Arnoux: «Qui un pilota fa vedere quanto vale»

Arnoux: «Qui va piloto fa vedere quanto vale» Un giro sull'impegnativo circuito cittadino insieme con il francese della Ferrari Arnoux: «Qui va piloto fa vedere quanto vale» Questo è un circuito che mi piace, perché mette in risalto più di altri l'abilità di un pilota. Guidare con una vettura turbo non è facile, ma debbo dire che il motore delle Ferrari è docile quasi quanto un aspirato. I tecnici di Maranello hanno lavorato molto per avere una risposta pronta all'accelerazione ed una coppia bassa. Il risultato è stato quasi perfetto. A Montecarlo, però, gli organi della vettura che sono più sollecitati sono i semiassi, le sospensioni e i freni. Ovviamente, sono sempre importantissime le gomme, dalla cui scelta dipende sovente l'e¬ sito della corsa. Le vetture con il fondo piatto hanno 11 vantaggio di non creare i problemi che lo scorso anno venivano moltiplicati dalle minigonne che si consumavano sull'asfalto. Noi abbiamo montato rapporti molto corti, perché in questo circuito si possono raggiungere solo i 250 chilometri orari. Per tale motivo bisogna prestare molta attenzione con il limitatore di giri, che entra in funzione di frequente. Non si fa in tempo a passare da una marcia all'altra che il motore è sempre ai massimi regimi. Alla partenza si passa rapidamente alla «quarta», ma alla chicane di St. Devote biso¬ gna inserire di colpo la seconda marcia. La traiettoria è abbastanza facile, ma deve essere molto precisa. In salita si scarica tutta la potenza, sino alla «quinta». Si affronta la prima curva dell'Hotel de Paris in «terza» e si prosegue sulla piazza del Casinò con la stessa marcia. All'uscita c'è una specie di salto e poi si inserisce in discesa la «quarta». E' importante mantenere una linea ideale per evitare che nella scia qualcuno tenti di superarti. Davanti al Mirabeau innesto una «seconda» brutale che va mantenuta sino al tornante che si affronta in «prima»: è il punto più lento del circuito. Poi, avanti in «seconda» per superare due curve a destra ed eccoci sul mare. Un breve rettilineo e si entra nel tun¬ nel, un velocissimo curvone da affrontare in «quinta». Dentro ci sono problemi di visibilità, soprattutto se il sole è forte, passando all'improvviso nell'oscurità. SI arriva alla chicane sul porto, forse il tratto più impegnativo di tutta la pista. Si possono perdere decimi preziosi e se si commette anche il minimo errore può capitare di tutto. La variante è veloctssi- ma, da «quarta» piena in uscita. Poi la curva del Tabaccaio, molto difficile per un leggero avallamento che porta squilibri alla macchina. Sono in «terza» e non la tolgo più sino alla Piscina. Altra chicane, ancora «seconda», poi «terza» e, quindi, si arriva alla Rascasse. Metto la «seconda» per pochi metri e passo alla marcia più bassa per compiere il tornante. All'entrata del rettilineo dei box mi porto tutto sulla sinistra. In trecento metri si sale fino alla «quinta». Ed è ora di ricominciare. Qualcuno ha calcolato che sono necessari 8000 cambi per l'Intera gara. Non so se è vero, ma per un pilota la fatica è certamente uno dei nemici più ardui da superare su questo splendido e terribile circuito di Montecarlo. René Arnoux Come si guida una vettura di F. 1 a Montecarlo, tra cemento e barriere di acciaio? Ecco, al riguardo, un articolo di René Arnoux, it pilota della Ferrari. Arnoux, 35 anni, francese, ha debuttato nel 1978 nel mondo dei Grandi Premi. Dà allora ha disputato 68 corse, ottenendo quattro vittorie, di cui la prima nel 1980 in Brasile. Ha fatto anche il meccanico, lavorando a Torino. Kcco il tracciato del Gran Premio di Monaco: dal porto alla collina dove sorge il Casinò, con il lungo, - tunnel sotto un grande albergo; a destra, Arnoux nell'abitacolo della sua Ferrari

Persone citate: Arnoux, Ferrari Arnoux, René Arnoux

Luoghi citati: Brasile, Maranello, Monaco, Montecarlo, Torino