Saroni, i morsi e le carezze
Saroni, i morsi e le carezze QUADRI, DISEGNI E ACQUARELLI IN MOSTRA DA DOMANI A MILANO Saroni, i morsi e le carezze MILANO — Sergio Saroni rinnovato e diverso si era presentato; dopo una non breve pausa di riflessione su se stesso e sullo stato dell'arte (del pensare e fare arte, ovvero il •concetto» e la manualità), due anni'fa a «Documenta» di Torino: lucidità e compromissione,, aggressione ottica' e ombrosità emozionale, ■ nella ricercata e ritrovata sfera dèlie cose della natura, della quotidianità, della memoria pubblica e privata Fra i vaniloqui di postmodernità e di disimpégno ludico, nell'est ent ata sbracatimi delle forme espressive e delle «rivisitazioni» a ruota libera, era una lezione di rigore. Tale lezione è riproposta ora, a un livello nel contempo più profondo e più alto, più sofferto, cori dodici quadri a tecnica mista e otto fra disegni e acquerelli presso la «Compagnia del Disegno» di Milano (18 maggio-20 giugno) : una punta di pennello o di grafite, non sai se più mordenti o più carezzevoli, che vivono di un'inquietante doppia vita, di «radar» a lento e lentlcolare scandaglio e di vibratile terminazione nervosa. Ne nasce uno spettacolo classico e attuale, sottilmente coinvolgente sensi, intelletto ed emozione: ecco il paesaggio, la veduta, la natura morta, non rifiutati parametri del grande mestiere accadèmico (quell'Accademia *espugnata» quarantanni fa da Casorati), meditate riproposizioni di antiche categorie. Essi sono l'espressióne traslàta di quella «lucidità» concettuale che ha portato e mantiene sulla ribalta internazionale la variegata Torino degli Anni 60 e 70 è di oggi, in mezzo agli squallidi giochi, altrove, delle » squadre che corrono a.staffetta e la cui vittoria va a merito' del critico-manager,-come osserva con fin troppo elegante ironia Giovanni Romano nella bella partecipata introduzione al libro-catalogo. Per Saroni, nato come pittore nella pienezza dell'informale, la scelta della lucidità concettuale è stata e è anche scelta di disciplina e morale e professionale. Concettuali tà e disciplina significano anche consapevole accettazione dèi principio di. contraddizione. Nello specifico dell'opera postinformale e in alcune di questa opere ancora, è la sofferta contraddizione fra 11 virtuosismo microcosmico, «fiammingo» della frammentazione di segno-colore e una ferita d'amore per la natura e la «bellezza» dell'arte e nell'arte: 11 giovane Lorenzo Lotto rivisitato con la punta d'argento di Leonardo e di DUrcr, ma passando attraverso lo specchio di l^um e di Pistoletto. Homano legge questa contraddizione in L'albero e Ligia in August, un titolo emblematico, generazionale, che allude al tràgico di Faulkner. greco classico-shakespeariano, decadentistico e western: 'La sua feroce . costrizione grafica di base, quel codice linguistico, per frantumazione, che ha domato la felice e irresponsabile libertà dell'antica pittura informale, mostra in questa occasione tutta la sua crudeltà, e anche la sua Impotenza di fronte a certi temi di abbandono, quasi di identificazione con la vita vegetale... Giusto nel momento in cui la tentazione di tuffarsi nella natura ri fa avanti come esperienza possibile, come fine di un sofferto interdetto, ecco che la tecnica allora si ribella: più. il pittore si avvicina al folto della natura e si sforza di descrivere questo avvicinamento, piit la frantumazione geometrica gli risponde con uno scherzo beffardo. Lo scintillio delle foglie, il trascolorar re delle ombre si irrigidisce in gelida scacchiera, l'albero assume le forme di un tracciato urinino visto dall'alto di un aereo a chilometri di distanza». La transizione ulteriore, una sorta di passaggio otticocantabile dallo hard al blues, è raggiunta nella morbida luminosità azzurro-argentea bruno-dorata nei piccoli trilli di colore, degli Interni, la Natura morta con i porri, gli ■Strumenti di te poro, le Rose. soffuse di una coraggiosa oggi, malinconia gozzaniana: nel contesto analogico di quella che può essere ed è, nella pienezza dell'oggi, una pittura delle cose, vi sento la t* 1 > I ii risposta laica e gramsciana del 'pessimismo- della ragione' alla crudeltà cattolica di un Ferróni. La crudeltà è pensosamente esorcizzata nel due «racconti di caccia d'inverno., Paesaggio con neve e La volpe ferita, che mi evocano la virile civiltà di dolore degli inverni di Nuto Revelli, non importa se ih Russia o nelle Langhe, come non importa se gli scheletri di natura che ritmano la tessitura bianca siano di girasole o di granoturco: certo che le siepi d'orizzonte fra neve e cielo feriscono come reticolati. Soluzioni, che la lucidità di cui ho detto ci fa sentire giustamente provvisorie fra l'oggi e il domani, sono offerte dalla Casa nel vallone e da Un cielo, un profilo di paese in Piemonte. Nel primo, è l'emozione accettata, 11 sentire-vedere e il sentirsi senza coazioni: «Io sguardo, liberato dall'angoscia, esplora fiducioso il quotidiano miraggio della natura», come annota Romano, li che non esclude, anzi In un certo senso esige in questi nostri anni complicati la «rivisitazione» di una tradizione del moderno, ma qui veritiera, perché legittimata dall'humus conterraneo: quella molecolare divisione di luce-colore è ben quella di Pellizza e di Morbelli. Nel seconda è la concettualttà che non Ingabbia, ma dà forma alla fantasia evocatrice di uno spazio-cielo illimitato e animato da una gran nube fantasmatica o lncubica, che grava sulla nettezza topografica del 'profilo di paese: Paese, certo, del Piemonte, non per anagrafe catastale, ma perché discendente legittimo e attuale.della poetica «illuminata.-romantica di Bagetti e De Oubernatis. Marco Rosei de Rosa», studio da Ixitto'
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