Lavoratori in sciopero, stop al Giro di Gian Paolo Ormezzano

Lavoratori in sciopero, stop al Giro Annullato il prologo a cronometra per una manifestazione di metalmeccanici nelle vie di Brescia Lavoratori in sciopero, stop al Giro Inutili i tentativi di Torrìani per sbloccare la situazione: i manifestanti avrebbero voluto parlare alla tv e non ci sono riusciti - Di qui l'irrigidimento che, per la prima volta, ha fermato una tappa della corsa DAI NOSTRO INVIATO SPECIALE BRESCIA — Il 66° Giro d'Italia non ce l'ha fatta a prendere il via, ieri a Brescia: lavoratori metalmeccanici lo hanno bloccato, inchiodato anzi in piazza della Loggia, dove erano in programma partenza e arrivo del cronoprologo cittadino di 8 chilometri. La partenza era prevista alle 13,25, ma alle 15.20 alcune centinaia di manifestanti bloccavano ancora la piazza, proprio dove c'è la lapide che ricorda la strage di nòve anni fa, e la .via Dieci Giornate, dove la corsa deva cominciare l'esplorazióne della citta. I lavoratori scandivano •contratto-contratto», mostravano striscioni, distribuivano manifestini in cui si denunciava la stasi della classe imprenditrice di fronte ad urta vicenda irrisolta da di- ciotto mesi. Gli stessi manifestini però palesavano, anche, rispetto per la fatica del corridori e facevano 1 migliori auguri al Giro d'Italia. In effetti, ieri l'altro i rappresentanti sindacali avevano concordato con gli organizzatori della corsa un ritardo più che altro simbolico (5 minuti) del via e la lettura di un appello affinché la lotta per il nuovo contratto avesse la massima eco. Ottimismo eccessivo di un po' tutti: sindacalisti, organizzatori «rosa» e anche questore, dal momento che veniva dato il permesso per 11 corteo dei lavoratori sulle stesse strade del Giro, e alla stessa ora. Comunque alle 13,20 un lavoratore leggeva un messaggio agli altoparlanti del Giro, chiedeva solidarietà alla cor| sa, augurava buona strada ai pedalatori. Tutto sembrava a posto. Lo spagnolo Ibanez alle 13,25 era pronto a partire, primo dei 162 «girini», ma il muro di folla, venti metri dopo lo scivolo del «pronti-via», non si apriva. Vincenzo Torrìani. direttore della corsa, andava verso i manifestanti, ricevendo soltanto fischi. Cominciavano comunque le trattative. Il prof. Bruno Boni, presidente della provincia dopo essere stato per ventlnove anni sportivissimo sindaco (democristiano) di Brescia, sceglieva un lavoratore giovane, lo portava sul palco della televiione, dove Giorgio. Martino stava chiedendo la linea al TG-2. in chiusura. Però Boni e il lavoratore non riuscivano a parlare in televisione, e questo veniva interpretato dai manifestanti (era intanto in arrivo un corteo abbastanza grosso, un migliaio di persone) come un'offesa. Le posizioni si radicalizzavano. Torrìani tentava la carta dell'appello con gli altoparlanti: era appassionato, ma anche un po' incauto quando ammoniva Brescia a non volersi aggiudicare un primato, quello dello stop definitivo ad una tappa del Giro. Cresceva l'irritazione presso i manifestanti. Gli «ultras» erano pochi, qualche centinaio, ma fisicamente bastavano a riempire, per una settantina di metri, la strada della corsa, sfociando anche sulla piazza. I rappresentanti sindacali, impegnati dalle assicurazioni che loro stessi avevano fornito il giorno prima, si davano da fare, ma erano scavalcati dalla contestazione di tipo duro. La gente «neutrale» sul- la piazza guardava, si godeva i corridori. Veniva anche tentata la carta di Moser (Saronni era rimasto in albergo). • Ho detto clic sono anch'io un lavoratore, mi hanno risposto che lo sanno, ma die questa volta devono vincere i metalmeccanici*: cosi Francesco, dopo una sortita tra i manifestanti. Alle 14.50 una dichiarazione (o un bluff?) di Torrìani e dei rappresentanti sindacali, sempre . agli altoparlanti: •Ogni manifestazione che non sia il Giro d'Italia deve terminare entro le 15». Qualcuno vedeva profilarsi un intervento della forza pubblica, ma subito l'ipotesi veniva respinta, e da tutti. Piuttosto, l'atinullamento del cronoprologo: e Torrìani lo'annunciava alle. 15,20, con tante belle parole per la città di Brescia Finale con collegamento televisivo, 1 soliti ad agitare le manine, la banda dei bersaglieri (applauditissimi sul percorso, da loro coperto sulle vetuste biciclette quando ancora non c'era il blocco) egregia nel ballo del qua-qua come nell'Inno di Mameli, Torrìani impegnatlssimo a dire che oggi, da Brescia a Mantova, si procederà come da programma e orario, confidando nel buon senso di tutti. SI,'perché c'è il rìschio che il «successo» del blocco di Brescia, riuscito con l'impiego di non troppe persone, inneschi ora una catena di iniziative slmili, specie tenendo conto dell'attuale momento sindacale e politico. Il ciclismo è sport facile da colpire, da fermare, ed è intanto grossa cassa di risonanza. Il mancato prologo potrebbe cosi diventare un epilogo. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Boni, Bruno Boni, Ibanez, Mameli, Moser, Saronni, Vincenzo Torrìani