Così sul Sol Levante tramontano i partiti di Vittorio Zucconi

Così sul Sol Levante tramontano i partiti Così sul Sol Levante tramontano i partiti DAL NOSTRO C0RF1ISP0NDENTE TOKYO — Se nel grembo del Giappone, come degli Usa, c'è già molto del nostro futuro industriale, tecnologico e scientifico, è possìbile che ci sia anche un poco del nostro futuro politico? Certo, importare i comportamenti e le tendenze civili non è semplice come acquistare circuiti integrati, ma nel Giappone dell'età post-industriale sta crescendo un fenomeno politico con troppa forza c troppa rapidità per essere considerato solo il frutto locale del «giapponismo». Lo descriviamo con le parole di un candidato elettorale vittorioso, il nuovo governatore socialista dell'isola di Hokkaido: «La Heine non vota più né a destra né a sinistra, c se ne infischia, delle etichette di partito. Cerca il meglio contro il peggio, fra gli individui e fra le loro proposte elettorali». Non nuovo, e non esclusivo del Giappone, ma qui mollo più pronunciato e visibile che altrove, questo è il fenomeno della «depoliticizzazione». E' l'abbandono progressivo, e montante, delle lealtà ideologiche, o anche soltanto di partito, in favore di scelte più distaccate e indipendenti fondate sulla profezia di Franklin Roosevelt fatta nel 1940: «In futuro i popoli democratici pretenderanno sempre meno politica e sempre più governo dai loro leader». E che non sia un futuro soltanto giapponese, o americano, sta dimostrando anche l'Europa, dove la politologia conven-zionalc impazzisco nel vano sforzo di stabilire se il vecchio continente vada a destra, a sinistra, al centro, avanti ò indietro, tra continue smentite e contraddizioni, dalla Finlandia al Portogallo. Ciò che rende importante, e degno di riflessione, il fenomeno giapponese e il suo accadere in parallelo con una fase fondamentale della vita sociale ed economica della nazione: la depoliticizzazione non è un fatto soggettivo, legato a umori pubblici inquinati da amarezze o da tradimenti, come le «schede bianche», ma è il prodotto secondario di un dato oggettivo: il passaggio del colosso asiatico da un'economia industriale tradizionale (auto, acciaio, semilavorati) a un'economia di servizi e di altissima intensità tecnologica (elettronica, nuove leghe, informatica, bioingegneria). Quella stessa evoluzione che' l'Italia, e altri Paesi europei, dovranno compiere. La depoliticizzazione coincide con l'emergere maggiori¬ tario del settore terziario sul secondario, essendo ormai da decenni niarginule l'agricoltura; oggi che i «colletti bianchi» superano ormai largamente le «tute blu» (55,9 per cento contro 34), e anche il blando, «azicndalisla», sindacalismo perde forza (gli iscritti al sindacato sono al minimo postbellico del 30 per cento). Le distinzioni fra gruppi, parliti, ideologie stanno diventando come la differenza fra «il riso al curry e il curry sul riso», dice il politologo Masaru Ogawa. Cioè nessuna. Anzi, una coloritura troppo visibile, un'affiliazione di partito troppo insistita, divengono di anno in anno, di volo in volo, handicap letali che i candidati cercano di evitare con cura e che hanno penalizzalo soprattutto i comunisti. Il nuovo governatore socialista dell'Hokkaido ha rifiutalo bruscamente, durante la cam¬ pagna elettorale di marzo, l'offerta fatta dal presidente del suo parlilo per un endorsmenl,un'investitura pubblica. Persino una proposta di comizio del presidente socialista a suo favore, nella capitale dell'isola, Sapporo, è stata respinta con orrore. Un altro candidalo riformista, nella città meridionale di Fukuoka, ha attribuito il proprio successo all'avere sempre evitalo di dire che egli era ufficiainiente presentalo da socialisti e comunisti insieme. «Certo' che la gente lo sapeva — ha dello — ma ha apprezzato il mio silenzio, e la promessa implicita di non essere, se eletto, un governatore di sinistra». Si vola a sinistra, insomma, purché l'eletto si impegni a non essere di sinistra. E si vota a destra pur sapendo che spesso anche i comunisti e i socialisti sono ira gli sponsor di quel candidalo conservatore. Dal 1976, quando apparve per la prima volta, si è fulmineamente diffusa questa tecnica del candidale sharing, attraverso la quale molti, o addirittura tutti i partili, appoggiano la stessa persona, quindi garantendone l'elezione senza avversari. «Che senso ha — spiega un esponente comunista — perdere con un candidalo intero quando si può vincere con un pezzo di un altro? Forse che tante sconfitte totali aumentano il nostro peso più di tante vittorie parziali. o accrescono solo le spese dei parliti, e con esse i pericoli di corruzione da necessità di bilancio'/». Il fatto che la tendenza sia strutturale, legala ai mutamenti sociali profondi di una nazione avanzata, si conferma notando, con un altro politologo di Tokyo, il professor Murata, che «per dicci anni i parliti hanno seguilo gli umori dei propri elettori, e si sono accorti, alla fine, di trovarsi lutti su rotte convergenti». Per non perdere contatto (e voti) con la propria base, i parliti t'hanno dovuto annacquare, annacquare e poi ancora annacquare», osserva Murata, «fina ad accorgersi che dovevano presentare agli elettori persone e programmi concreti, e non più nascondersi dietro Itandiere sventolanti». Ma può tutto questo prefigurare qualcosa della nostra vita politica futura, proprio ora che ci si avvia, in Italia, verso un altro girone di furibonda dialettica elettorale? Lo si può auspicare o temere, secondo le proprie sensibilità e i propri interessi. E, certamente, fra i molti effetti positivi della depoliticizzazione se ne possono osservare alcuni assai negativi, anche qui in Giappone: basti pensare all'impunita arroganza con cui l'ex premier Tanaka sopravvive da anni allo scandalo Lockheed. Ma ricordando il percorso convergente dei partiti politici italiani nel dopoguerra, fra «strappi», «svolte», «rinnovamenti» e bisogno crescente di «governabilità», la lontananza fra Italia e Giappone appare forse più di tempi (e di parole) che di traguardi finali. Vittorio Zucconi L' i T L'ex premier Tanaka: sopravvissuto al caso Lockheed

Persone citate: Franklin Roosevelt, Heine, Masaru Ogawa, Murata, Tanaka