Pregare alla catena di montaggio di Vincenzo Tessandori

Pregare alla catena di montaggio Che cosa è rimasto dei preti operai a 25 anni dalla loro comparsa Pregare alla catena di montaggio Sono circa duecento i sacerdoti in tuta o quelli che fanno i contadini a! Sud - Alcuni hanno rinunciato al progetto, altri se ne sono andati per sempre - In fabbrica hanno faticato a farsi accettare dopo i primi anni di diffidenza - «La Chiesa però non ha condiviso la nostra scelta; noi siamo solo sopportati» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VIAREGGIO — La tonaca o, come la chiama, la veste da prete salta fuori dal cassetto dov'è rimasta per anni: la indosserà un ragazzo, attore dilettante, protagonista in un lavoro rappresentato a margine di un convegno nazionale sulla non violenza. 'L'ulti-' ma volta io l'ho portata in uri corteo operaio, ma & passato tanto tempo...', dice Sirlo Politi, 63 anni, vlaregglno, sacerdote da «40 e una settimana», operalo dalla mattina dell'8 settembre 1956. «Era un modo, per costringere la Chiesa a essere viva, dentro ai problemi Anni Cinquanta: «Tempi nei quali la classe operaia, o una cospicua parte di essa, si trovava nella condizione di esser respinta dalla Chiesa'. Cosi, spinti da interrogativi per i quali non trovavano risposta fra le regole tradizionali, e sull'esempio di religiosi francesi, alcuni preti decisero di rompere col «sistema», entrarono in fabbrica, nei cantieri edili, in porto, per «vivere il Vangelo». Riconoscevano libertà nelle scelte politiche, auspicavano rinnovamento liturgico, con le gerarchie ecclesiastiche i rapporti arrivarono presto al limite del collasso, talvolta oltre. Che cosa rimane di quelle esperienze, 15 o anche 25 anni più tardi? Sono circa 150 i preti operai, forse 200 con gli -anarchici' toscani che non amano censimenti e quelli che fanno i contadini al Sud, secondo una stima della 'Segreteria nazionale'. Alcuni hanno rinunciato al progetto e son rientrati nei ranghi, altri se ne sono andati per sempre. Sirio, come lo chiamano semplicemente gli amici della darsena di Viareggio, afferma: 'Da parte della Chiesa la nostra condizione è di sopportazione, non di accettazione o di condivisione e tanto meno di benedizione'. Ricorda bene quella prima mattina di lavoro: 'Mi pre- sentai ai cancelli dei Cantieri Picchiotti con la tonaca perché non volevo sorgessero ma-: Untesi. Ero prete e intendevo fare l'operaio. Andò che il padrone temeva chissà quale misterioso disegno celasse quella scelta, mentre i nuovi compagni mi accolsero, giustamente, con diffidenza. Ogni tanto mi dicevano: "Sei un ruffiano del padrone, una spia del Vaticano"'. Poi, a poco a poco, fu accettato. 'Nella vita operaia sono diventato un uomo, ho scoperto la solidarietà'. Addetto alle pulizie, poi, un anno più tardi e in un altro cantiere, operalo specializzato. Ora artigiano del ferro e del rame. Vive di lavoro, ha fondato una piccola cooperativa: quattro preti e 12 ragazzi handicappati. Il guadagno, 300 mila al mese. Come altri ha lasciato un tranquillo posto di parroco dov'era 'rispettato e gradito'. Oli anni non hanno intaccato l'entusiasmo di quest'uomo dal volto aristocratico, i capelli candidi, la voce dolce e sicura, gli occhi vivacissimi: impegnato a fondo sul fronte del pacifismo è stato altrettanto attivo su quello del nucleare e per una manifestazione a Montallo di Castro, contro la costruzione della centrale atomica, è stato, processato e condannato a sei mesi e sospeso per cinque anni. «Afa due e mezzo son già trascorsi; dice. La sua scelta «non doveva essere soltanto un fatto personale, ma qualcosa che coinvolgesse la Chiesa. E' una cosa, questa, che mi son sempre trascinato dietro. Avevo molto bisogno di approvazione'. E la ottenne. Il vescovo Torrini gli disse che se davvero voleva 'Vivere "come loro", come gli operai, almeno lo facesse nella diocesi'. Più tardi 1 primi contrasti, quando il card. Pizzardo firma il decreto col quale si dichiara conclusa l'esperienza di vita operaia del sacerdoti non solo francesi. Anche Sirio si trova al bivio: .«Come operaio in tuta non sono stato accettato, come cappellano con le stellette lo sarei stato certamente'. Ma non vuole la rottura, lascia il cantiere, diven ta scaricatore di porto, quan¬ do glielo chiedono insegna religione all'Istituto tecnico ma poi torna al lavoro manuale, scrive un libro, continua a dir messa nella piccola cappella che ha costruito lungo il canale per il porto vecchio. Sette anni fa uno scontro 'Violento' con la gerarchia ecclesiastica, l'ultimo. Per qualcuno il distacco dall'organizzazione ufficiale della Chiesa pare piti netta A Rlgnano sull'Arno, campagna fiorentina, un uomo sul 60, non più «don» ma ancora prete, coltiva i campi, raccoglie le olive, cura le piante. A lungo è stato operalo ed è difficile, ora, scorgere traccia di un parroco tradizionale. -Non voglio parlare, le parole sono inutili», dice Bruno Borghi. •Invece bisognerebbe fare qualcosa di concreto, per il iVicaragua, per esempio, o per qualche altro posto simile. Qualcosa, magari, si potrà dirla dopo la rivoluzione: La 'rivoluzione», intesa come 'grande ribaltamento culturale prima e sociale poi»: dopo 33 anni-di sacerdozio, venti dei quali trascorsi In 'modo tradizionale» e 13 in fabbrica, per don Mario Colnaghl, 59, di Vai-ego, alle porte di Milano, operalo alla Pirelli Bicocca, questa è l'unica stra- da. 'Vivere con l poveri, per me di famiglia operala è stata, un'imposizione, non una scelta, ma uscirne sarebbe stato' un tradimento». In questo periodo una settimana al mese è In cassa integrazione, ma il tempo gli manca sempre. E stato nel consiglio di fabbricai fino all'anno scorso. Arrivò dopo una crisi maturata col tempo: •Dicevo messa e la dicevo per l ricchi e per l poveri,] per gli sfruttatori e gli sfruttati, come se tutti fossero fratelli, soltanto che qualcuno era Caino e qualche altro Abele. Impossibile superare le contraddizioni fra il dire e il fan e II pregare e il vivere». Là fede, dice, non è mai stata intaccata: -Se non l'avessi come Abramo, non avrei resistito tutti questi anni come turnista perché il in fabbrica ci son fatiche che schiantano un toro». Parla di riflusso, del Sessantotto come di un periodo che ormai si tende a demonizzare e invece, asserisce, produsse anche del buono. Alla Pirelli nacquero i Cub, Comitati unitari di base, e 'anche se poi si sono Inseriti meccanismi perversi come il brigatismo rosso o l'assenteismo, condannato dalla gran massa degli operai, non significa che tutto debba esser chiuso in un armadio». E per sostenere questo cose, dice, non è necessàrio esser mandata: «72 marxismo è uno strumento, il so-, datismo reale un fatto storico! ed è un fallimento». Non ha dubbi sull'utilità dei) preti in fabbrica, come operai! fra gli operai: 'Intanto porta-ì no notizie su un mondo del tutto sconosciuto, hanno studiato e si trovano a contatto con una realtà fatta di gente, che non la sa descrivere. La gerarchla questo lo sa, nel febbraio dello scorso anno hot avuto un colloquio col card! Martini, e ora vengo accettato per quello che sono, veniamo accettati per quello che, siamo». Vincenzo Tessandori

Persone citate: Bruno Borghi, Mario Colnaghl, Pizzardo, Sirlo Politi, Torrini

Luoghi citati: Milano, Viareggio