Bagno di folla

Bagno di folla L'AGENDA DI F. & L. Bagno di folla Come un tempo le mosche etano inseparabili ila un soggiorno in campagna e i pidocchi andavano accettati come parte integrante della vita militare, cosi oggi la folla dev'essere considerata una ineliminabile compagna di viaggio, qualcosa che si acquisisce alla partenza insieme al supple-' mentò-rapido e alla prenotazione obbligatoria. Dovunque tu vada, in qualsiasi stagione, con qualsiasi mezzo, la folla si sposta con te, ti precede, ti aspetta, ti segue, t'ingloba, ti trascina. 11 mercato è pronto per un manualetto sul «come evitare la folla» o sull'«arte di scansare i tuoi simili». Ma se poi la folla ne decreta il successo, lo trasforma in best-seller? Dopo aver fatto in pochi giorni tra Parigi e R.oma, un intenso bagno di folla, ne parliamo con,amici di varia origine ma tutti ormai diventati piemontesi, ossia immobilisti, d'elezione. State attenti, ci avevano avvisati, alla mostra di Manct c'è sempre una coda mostruosa. E giù consigli, suggerimenti, esempi personali o mitici di visitatori astutissimi o fortunatissimi o raccomandatissimi che erano riusciti ad aggirare l'ostacolo. Discorsi di timbro antico, subito riconosciuto: così si narrava durante la guerra, la remota seconda guerra mondiale, di code per l'introvabile zucchero, le rare carni, le scarse patate. Vi rendete conto, osserva qualcuno, che in quasi tutti Paesi del «socialismo reale» così ancora si narra ogni giorno di trionfi insperati e amari disinganni per le salsicce, il burro? Già, ma quando la coda entra a far parte del Ir/atyle, non si soffre più, non ci si fa più caso. Bravo, vaglielo a raccontare a quelli là che abbia mo visto in coda a Mosca e a Varsavia e a Bucarest, lo comunque, interviene una si gnora centrando il nodo filosofico della questione, preferi sco fare, la coda, per Manct piuttosto che per le salsicce. Le donne, ribatte un uomo, sono a torto ritenute creature «pratiche», quando in realtà attribuiscono un'importanza decisiva alle «intenzioni». Una coda è sempre una coda, il di sagio, la noia, la fatica restano uguali, quale ne sia il fine ultimo. Anzi, essere intruppati e schiacciati in vista di una preziosa emozione estetica finisce per inquinare la medesima, è come passare una rosa alla cartavetro. Ci ricordiamo dell'immagine quando poi, dopo una coda di mezz'ora (ci è andata bene, dopotutto!), riusciamo a intrufolarci nelle sale gremitissime dcH'esposizione. La folla nei musei crea un inconveniente basilare (è difficile avvicinarsi materialmente ai quadri V e suscita l'eterna domanda: ma questi sono qui per Manct o per poter pensare e dire di aver visto Manct? . Lasciamo Parigi sotto la minaccia di gigantesche nubi e abnormali folle. Cè il «ponte» dell'Ascensione, tutta la popolazione si muove; chi resta si prepara alla grande maratona per le vie della città. E andando al ristorante contorniamo una violenta manifestazione di studenti, con sirene, caroscili, lacrimogeni, sassi, barricate, fuggi fuggi. L'autostrada è intasata per un centinaio di chilometri oltre, la capitale. A Torino, l'aereo per Roma è strapieno: scolaresche, gruppi, famigliole. Ah, già, l'Anno Santo. Roma è tappezzata di bandieroni e striscioni giallotossi. Ah, già lo scudetto. Queste concentrazioni danno alla gente (a certa gente) un brivido di eccitazione < d'orgoglio. Domani sarà tetri bile, ci dicono il sabato sera, come i granatieri di Napoleone ■ alla vigilia di Austcrlitz. Siamo seduti in una piazza famosa, dai profili meravigliosamente asimmetrici, che però scompaiono sotto i drappi e i lenzuoli giallótossi.' Auto, moto, motorette, furgoni, furgoncini, vecchi' autobus, passano e ripassano con i clacson al massimo in uno sventolio di labati e vessilli. Parliamo difilosofi che discettano della «festa», dei teorici della civiltà «ludica». Dove sono in questo momento? In qualche remoto cottage tra boschi e brughiere, presumibilmente. E parliamo (tutti i presenti l'hanno letto) dello scandaloso saggio di G'orgio Bocca cr tutto questo niano non piace Mussolini socia/fascista. Chi dice: è provocatorio, deformante e oltraggioso. Chi dice: è lucido, spregiudicato e finalmente sereno. Torna la questione delle intenzioni e dell'oggettività. Cè tripudio e tripudio. Meglio, se permetti, una notte di rumore e di furia per celebrare la vittoria in campionato che lo stesso tipo di notte per celebrare il ritorno dell'impero sai colli fatali. Niente affatto, dal lato pratico è lo stesso, il non-partecipante, il refrattario, deve comunque subire insonne la prepotenza della folla. E con Mussolini la pagliacciata molesta era perlomeno regolamentata, andate a gridare dall'ora tale all'ora tale. Ma tu cosa vorresti, allora? Le adunate le divise la Gii l'ordine della dittatura? A me revival mussoliper niente, devo dire. Ma Bocca si limita a notare, testi alla mano, che Mussolini capì prima di altri (di Nenni, di Gramsci, di Togliatti) i tempi che si preparavano dopo la prima guerra mondiale. Vide più lontano, vide la folla, naturalmente se ne servì a suo vantaggio, come del resto gli altri avrebbero fatto se ne fossero stati capaci, se avessero vinto loro. Siamo di nuovo in una situazione prefascista? Guardando le facce stravolte che si sporgono dai finestrini delle auto in corsa, udendo le urla viscerali del trionfo, lo-spettatore è perplesso. Sono costoro gli stessi che facevano la coda alla mostra di Manct? Che in massa saltellavano lungo le vie di Parigi? Che si scontravano con la polizia nel Quartiere Latino per poi, la sera stessa, montare in macchina intasare l'autostrada verso Sud, avventarsi sui valichi del le Alpi, invadere la Roma del l'Anno Santo e dello scudetto? Nessuno sa quanto stiano a cuore le libertà dette democratiche a queste moltitudini, ma s'intuisce che le articolate esortazióni di un'anima libera.lc.'.noiLavrcbbcro.(non avranno) molta presa. S'intravede lo spazio per un altro sodalfascismo, un altro duce, e Bocca, osserva qualcuno, sbaglia solo nell'aver l'aria di credere che tutto il problema sia ormai vecchio, decantato, tale quindi da poter essere discusso con tranquillo distacco. Mentre il problema della folla, di cosa fare della folla, dove metterla, come incanalarla, controllarla, manipolarla, è oggi più cruciale che nel 1918. Quanto possono ancora duraquesti immani movimenti dai camping al Grand Palais, da Venezia al Palasport, dagli skilift al Partenone, da Mozart alla spiaggia? Nei libri di avventure marinare leggevamo del tragico momento in cui il carico si scioglieva dalle funi e cominciava a spostarsi pazzamente per tutta la stiva, ora slittando a prua, ora scaraventato a dritta, ora cozzando contro la fiancata sinistra della nave, ora precipitando a poppa, secondo il moto dell'oceano in^ tempesta. Il capitano e rutti i marinai non mancavano mai; a quel punto, di raccomandare l'anima a Dio; e poi si gettavano nella disperata impresa di riportare sotto controllo la massa instabile e micidiale. Ma quale ciurma, quale capitano ci toccherà questa volta? Carlo Frutterò e Franco Lucentir.i

Luoghi citati: Bucarest, Mosca, Parigi, Roma, Torino, Varsavia, Venezia