Valeruz con gli sci giù dall'Eiger di Gigi Mattana
Valeruz con gli sci giù dalPEiger «Prima assoluta» dell'italiano sulla parete Nord Est Valeruz con gli sci giù dalPEiger GRINDELWALD — A pochi giorni dalla formidabile impresa di Reinhold Messner (la conquista, con il Clio Oyu, del suo decimo ottomila), il mondo alpinistico italiano può annoverare un altro successo di prestigio. Tone Valeruz, la trentaduenne guida alpina trentina ritenuto fra i maggiori esponenti mondiali dello «sci estremo» è sceso in «prima assoluta» lungo la parete Nord Est dell'Eiger. Le1 difficoltà dell'Eiger, 3970 metri di quota nell'Oberland Bernese, non sono mai scarse, escluso che sulla via normale, ma nel corso dei decenni la montagna è stata demonizzata, fino ad èssere chiamata «la mangiatrlce di uomini» a causa di un'impressionante serie di sciagure. Dopo alcuni giorni di maltempo, Valeruz ieri mattina ha lasciato il bivacco per raggiungere la vetta e ha cominciato la discesa intorno alle 16 seguendo la via Lauper con pendenze, che in alcuni punti superano i 55 gradi. La discesa, in-un altissimo concentralo di difficoltà quali ghiaccio lucido e rocce affioranti, si è conclusa circa un'ora e mezzo dopo 1800 metri di dislivello più in basso. Per Valeruz è l'ultima tessera di un mosaico iniziatosi una decina di anni fa: tutti ricordano le sue discese lungo il versante della Brenva, nel gruppo del Monte Bianco, in Marmolada e quella, osannatissima anche da un film, della parete Est del Cervino. Disciplina relativamente recente e-rivolta (joltwtto a un ristretto gruppo- d'i «élite » lo «sci eatréJno^jiLiJriii^Jicevuto una codificazione, comprendendo le discese con pen- denza superiore a 45 gradi. Le difficoltà possono mutare, e molto, secondo la quota dove l'impresa si svolge, il freddo, la difficoltà di accesso (e proprio in questo campo il «capostipite» Sylvain Saudan e lo stesso Valeruz furono più volte «rimproyerati» per un uso troppo disinvolto dell'elio cottero). I progressi si sono dipanati in progressione geometrica anche in questa branca sportiva, che riesce a ingigantire contemporaneamente tutte le difficoltà dello slalom e dello sci alpinismo: si procede letteralmente «scendendo sulle uova» con un sistema di curve ad appoggio sulle code chiamato «a tergicristallo» e con una concentrazione spinta all'estremo (non esiste sciatore estremo che abbia sbagliato l'appoggio di un bastoncino e sia rimasto vivo per raccon tarlo). Dalla prima gita sci ai piedi compiuta nel 1893 dallo svizzero Iselin al Col du Pregel, i «legni» in montagna acquistano spazio sempre maggiore: soltanto nel 1952, però, Lionel Terray e Bill Dunaway, scendendo la parete Nord del Monte Bianco, lnair gurano l'epoca del sesto gra do sugli sci. Dal 1967 comincia l'epopea di Sylvain Saudan, la guida alpina vallesana che rivoluziona i concetti dello sci estremo e sposta di molti gradini il limite dell'osabile: Orandes Jorasses, Mont Blanc du Tacul Est del Rosa, ove c'è un imbuto vertiginoso e gelato Saudan lo scende, fino a culminare con i due capolavori assoluti del McKinley in Alaska e il recentissimo Broad Peak in Himalaya. E i proseliti non sono mancati: Cachat-Rosset, Patrick Vallenant. Jean Marc Boivln (anche splendido arrampicatore e deltaplanista), i nostri Holzer (poi perito nel gruppo del Bernina), Valeruz e il giovane genovese Stefano De Benedetti, esemplare per capacità e modestia. Con il progresso dello sci di massa anche le discese da brivido sono diventate appannaggio di un maggior numero di sportivi; negli ambienti alpini francesi qualche.anno fa circolava una battuta: «Peccato che Valéry Oiscard d'Estalng sia scivolato sui diamanti di Bokassa: proprio lui, che era riuscito a res-.arc ih piedi lungo tutta la discesa, compiuta nel '00, della'Norddei Bianco». ,„ ... Gigi Mattana
Luoghi citati: Alaska
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