Pesaro, il porto dei clandestini
Pesaro, il porto dei clandestini Ne sono arrivati 12 in 40 giorni Pesaro, il porto dei clandestini PESARO •— La questura di Pesaro è sicura di aver individuato il canale attraverso cui un consistente numero di nordafricani — in massima parte algerini e tunisini—entrava clandestinamente in Italia, probabilmente in cerca di lavoro, e non esclude neppure l'ipotesi che il movimento, fosse a largo raggio. Di questo traffico che durava da chissà quanto tempo, si è venuti a capo negli ultimi quaranta giorni, in circostanze fortuite. Sotto Pasqua attracca a Pesaro la motonave Mai-bella, dell'armatore Michele Baroni, da Precida, carica di sacchi di crusca. La mattina seguente sbarcano dalla nave sette africani (due algerini e cinque tunisini). Sembrano uomini dell'equipaggio in libera uscita, ma a un poliziotto insospettito che chiede i documenti, i sette ri- spondono con uno scatto da centometristi. Inseguimento, caroselli di pantere e i sette finiscono in questura, dove ammettono di avere fatto il viaggio tra i sacchi della crusca all'insaputa del capitano. Tra la prospettiva di essere affidati alle rispettive ambasciate e quella di un campo profughi, optano per la seconda. Sembra un episodio isolato, ma la settimana successiva arriva da Tunisi un'altra nave, il «Valfelicita», con altri 15 mila sacchi di crusca, e un sottufficiale della Capitaneria di porto che va a dare un'occhiata nella stiva scopre altri tre clandestini, phe però saltano sulla scaletta e fuggono. Inseguimento, carosello di pantere, i tre vengonaacciuffati, uno accusa un malore e finisce all'ospedale, gli altri due vengono rinchiusi in una cabina della nave. Dicono di essere libanesi, ma l'ambasciata non ne vuol sapere. Il comandante, Vincenzo Di Cupillo, non vuole rimettersi in viaggio con loro. I due nella cabina si prendono a morsi, poi tentano di svenarsi e appiccano il fuoco alle lenzuola. Finiscono cosi in carcere per oltraggio agli agenti e danneggiamento. Ormai, però, a Pesaro sono certi che ogni nave dalla Tunisia ha i suoi clandestini. Infatti la settimana successiva, quando si presenta dinanzi al porto il mercantile cipriota «Dream one», coi solili sacelli di crusca, la capitaneria chiede per telegrafo se ci sono clandestini a bordo e il capitano, Karos Kostantinos. risponde di averne trovati due, tunisini. La capitaneria non dà il permesso di attiacco: «Riportateli indietro», dice.Ma il mattino successivo il capitano avverte che uno dei clandestini si è gettato in mare ed è scomparso. è. g.
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