La Russia contro la Russia

La Russia contro la Russia LO STORICO YANOV: «PIETRO UNA RIFORMA FALLITA» La Russia contro la Russia A colloquio con lo studioso russo, ora docente in America, sul libro che sta scrivendo - «Lo dedico polemicamente allamenionaj^^ e gerarchie ROMA — Aleksandr Yanov, uno storico americano di origine russa, ha trascorso alcuni giorni a Roma insieme con la moglie Lidia prima di tornare negli Stati Uniti, dove insegna alla Facoltà di scienze politiche dell'Università del Michigan. In Italia, di Yanov sono già noti i libri La nuova destra russa e La distensione dopo Breznev, una terza opera sulle origini dell'autocrazia e Ivan il Terribile è in corso di traduzione. .Attualmente, dice Yahov, sto lavorando ad un nuovo Itbro che sarà finito, credo, tra qualche mese. Slntltola Russia versus Russia, the Maklng of Reform (La Russia contro la Russia - Come si fanne le riforme), ed è dedicato, polemicamente, alla memoria di quelli che, secondo me, negli ultimi decenni furono dei grandi riformatori: Ivan Chudenko, che tentò con successo di rinnovare i sistemi di lavoro in uso nei kolchoz ma peri in prigione, Aleksandr Tvardovskij.il :o-uggioso direttore del Novyj Mir, e Nikita Kruscev». Di quali riforme si occupa In modo particolare? .All'inizio, intendevo descrivere e analizzare il movimento spontaneo'di riforma che si manifestò negli Anni Sessanta nelle campagne sovietiche e le cause della sua sconfitta: Conosco bene la' gente che vi prese parte: erano managers rtirali, /'élite contadina dei villaggi sovietici, dei giornalisti, degli accademici. Io stesso ero uno di loro e cercavo di oppormi, nella stampa e nei dibattiti, ai loro avversari, i professionisti del partito, i presidenti dei kolchoz, i piccoli impiegati rurali». Pensava che questa riforma potesse avere'successo? «Ero tormentato da molti dubbi. Tra l'altro mi domandavo se era giusto collaborare con un regime repressivo. O forse queste critiche, mosse per secoli in Russia dagli estremisti ai riformatori, erano infondate? Comunque, nel mio libro sono giunto ad alcune conclusioni: se sono corrette, non è la riforma contrapposta alla rivoluzione a costituire la base di un cambiamento politico nell'Impero russo, come si è pensato per molti decenni. La riforma si oppone invece alla controriforma, che quest'ultima assuma o no un carattere rivoluzionario. Di conseguenza, quelli che, ai tempi degli zar, respinsero le riforme per piivileglare la rivoluzione — come fecero i bolscevichi — in realtà lavoravano per una controrifórma, cioè per la rinascita dello stesso sistema repressivo, ma in forma più brutale». Krusccv visto da Levine ' (Copyright N.Y. Rcvtew of Books. Opere. Mundi e per 1 Italia .La Stampa.)1 Come sarà accolto, secondo lei, questo libro? ^Ritengo che quanti vedono nella Russia del dopo-StaUn qualcosa come un malefico Impero di tipo nazista rimarranno delusi, come quanti, preferiscono resoconti semplici ed eventi chiari, poiché qui sia le interpretazioni sia il sistema politico studiati e le sue riforme non sono né comuni, né convenzionali. Ho Quindi ritenuto opportuno suddividere to spettro delle élite della società post-totalitaria in tre coalizioni latenti: la prima dotata di un potenziale rifor¬ mista, la seconda favorevole allo status quo, la terza potenzialmente ostile alle riforme». Quali sono i rapporti tra questi gruppi? mll primo è costituito dalle élite metropolitane, ossia dai più alti dirigenti del Paese e dallo strato superiore di scienziati e intellettuali che sono indotti alla corruzione dal modello di vita occidentale. Nei trentanni che seguirono la morte di Stalin, furono però le élite provinciali, le gerarchie periferiche a dominare la politica sovietica. I due tentativi di ribellione fatti dall'elite metropolitana contro il giogo provinciale — l'uno con Malenkov nel 1953-1954, l'altro con Kossighin nel 1965-1969 — vennero repressi da Kruscev e Breznev». Come spiega che, dopo le dichiarazioni di Terebllov a Stoccolma, la Tass abbia poi comunicato che l'accademico Sacharov non può lasciare l'Crss? •Non me lo spiego per niente, perché è chiaro che un ministro sovietico della Giusti zia non poteva farz delle dichiarazioni del genere senza un permesso dall'alto. Dev'essere quindi successo qualche cosa che non riesco ad immaginare». LiaWalnstein