Diari di Hitler, un catalogo di errori

Diari di Hitler, un catalogo di errori Pubblichiamo l'articolo con cui l'illustre storico inglese Trevor-Roper si scusa per aver dato una valutazione errata Diari di Hitler, un catalogo di errori «Prima di vederli ero scettico, ma decisi di sospendere il giudizio» - «Mi fu assicurato che erano stati sottoposti a test e che i risultati erano stati buoni» «Il giornalista Heidemann e il direttore di Sterri mi dissero di conoscere l'ex ufficiale nazista che li aveva salvati» - «Non potevo pensare che un giornale così serio si sarebbe screditato» - I primi dubbi su una lettera «proveniente dallo stesso archivio dei diari» - «Come avrebbe proceduto un falsario?» Il mese scorso, avventatamente, ho affermato che i «diari di Hitler» sono autentici. In seguito ho rimediato a questo grave errore ammettendolo. A giudicare dalle scariche di pietre che mi sono state lanciate in pratica da ogni finestra di Pleet Street (la via dei giornali, n.d.r.), mi pare di capire che nessun altro, in quella popolosa e beninformata strada, sarebbe stato tanto sciocco da commettere un errore del genere o tanto debole da ritrattare, poi. Credo perciò di dovere qualche spiegazione per il mio straordinario doppio errore. Prima di vedere i diari ero molto scettico. Non risultava che Hitler tenesse un diario; risultava al contrario che non amasse scrivere, e poi 1 diari, si diceva, sembravano non andar d'accordo, per certi aspetti, con documenti già noti. Eppure, il suo «secondo libro» e il suo 'Discorsi a tavola» erano stati entrambi una sorpresa quand'erano stati pubblicati; le affermazioni secondo cui egli non poteva usare la mano destra sono false; e 1 documenti già noti devono tener conto dell'evi denza. Perciò decisi di sospendere il giudizio in attesa di vedere i testi. Li vidi a Zurigo il 7 aprile, e cercai di applicarvi i tre criteri di autenticità: forma, provenienza, contenuto. Quanto alla forma, mi sentivo rassicurato. La scrittura di Hitler e di Bormann mi sono familiari; e sebbene, da profano, non avrei mai considerato sufficiente il mio solo parere, fui soddisfatto quando mi venne mostrata l'aulenti! icazione di tre esperti internazionali. Mi venne assicurato che i documenti erano stati sottoposti a prove e che il risultato era stato positivo. Mi Colpirono inoltre le dimensioni dei diari, Chi, mi domandai, avrebbe falsificato sessanta volumi quando ne sarebbero bastati sei per raggiungere lo stesso scopo? Passai quindi alla provenienza. I documenti, mi fu assicurato, erano stati forniti dallo stesso ex ufficiale della Wehrmacht che, nel 1945, li aveva salvati dall'aereo precipitato. Quest'uomo era stato rintracciato da un giornalista di Stern, Gerd Heidemann, il quale aveva svolto indagini a ritroso, a partire dal luogo dell'incidente aereo, che era stato il primo a identificare, Naturalmente cercai anch'io di scoprire quell'uomo, ma mi dissero che aveva chiesto di essere protetto dal segreto più assoluto. Chiesi al direttore di Stern se ne conosceva l'identità, e mi rispose di si: ■Stern era in possesso del materiale da tre anni e aveva verificato esaurientemente i fatti. Date le circostanze, pensai di poter accettare queste assicurazioni. Non potevo pensare che un giornale cosi serio si sarebbe screditato pubblicando del falsi riconosciuti, e l'anonimato, in vicende del genere, non è raro. Sia gli scritti di Bormann sia i diari di Goebbels sono stati pubblicati grazie a persone che non sono mai state identificate; e nessuno dubita che siano autentici. Resta il problema del contenuto. Qui ero in svantaggio. Ho visto i documenti per poche ore soltanto, in una banca straniera;. un volume dopo l'altro, scritti in tedesco da una mano poco leggibile. Ovviamente non ho potuto controllarli con comodo. Il procedimento giusto, pensai, sarebbe stato presentare il testo a un qualificato storico tedesco. Ma Stern sembrava avere una paura quasi nevrotica di fughe di notizie e aveva preferito affidarsi al controllo dei suoi storici. La risposta non mi piacque, ma dal momento che avevo assunto come dato la buona fede del direttore, la accettai come una sfortunata necessità. Mi riferivo a questo quando mi lamentai, più tardi, che 1 normali metodi storici erano stati sacrificati alle necessità dello scoop giornalistico. Riassumendo le mie opinioni in quel momento, mi dissi che se la calligrafia era stala garantita e la provenienza dei diari accertata, l'autenticità era di conseguenza chiara e ogni difficoltà relativa al contenuto andava digerita. Perciò quando fui intervistalo per telefono, dichiarai che ritenevo autentici i diari. E' stato un grave errore, del quale mi assumo la responsabilità. Sebbene mi fosse stata chiesta un'opinione immediata, questa non doveva essere necessariamente positiva o definitiva. La pubblicazione non era prevista che per 1*11 maggio, oltre un mese dopo. Anche se il tempo fosse stato minore, avrei dovuto insistere per dare soltanto una risposta provvisoria. Il 19 aprile, a Amburgo, Heidemann mi mostrò la sua notevole collezione di documentl.e ricordi nazisti, alcuni dei quali, mi assicurò, provenivano dallo stesso archivio dei diari. Quando lo interrogai sull'ufficiale che 11 aveva recuperati, mi assicurò di conoscerlo personalmente, e aggiunse che aveva oggi più di 80 anni e viveva in Svizzera. Ma insistette di aver preso l'impegno di non fare il suo nome. Quando tornai in Inghilterra ripensai ai documenti di Heidemann, e uno di essi mi mise in allarme. Era una lettera del 1908, che mi sembrò escogitata un po' troppo accu ratamente per confermare (ed esserne confermata) un passo dei resoconti pubblicati da August Kubizck sulla sua amicizia con Hitler in quel pe riodo. Forse quella lettera era stata falsificata a questo scopo? Ma se una lettera falsificata aveva fatto parte, come Heidemann Insisteva, degli archivi recuperati sull'aereo, allora tutto quanto l'archivio era sospetto. Lavorando su questa base, cominciai a considerare l'ipotesi di un falso. Come avrebbe proceduto un falsario? Pensai che si sarebbe concentrato su un perìodo In cui i movimenti di Hitler erano ben documentati, e al di fuori di questo periodo avrebbe scelto solo episodi isolati per i quali erano accessibili prove pubbliche. Inoltre, dal momento che il suo principale materiale sarebbe stato derivato o frivolo, 10 avrebbe variato, dove fosse stato possibile, senza correre rischi. I diari, notai, corrispondevano molto bene a questo modello. Erano senza interruzione a partire dal 1932; per i periodi precedenti c'erano solo episodi isolati; e un'interessante variazione veniva suggerita dal caso di Rudolf Hess. Se in quel momento avessi potuto arrestare 11 corso degli eventi lo avrei fatto. Secondo il calendario originale, sarebbe stato possibile. Mancavano ancora 19 giorni alla pubblicazione. Ma intervenne Stern, anticipando la pubblicazione daini maggio al 24 aprile, e trascinando il Times con sé. Era quindi troppo tardi per cambiare. Tutto quel che potei fare fu avvisare 11 Times dei miei dubbi. Presi anche un'altra decisione. Se 1 documenti erano stati falsificati o contenevano falsificazioni, la storia della loro provenienza, come mi era stata raccontata, non poteva essere vera. Documenti falsi-, f leali non potevano uscire da un archivio autentico; riaprii quindi 11 problema della provenienza. Il 25 aprile Stern tenne una conferenza stampa a Amburgo. Mi dissi disposto a parteciparvi solo se avessi potuto incontrare prima, nel mio albergo, Heidemann, disposto a rispondere alle miedomande e con i documenti su Hess, a proposito dei quali ero particolarmente sospettoso. Quando arrivò cercai di ottenere da lui qualche prova che mi convincesse che il suo anonimo ufficiale esisteva davvero e non era solo un nome collegato a un contro in una banca svizzera, Heidemann non mi soddisfo. E nemmeno i documenti su Hess. Perciò dovetti ammettere che la provenienza dei diari, e quindi i diari stessi, avrebbero potuto benissimo essere falsi. Dopo averlo ammesso a me stesso, pensai che dovevo partecipare alla conferenza stampa e ammetterlo di fronte ad altri Questa ammissione fu certo una penosa sorpresa per Stern, ma non fu l'unica. L'altra venne dal professor Welnberg. Il professor Welnberg è uno stimato storico americano che (tra l'altro) ha schedato documenti nazisti. Era stato invitato ad esaminare 1 diari da un giornale americano e aveva avuto la stessa mia opportunità di farlo, anche se in una diversa occasione. Come me, era rimasto scettico In un primo momento, ma era stato convinto dalle prove fornite a Zurigo. Adesso, come me, aveva avuto un altro ripensamento. Aveva scoperto che nessuno dei campioni di scrittura di Hitler inviati a tre esperti per l'autenticazione, e da loro autenticati, proveniva dai diari. E' un mistero, per me, come Stern abbia potuto. pi un caso tanto importante, sottoporre a prove campioni tanto irrilevanti e citare la loro autenticazione come prova dell'autenticità dei diari. L'autentiflcazione della scrittura e le assicurazioni sulla provenienza def diari erano stati i due pilastri sui quali il professor Welnberg ed 10 avevamo basato, indipendentemente l'uno dall'altro, la conclusione che i diari erano autentici. Ora entrambi questi pilastri erano crollati e 11 loro cedimento aveva gravemente indebolito la reputazione del loro architetto. Alla conferenza stampa, tutto quel che potemmo fare fu tenere In sospeso i nostri giudizi e chiedere che Stern ristabilisse la propria credibilità rivelando la vera provenienza dei diari o sottomettendoli a esami seri. E' stata seguita quest'ultima strada, con i risultati che sappiamo. Ripensando all'intera faccenda riconosco di aver fatto un grave errore, nel mio primo giudizio. Ma non credo che quel giudizio sia stato Ir razionale. In mezzo al commenti sfavorevoli latti da persone che non hanno mal visto 1 documenti in questione o ne .sonQus^atl abb^gya^n^hj,., confortato trovare un.lungo telegramma del maggiore mercante di documenti storici, che è pure autore di un'o¬ pera fondamentale sulla scoperta di falsi. Mi ha scritto: «La sua posizione non è cosi insostenibile come lei sembra credere. Lei e Weinberg siete gli unici storici a non aver fatto dichiarasioni uniformi a proposito dell'autenticità... Siete stati ingannati da Stern». Ingannato o no, mi assumo tutta la responsabilità per aver dato un giudizio errato al Times e al Sunday Times, i cui direttori hanno mostrato nel miei riguardi molta più comprensione di quanta potessi meritare. Chiedo scusa a loro e al pubblico per il mio errore. E' stato un vero errore. MI è di scarso conforto ricordare che era già avvenuto in precedenza: Carlyle fu ingannato dai falsi di Squire e Friedjung da quelli serbocroati; E.H. Carr definì autentici 1 diari di Litvlnov e il Times prese sul serio le lettere di Pai nell. Hugh Trevor-Roper Copyright «Times Nevnpapm» e per l'Italia e 1 .a Stampa»

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