli oltraggi contrastati o celebrati in pubblico. Pieno di situazioni limite, popolato di abbracci omosessuali e di coppie incestuóse, il festival è passato in una noia imbarazzata. Pensate che cosa sarebbe successo in tempi a noi vicini (magari a Venezia l'anno scorso) con questi soggetti: l)un ragazzo viene sedotto in stazione da un uomo maturo, poi lo ama c lo uccide per il piacere di un guardone (L'homme blesseA' 2) un ragazzo si innamora della sorellastra; le fa fare due figli e vuole sposarla (1 recidivi;; 3) nel campo di prigionieri divampa la passione tra il comandante giapponese n l'ufficiale inglese fFurya), mentre i bambini del carcere turco vengono violentati dai guardiani (lì muro). Per non dire degli innumerevoli incesti, assassina e stupri passati nelle sezioni collaterali e circondati da un indifferente silenzio. Non va meglio la provocazione degli interpreti. La Adjani si mostra nuda e fa malinconia, si spoglia Mezzogiorno e fa tristezza, Barbara Sukowa vampiresca fruga gli uomini in primo piano e fa pena. Hanno Schygulla spartisce gli amanti con la figlia e suscita una desolata simpatia. Che cosa è successo? E' cambiato il modo di guardare, è cambiato l'atteggiamento della gente, c'è la crisi economica, si Ha paura di quel che potrà accadere (appunto, i giochi di guerra). Lo scandalo è un bene superfluo, quasi una ingenuità da riservare ai passatempi mondani; prende quota la serietà o in subordine la seriosità, si affacciano i grandi problemi, chi riamo e dove andiamo, si può dare ascolto anche alla voce dei poeti purché siano pessimisti come Bresson e Tarkovski. Almeno ai festival. Nelle sale pubbliche la paura può manifestarsi con una specie di diserzione, con una richiesta di soprassedere, possibilmente (è giusto) di divertire. Lo hanno intuito bene a Cannes i Monty Python: il sigr.if icato della vita è una cosa tanto seria che fa sbellicare penosamente dalle risa. Stefano Reggiani (Altri servisi alle pagine Spettacoli)
Persone citate: Adjani, Andrei Tarkovski, Barbara Sukowa, Bresson, Goretta, Robert Bresson, Saura, Schygulla
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