Il vertice dei "7 grandi" rischia di diventare uno scontro Cee-Usa di Tito Sansa

Il vertice dei ce7 grandi» rischia di diventare uno scontro Cee-Usa Dopo i contrasti di Parigi, Fanfani convoca i ministri economici Il vertice dei ce7 grandi» rischia di diventare uno scontro Cee-Usa Washington e Bonn rilanciano il ruolo delle «locomotive» - I «parenti poveri» d'Europa temono' di dover fare i conti da soli con l'inflazione ROMA — Il vertice di WilUamsburg, ih Virginia, che dal 28 al 30 maggio vedrà riuniti i governanti del sette Paesi più industrializzati del mondo capitalista, rischia di diventare uno scontro tra gli Stati Uniti e l'Europa. Indicazioni in tal senso vengono non soltanto da oltre Atlantico, dove è stato pubblicato un documento segreto che rivela una certa intransigenza degli Usa, e da Mosca, dove il quotidiano «Sovietskaya Rossija» mette in guardia gli europei dalla «trappola» preparata dalla Casa Bianca, ma trapelano anche da un'attività diplomatica molto riservata avviata nelle diverse capitali europee per preparare una linea comune e solidale, della quale è discusso ieri sera a Palazzo Chigi in un vertice internazionale presieduto da Fanfani. A Williamsburg, si teme, torneranno alla ribalta le differenze constatate all'inizio della settimana a Parigi, durante la riunione dei ventiquattro Paesi dell'Ocse, culminate nel rifiuto francese di partecipare a un banchetto offerto dalla delegazione americana. Bonn ha già fatto intendere che farà orecchie da mercante quando la settimana prossima il cancelliere Kohl andrà in visita a Parigi e i francesi gli chiederanno di fissare una linea comune franco-tedesca (se non proprio europea, con Londra e Roma) per il vertice. Anche a Roma ci si prepara alla riunione dei Sette Gran di, benché ci si renda conto della difficile posizione del nostro Paese, che si presenta non solo con la peggiore pa golia (il più alto tasso di inflazione, un fortissimo indebitamento pubblico, un alto tasso di disoccupazione) ma anche con un governo dimissionario. Ma è proprio questa si' tuazione precaria che-induce il nostro governo ad andare, al vertice con idee chiare e una tavolozza di proposte precise Per concordarla, il presidente del Consiglio Amintore Fanfani ha ascoltato ieri sera il parere di alcuni ministri, quali lo accompagneranno Già si sa tuttavia che essa differisce da quella americana (accettata dalla Germania federale) enunciata alla conferenza dei Paesi dell'Ocse e contenuta nel documento se greto americano rivelato dal «New York Times». La linea americana, secondo un memorandum preparato da Al len Wallis, sottosegretario di Stato agli affari economici (e approvato dal presidente Ronald Reagan) si ispira al concetto che la ripresa mondiale dipende da un risanamento delle economie dei singoli Paesi, dando la precedenza all'espansione senza inflazione e alla creazione di posti di lavoro, alla lotta contro 1 protezionismi. E il controllo dei commerci Est-Ovest per non fornire nuove tecnologie all'Unione Sovietica ed evitare qualsiasi dipendenza energetica dell'Occidente dall'O¬ rs riente. E' una filosofia liberista, e 1 Paesi che hanno sconfitto l'inflazione e stanno rilanciando le proprie economie (Gran Bretagna, Germania, Giappone) non hanno difficoltà ad approvarla, anche se con riserve sulla politica economica americana, a loro avviso non sufficientemente espansionista. Da parte dell'Italia, il «parente povero» nel consesso dei Sette Grandi, si è tuttora favorevoli, come anni fa, alla teoria della «Locomotiva», in base alla quale i Paesi che possono permettersi uno sviluppo della domanda interna, debbono farlo, e in tal modo trainare la ripresa collettiva. In sostanza, mentre gli americani sono dell'opinione che 1 mercati internazionali per i prodotti e i capitali debbono essere aperti e che nella com pvstcsm petltlvltà ciascuno deve tro vare la via migliore per asse stare la sua economia all'Interno, gli italiani ritengono che sia necessario creare «insieme» una serie di comportamenti utili alla ripresa economica internazionale e in tal modo risolvere in seguito i singoli problemi nazionali. In quanto alla intransigenza degli Stati Uniti verso i commerci con l'Est (manifestatasi con gli embarghi all'Unione Sovietica, risultati inutili e dannosi), la posizione italiana e degli altri europei è unitaria. L'Europa non ha intenzione di scatenare una guerra economica con l'Urss e anzi considera il commercio e la cooperazlone economica come un importante contributo ano sviluppo delle relazioni tra l'Est e l'Ovest. Tito Sansa l il Presidente Reagan e il Cancelliere tedesco Helmut Khol

Persone citate: Amintore Fanfani, Fanfani, Helmut Khol, Kohl, Ronald Reagan